06-04-2009
ENSOPH
"Rex Mundi X-Ile"
(Cruz Del Sur/Audioglobe)
Time: (54:44)
Rating : 6.5
Oltre una decina d'anni fa, la band di origine veneta viaggiava nei confini prog doom sotto il moniker Endaymynion. Da allora ne è passato di tempo, generi affrontati e gente con cui condividere il palco (Katatonia, Cinema Strange etc., fino ai leggendari Kirkian Camera). Ma la voglia di sperimentare non è andata via negli anni. Spostati in territori elettronici e legati al gothic, unendo trame oscure ad una aggressività parossistica. Motivati a far meglio del non esaltante prequel, i Nostri ingaggiano l'esperto Giuseppe Orlando (Novembre) in cabina di regia. Celando tutto nel booklet, con la dichiarazione "somewhere on the axis Jerusalem-Bombay", a richiamarne i contenuti lirici di questa nuova release. Sicuramente un gradino sopra le precedenti composizioni, richiamando appunto dalle origini una componente maggiormente progressive in innesto del proprio songwriting. Ovviamente bisogna far attenzione alle definizioni: definire il disco avangarde sarebbe infatti sbagliato (e porterebbe il disco ad una svalutazione nei confronti di colleghi come i Thee Maldoror Kollective, decisamente più a loro agio in questi confini). Bisogna farsi suggerire dalla ottima "Dance High & Shine, Shiva!" , dinamitardo attacco frontale di industrial stampo anni '90 dalla voce formato carta vetrata e torbidi intermezzi. Son proprio questi ultimi la chiave del nuovo sound, sfumature come il solo chitarristico della solenne "The Whore & The Ashetist" (la demo di quest'ultima era stata messa a disposizione come anteprima da circa due anni) o l'affresco pianistico leggiadro in "Thir(s)ty Pieces Of Silver", rappresentano le motivazioni per il quale il disco meriterebbe sicuramente un ascolto. Non solo per i fan del target dei Rammstein o Sopor Aeternus, ma destinato in generale a chi vuol sentire una facciata decisamente nascosta dell'elettronica. Gli unici nei sono rappresentati dalla lunghezza e dalla bonus-track, ossia la rivisitazione del classico degli Alice In Chains "Would?", un azzardo decisamente poco riuscito dal punto di vista vocale (nonostante l'uso intelligente delle tastiere). Avremmo preferito la delicata strumentale elettroacustica "Come In Uno Specchio" ad accompagnar gli ultimi giri del disco...
Federico Francesco Falco
http://www.cruzdelsurmusic.com/