11-05-2010
MALLORY SWITCH
"Mallory"
(GB Sound/Audioglobe)
Time: (46:30)
Rating : 7.5
La prima volta che sentii parlare dei Mallory Switch fu grazie al video di "Freeek" (riuscita cover di George Michael), che catturò la mia attenzione per l'algida immagine che rappresentava alla perfezione le sonorità della band e per la presenza di Elena Di Cioccio, impareggiabile figlia d'arte ed odierna icona del rock sul piccolo schermo. A un anno di distanza, esce finalmente il loro primo full-lenght per l'etichetta GB Sound (che era denominata Mallory Management quando uscì il primo EP eponimo della band nel 2007). Anticipato da un curriculum di tutto rispetto, nutro l'aspettativa che possa essere l'album della svolta: infatti il gruppo, originario di Torino, vanta dalla sua diversi premi nazionali tra i quali "Miglior montaggio video" al meeting delle etichette indipendenti del 2007 (meglio conosciuto come M.E.I.), "Miglior colonna sonora" al "TO horror film fest 2007", nonché numerose esibizioni live al fianco di artisti quali Casino Royale, Velvet, Pelù e Rezophonic. Nell'ascoltare "Mallory", disco contenente dieci brani, ci si rende piacevolmente conto che l'impatto è chiaro e senza fronzoli. Il 'rock elettromeccanico' (come loro stessi amano definire la loro musica) entra prepotentemente in circolo e, al di là dei gusti personali, non può lasciare indifferenti. Alcuni paragoni, come normale che sia, saltano subito all'orecchio, ma l'incedere deciso dell'iniziale "Business Television" denota una freschezza non comune. Appare chiara la somiglianza con i Garbage, soprattutto per la timbrica vocale di Audrey Lynch, penetrante ed espressiva, ma sostenuta da effetti simili a quelli tanto cari a Shirley Manson. Ciò non toglie che il brano è comunque tirato e magnetico, intriso di atmosfere ovattate. Schema che si ripete anche nella traccia seguente "You Made My Shitlist", sostenuta alla precisione da un minimalismo basso-batteria che si arricchisce qua e là di elementi electroclash che portano alla mente alcuni lavori delle Client. Ma è con la seguente "Dirt", primo singolo tratto dall'album, che si giunge alla consapevolezza che questo lavoro ha tutte le credenziali per fare il grande salto al di fuori dell'underground. Il ritmo serrato di "The Last Man On Earth", che si snoda tra un riff iniziale sull'onda dei Placebo e un refrain rallentato di grande presa (e che tra l'altro vede la partecipazione del rapper newyorkese Beans), non può che confermare le doti di questo disco. Nella seconda parte dell'album si cambia un po' registro: il pop-rock elettronico lascia spazio a momenti più introspettivi e rallentati, il pulsante basso distorto di Zach Maier si nasconde dietro i fraseggi elettronici di "No Evil" e delle potenti e cadenzate schitarrate di "Brand New World", brani che personalmente ritengo non siano sugli ottimi livelli dei precedenti. "Flow" e "Mumbling My Time" riecheggiano invece le atmosfere dei Nine Inch Nails più intimisti (quest'ultima molto simile alla stupenda "The Great Below" per la somiglianza delle note di pianoforte e per l'atmosfera evocata). Raffinata ed elegante la conclusiva "Mother Earth". In definitiva trovo questo "Mallory" un lavoro molto interessante e professionale, maturo e consapevole. La produzione del disco è eccellente, così come l'artwork e l'immagine costruita per la band. Peccato per la seconda parte dell'album, non all'altezza della prima, ma comunque di altissimo livello nel confronto con la maggior parte dei debut italiani. Grandi possibilità all'orizzonte per il pop-rock elettronico dei Mallory Switch: se non in Italia, dove il gusto musicale e il mercato sono piuttosto difficili, almeno all'estero (per questo gli pseudonimi 'stranieri'?).
Silvio Oreste