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Room 108

23-08-2010

DPERD

"Io Sono Un Errore"

Cover DPERD

(My Kingdom Music/Masterpiece)

Time: (43:13)

Rating : 7

Non sempre, se si intende lavorare con dedizione e sincerità, ci si riesce ad accostare ad ogni band con un giudizio fermo e definitivo. Alle volte una valutazione netta e insindacabile può derivare da forme di pregiudizio nei confronti del gruppo in questione o del genere al quale appartiene, o da una sorta di supponenza e superficialità del recensore stesso. Il beneficio del dubbio è fondamentale, e forse permette un approfondimento maggiore e un ascolto più avalutativo. Dico questo perché, nei confronti dei Dperd, continuo a sentirmi sopraffatto da un parere ambivalente: pur avendoli seguiti sin dagli esordi, non ho tuttora capito se ci troviamo di fronte a un buon gruppo con tutte le carte in regola per emergere dall'underground, o a un banalissimo insieme di cliché, sopravvalutato dalla critica e dal settore darkwave in genere. Se infatti da un lato "Io Sono Un Errore" risulta essere fastidiosamente ripetitivo e scontato, dall'altro non riesco a privarmene, catturato da quel tipo di magia che si crea verso quelle cose che pur sapendo esserci nocive, difficilmente riusciamo a farne a meno. Nell'analizzare i punti deboli del disco, non si può prescindere da un effetto di 'già sentito': ritmi palesemente darkwave con batterie ossessive che abusano di tom e timpani, giri di basso abbastanza prevedibili, suoni di tastiera prelevati senza troppe remore da "Disintegration" dei Cure, e linee vocali talvolta troppo elementari. Per non parlare della produzione, tanto approssimativa da pensare che forse sia una cosa voluta (non si capisce se i numerosi 'clip' presenti, fungano da 'effetto vinile' o siano vere e proprie dimenticanze nella fase di mixaggio). Eppure, nonostante tutto, le litanie soporifere e crepuscolari dei Dperd, per tutta la durata del disco, ti trascinano in una sorta di limbo rassicurante e pacato dove albergare senza timore alcuno. Propendo quindi per una forma di 'volontà' nel tralasciare l'aspetto tecnico, in funzione di un suono più genuino ed emozionale, tesi forse avvalorata dal fatto che nel corso degli anni il suono dei Dperd non ha subito grosse variazioni. Un altro punto destabilizzante è costituito dalla discordante presenza in scaletta, sia del brano d'apertura che della bonus track di chiusura: risultano entrambi come una sorta di episodi a parte rispetto al clima torbido e ai colori plumbei di cui è pregno l'album. Ma se per "Democrazia E Dittatura", lampante momento post-punk intriso di anarchiche vedute, ci può essere l'attenuante di essere messa a margine come bonus-track (e qui condivido in pieno la scelta operata dai responsabili della My Kingdom Music), l'opener "Don't Forget The Mobile" è totalmente fuori luogo, un piccolo fiore colorato e molto fragile in un'immensa distesa grigia. La prima può avere vaghe analogie con i CCCP, si avvale di un cantato maschile per nulla eccelso in quanto a timbrica e musicalità, ma forgia un testo politicamente interessante; la seconda, presa in sé, non è per niente male, ma sembra appartenere a una b-side dei primi Cure o a un rudimento dei Sad Lovers And Giants e risulta troppo fresca e scanzonata per fare da preludio alle grevi atmosfere che seguiranno. La singolare voce di Valeria esce invece allo scoperto nella seconda traccia "Non Mi Tradire Mai", delicato affresco atto a esaltare il binomio pianoforte/strings nel quale comincia ad apparire chiara l'influenza di "Disintegration" nell'intera produzione dei Dperd. Peccato per la chiusura del brano, decisamente approssimativa. "Ho Paura, Sai" offre richiami alla musica leggera e cantautorale italiana per quanto riguarda le linee vocali, mentre la successiva "Inverno", che vede l'alternanza al microfono di Valeria e Carlo, raggiunge momenti di solitaria e malinconica suggestione forse proprio per il modo acerbo e scomposto di cantare di Carlo, che ricorda a tratti la desolazione dei Carillon Del Dolore e degli Avant-Garde. Dopo la cinematografica "Travel Song", intermezzo strumentale impreziosito da alcuni vocalizzi, "In Giorni Lontani" coniuga invece la teatralità lugubre di Devil Doll a tipiche atmosfere mediterranee, in una processione lenta e affascinante. "Ogni Volta" spalanca nuovamente le porte al "Disintegration"-style, ma grazie al cantato di Valeria, raggiunge dei punti di contatto con una certa tradizione italiana tipica di estAsia e CSI. Insieme alle seguenti "Cold Song" (unico brano in cui i Dperd fanno un uso moderato dell'elettronica) e "Kinshasa", forma un trittico di brani che assumono più le sembianze di coinvolgenti session d'improvvisazione, piuttosto che di canzoni vere e proprie. La struttura-canzone viene meno e la voce femminile è libera di muoversi a proprio piacimento all'interno di loop di passione ed emozionalità che traggono ispirazione dalla grande tradizione internazionale di Cure, Cranes e This Mortal Coil e da quella nostrana, più nascosta e personalizzata. Sicuramente "Io Sono Un Errore" è superiore a molte altre release italiane degli ultimi tempi, soprattutto nel songwriting, ma questo non basta a convincere pienamente: i Dperd sono nuovamente attesi al prossimo esame, sperando che, con un pizzico di professionalità in più, possa essere quello della definitiva consacrazione (anche se viene da chiedersi quali siano i reali obiettivi del duo siciliano, dal momento che non si sono ancora mai esibiti dal vivo). Per ora lascio a voi l'ardua sentenza, ma se intendiamo esclusivamente la musica come un insieme di emozioni, sensazioni e stati d'animo, una buona votazione non gliela toglie nessuno...

Silvio Oreste

 

http://www.dperd.com/

http://www.mykingdommusic.net/