05-08-2010
DIALIS
"Precatio"
(Autoproduzione)
Time: (54:10)
Rating : 5.5
È il romantico valzer di un pianoforte e di un violoncello ad introdurci all'ascolto di "Precatio", debutto realizzato sulla lunga distanza dal duo italiano Dialis, già approdato nel 2007 sulle nostre pagine grazie all'omonimo EP autoprodotto. Il repentino ingresso della voce di Franco Bottoni traccia le coordinate stilistiche sulle quali si muoverà l'intero album, quelle di un dark-rock dalle marcate influenze new wave, spesso impreziosito da ricami acustici che rimandano alla tradizione folk/cantautorale più decadente. Quella del Nostro è un'ugola che vorrebbe mostrarsi vibrante e drammatica, ricordando nei momenti più convincenti gli slanci baritonali del buon Alexander Veljanov (Deine Lakaien), ma lascia trasparire una fragilità ed un'impreparazione tecnica di fondo che di certo non giovano alla proposta del progetto (la traballante linea vocale di "As Judas Curses", tanto per fare un esempio, è forse una tra le dimostrazioni più chiare e lampanti di quanto appena affermato). Di certo i momenti migliori del disco sono da attribuire all'operato dei musicisti ospiti: accade con il violino di "Labirynth Of Senses", che solleva dal baratro un soporifero riff di basso doppiato da una voce poco incisiva e da una batteria completamente svogliata, accade con il lamento del violoncello in "Feeding Of Tears For E. Dickinson", accade con il giocoso flauto di "A Cliff Apart". Accade, forse, un po' troppo spesso... Talvolta è il solo pianoforte di Giuseppe Giulio Di Lorenzo a reggere intere canzoni ("Close Oceans"), e questo particolare aspetto della musica dei Dialis non fa altro che sottolineare l'intrinseca discontinuità e gli ampissimi margini di miglioramento di un progetto tanto ambizioso quanto immaturo. Una menzione particolare spetta all'elegante confezione digipack nella quale è racchiuso il disco, corredata da bellissimi scatti fotografici di gotica reminiscenza. L'augurio è che i Nostri riescano a trovare una dimensione più consona grazie ad un consistente lavoro di rifinitura: per ora Dialis non è altro che un contenitore pieno di ottimi spunti, ma ancora avaro di soluzioni capaci di fare breccia nella sensibilità dell'ascoltatore.
Marco Belafatti