11-07-2010
THE FILMAKERS
"Chemical Love Crush"
(Halidon)
Time: (62:18)
Rating : 7
Talvolta ci piace occuparci anche di realtà più 'leggere' e meno oscure di quelle che normalmente compaiono sulle nostre pagine, specie se si tratta di artisti e/o gruppi di qualità: è il caso dei The Filmakers, progetto nato dall'incontro fra Luca Solbiati, ex-frontman degli Zeropositivo, ed RnO, musicista e produttore olandese. Allargatosi a quintetto, il combo italico (ovviamente ad eccezione di RnO) ha portato a termine negli studi olandesi Graveland la produzione di questo buon debutto, all'insegna di un pop-rock che denota personalità e spessore emotivo. L'errore più grande sarebbe infatti quello di confondere i Nostri col ribollire di gruppetti 'made in MTV' per ragazzine, perché alla prova dei fatti i Filmakers hanno molto di più da offrire, come dimostra da subito la suadente pop-ballad "Taken", incipit eccellente che esplode in un ottimo refrain. Oltre ad una produzione di livello internazionale e ad una grande abilità in fase di arrangiamento (ben evidente soprattutto in talune porzioni strumentali), nonché ad una interpretazione vocale degna di tal nome, la band offre una prova che fa perno su di una forte passionalità: su queste coordinate si muovono "How To Destroy" (che sprigiona grande intensità emotiva, nonostante delle strofe molto pop), la poetica ballatona acustica "The Street Between Us" (belli i suoi ricami melodici) e l'inquieta "Blown", quest'ultima forte di un refrain di ampio respiro che denota l'abilità di scrittura dei Nostri. Bene anche "America", non a caso costruita con un taglio 'americano' che denota il grande savoir faire del combo, e poi lo stiloso pop-rock dal groove sensuale ed ipnotico di "Transoceanica", l'altra ballatona "Gone" (che in mani altrui sarebbe risultata pericolosamente mielosa) ed il singolo "Last Summer", che soprattutto nel conclusivo 'radio edit' mostra di funzionare a dovere senza cedere alla spudoratezza del mainstream, con tanto di echi dei Cure di certe memorabili hit. Certo i Nostri non nascondono le proprie velleità commerciali, come denotano episodi quali "My Shoes", una "V.I.R.U.S." dalle influenze mainstream e funky, "Octopus Mantra" ed una "Drake's Dream" con strofe rap abbinate con dubbio gusto al fatidico buon refrain, ma in definitiva l'opera offre qualità ed emozioni, meritando pienamente l'ascolto grazie all'indubbia maturità del songwriting. Un esordio positivo e dall'ampio potenziale di pubblico: se la band proseguirà su questa linea, evitando di cedere alle tentazioni commerciali (tranquillamente relegabili ai singoli programmati, senza però eccedere con certe malizie di ciò che è diventato il pop in questi anni), potrà togliersi buone soddisfazioni artistiche prima ancora che economiche in virtù di un'integrità di cui altri non si curano minimamente, ossessionati come sono dal successo a tutti i costi.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.thefilmakersofficial.com/