31-08-2009
DJINN
"Suicide Box"
(Old Europa Cafe)
Time: CDr 1 (59:56) CDr 2 (46:12) CDr 3 (42:08) miniCDr (20:09)
Rating : 8
Nato nel 1999 dalla mente dell'enigmatico Vintras e scoperto da Marco Corbelli, che ne produsse dal 2002 al 2006 gli unici tre album finora stampati, Djinn rivede ora la luce grazie all'interessamento della Old Europa Cafe, la quale, tramite un box riassuntivo, ne propone quasi l'opera omnia (all'appello manca infatti solo il CDr 3" "Multiple Personality Distorted", autoprodotto nel 2002), includendo i tre suddetti full-lentgh, oltre ad un mini di formato 3" contenente quattro tracce inedite. L'essenza del progetto è racchiusa in un death-industrial nerissimo, genere che è stato nutrito in primis, e forse più di qualsiasi altra etichetta, proprio dalla Slaughter di Marco, e non sono casuali i legami stilistici di Djinn con alcuni grandi nomi: da Atrax Morgue (influente soprattutto per le tematiche) a Megaptera, passando per vari altri moniker scandinavi come Archon Satani o il Brighter Death Now di "Necrose Evangelicum". I suoni sono estremamente cupi e mirano a descrivere stati d'animo: le atmosfere e gli ambienti esterni non esistono, la ruggine non sta attorno a noi, viene bensì fotografata al nostro interno, irrimediabilmente rovinato da una società che corrode. Ogni brano prende vita da flebili rumori, a volte reiterati fino a creare minime ritmiche circolari a cui si possono fondere passaggi abrasivi, o temi dilatati che formano una sorta di coltre caliginosa. Le voci vengono a volte riverberate fino a farle diventare strazianti urla metalliche, o trattate a mo' di cori meccanici, o ancora frutto di campionamenti. I temi vengono fusi mirabilmente coi suoni per descrivere il collasso dell'essere umano su sè stesso, l'annientamento suicida di un individuo oppresso e soppresso da orrorifiche realtà esterne che logorano fino a muovere il gesto fatale verso sè stessi, centro unico di una disperazione che sembra rendere impotenti e costringere al silenzio. I risultati più cupi segnano il lavoro d'esordio "Katharos", del 2002, che include l'eccezionale "Antisocial Evolution" e "The Night Of Silence", introdotta da una nota aria di musica classica. Più in generale l'album può ricordare, per la sua compattezza, alcuni momenti di "Songs From The Massive Darkness" di Megaptera. Il successivo "Technological Death" (2004) ha una resa audio più potente e brani maggiormente diversificati, trasmette un mood apocalittico e terminale che indica la fine assoluta, seppur risulti il meno estremo dei tre. Il conclusivo e paradigmatico "Goodbye", uscito nel 2006, è quello che presenta la maggiore attenzione nella scelta dei rumori, oltre ad un aumento dei samples, soprattutto nelle partiture vocali. Tecnicamente è il più valido, sebbene non sia mortuario e suicida quanto "Katharos"; tracce come "Troubled Sleep" e "Death Dream", oltre al breve "Intro", meriterebbero un'attenzione di cui ancora non hanno goduto. Il mini CDr non offre molto di più di quanto potete ascoltare nei tre dischetti: lo stile è il medesimo, ma manca quella uniformità che contraddistingue il resto dell'opera. Questo box, necessariamente dedicato alla memoria di Marco Corbelli, contiene anche quattro inserti ed una spilla ed è limitato a sole 111 copie, in pratica un prodotto che nasce per essere collezionato, ma la cui sostanza lo spinge ben oltre i limiti del feticismo per gli oggetti. Imperdibile per chi ama il caro vecchio death-industrial e vivamente consigliato a chiunque cerchi sonorità nere e depressive.
Michele Viali
http://www.myspace.com/suicidedjinn