23-08-2010
EVESTUS
"This Is Dramacore"
(Autoproduzione)
Time: (67:01)
Rating : 7.5
Se per voi bizzarria è sinonimo di originalità e/o creatività, fareste bene a guardare verso l'Estonia, terra natia di Ott Evestus, polistrumentista che in passato ha offerto i propri servigi a formazioni di stampo metal come i Forgotten Sunrise ed i Solwaig. È nel 2004 che il Nostro, già in possesso di una forte presenza scenica, avverte la necessità di essere più che un semplice frontman con licenza di scrivere liriche: da allora prende vita il solo-project Evestus, che rimedia subito un contratto con la canadese D-trash, etichetta che nello stesso anno pubblica il debut "Destiny In Life" e replica nel 2006 col follow-up "Wastelands". In vista della terza fatica in studio il suono, inizialmente basato su di una bizzarria schizoide ma ancora acerba, quasi frenetica e spesso ostentata in certi 'collage' fra musichette, campionamenti bislacchi (da Armstrong a svariate pellicole, anche celebri) e incursioni digitali/elettriche, prende finalmente una piega più incline a certo 'industrial goth/metal' e si avvicina maggiormente al verbo della forma-canzone, allontanando per contro l'interesse della D-trash, la quale si defila. Di qui la necessità di ricorrere all'autoproduzione, ma nel frattempo un paio di singoli/videoclip datati 2008 e talune importanti uscite live, fra cui una al party di MTV Estonia di supporto alla popstar Kerli, avevano già portato al progetto (che dal vivo si allarga fino al rango di full band, completa di quartetto di violoncelli) una buona notorietà in patria, dove le partecipazioni a grossi festival ed eventi TV sono state numerose. E finalmente, come è d'uopo col traguardo del terzo full-lenght, il suono di Evestus trova la consistenza mancata alle prime due release, senza rinunciare né al folle estro che è sempre stato il perno stesso del sound, né ad una lussuosa confezione da fare invidia alle etichette più attente al packaging (da sottolineare il lodevole investimento fatto sulla propria arte, tendenza che molte valide realtà underground di ogni angolo del globo stanno saggiamente abbracciando). Finalmente samples e musichette retrocedono al rango di sporadici orpelli per una serie di dodici canzoni che, pur mescolando le carte ai limiti della scelleratezza, rispondono alla forma-canzone con strofe e ritornelli che dal vivo possono funzionare a dovere. Musicalmente parlando, più 'alternative' di così si muore: nel suono di Evestus c'è davvero di tutto, dal rock al metal (finanche sfuriate alla Fear Factory, come in "Nothing"), dall'industrial di scuola USA alle aperture sinfoniche, passando per influenze talmente ampie da abbracciare uno spettro che va dall'IDM al prog metal e al jazz, il tutto condito da una voce istrionica che sfrutta abilmente e agilmente soluzioni fra le più disparate, talvolta vicine persino a certo rap primordiale. Brani che spesso si dividono fra strofe striscianti e refrain incendiari, con episodi dal piacevole piglio catchy (il singolo "Sacrifice"), frangenti sofferti ("Gone") e momenti di pura follia multiforme priva di barriere ("Leftovers", "Pikachu Warriors"), fino ad una "Dramacore" che, nel suo essere manifesto del tipo di sound che il Nostro mira a creare, ricorda da vicino gente come i nostri Bahntier o i geniali Recently Deceased. Complessa e multistratificata la produzione, che per la cronaca ha richiesto nove mesi per il solo mixaggio. Disco della maturità per Evestus (la cui futura evoluzione è una succulenta incognita che potrebbe rivelarsi persino la 'next big thing', visto l'estro e l'eclettismo dell'artista estone), inevitabilmente rivolto agli ascoltatori più open-minded: con tutta questa carne al fuoco, peraltro ben assortita, sarà arduo annoiarsi.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/riseofthenewscum