Logo DarkRoom Magazine
Darkroom List menu Room101 Room102 Room103 Room104 Room105 Room106 Room107 Room108 Room109 Reception
SYNTHPOP, FUTURE-POP, TRIP-HOP, CHILLOUT E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ACCESSIBILE E MELODICA
HARSH-ELECTRO, EBM, ELECTRO-INDUSTRIAL, IDM E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ABRASIVA E DISTORTA
DARKWAVE, GOTHIC, DEATHROCK, POST-PUNK E AFFINI
INDUSTRIAL, AMBIENT, POWER ELECTRONICS E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ NERE ED OPPRIMENTI
NEOFOLK, NEOCLASSICAL, MEDIEVAL, ETHEREAL E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DELICATE E TRADIZIONALI
TUTTO IL METAL PIÙ GOTICO ED ALTERNATIVO CHE PUÒ INTERESSARE ANCHE IL PUBBLICO 'DARK'
TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DIFFICILI DA CLASSIFICARE O MENO RICONDUCIBILI ALLA MUSICA OSCURA
LA STANZA CHE DEDICA LA DOVUTA ATTENZIONE ALLE REALTÀ NOSTRANE, AFFERMATE E/O EMERGENTI
LA STANZA CHE DEDICA SPAZIO ALLE BAND ANCORA SENZA CONTRATTO DISCOGRAFICO

Mailing-List:

Aggiornamenti su pubblicazioni e attività della rivista


 

Cerca nel sito



Room 109

26-01-2009

FAUSTO LEONETTI

"Synthesis"

Cover FAUSTO LEONETTI

(Autoproduzione)

Time: (27:14)

Rating : 7.5

A volte accade che, anche all'interno di un ensemble rodato e compatto, la voglia di isolarsi per dare spazio alla propria interiore vena artistica sia un bisogno quasi fisico, oltre che intimo. Ciò non preclude la coesione, anzi, è un'ulteriore possibilità di metabolizzare le proprie idee per poi tornare nella creazione comune dei progetti. Nello specifico l'ensemble sono gli Infieri, e Fausto Leonetti, protagonista nella band romana nelle vesti di bassista e tastierista, cerca la propria piccola sfera di libertà autoproducendo le sei tracce di "Synthesis" senza escludere a priori il lavoro creato con il resto della band col recente "Through The Night Lights", dal quale il Nostro riprende in chiave alternativa due brani. Il suono da lui creato in questo dischetto solista è diverso, un'altra faccia di una bellissima medaglia che già abbiamo ampiamente lodato, una faccia più introspettiva e meno danzereccia, non oscura ma composta di mille piccole sfaccettature dai tanti colori sfumati. L'evidente affinità con gli In The Nursery è lampante per vari motivi: il principale è la continua ricerca di suoni diversi, che possono tingersi di marziali apocalissi come nell'opener "Sleeping Beauty", momento ripreso - insieme a "Rebirth" - dal recente lavoro targato Infieri. Così il dischetto si apre su toni cupi di tastiera, il destino che incombe cadenzato dalle percussioni marziali e dagli inserimenti delle tastiere; gli Humberstone rivivono nella loro essenza più apocalittica, quella di "Stormhorse", e si apprezza la volontà di Fausto di percorrere un cammino ostico e incomparabile con coraggio e senso compositivo. Non può rimanere nei meandri della memoria un momento musicale così intenso, creato oltre venti anni fa dagli ITN in una fase in cui martial-folk o apocalissi artistiche erano embrioni crescenti nella mente di pochi artisti come Wakeford, o forse Tibet. La bellezza neoclassica dell'orchestrazione di "Sleeping Beauty", in questa sua nuova interpretazione, ha un'estetica fortemente emotiva, ed è solo la prima traccia. Si prosegue con "Remembrance", e di nuovo vivono ricordi così intensi che solo chi ama i gemelli Humberstone o i Soft Verdict potrà apprezzare; struggente e statica, la traccia si evolve sui motivi di pianoforte e solo pochi inserimenti arrangiati concedono 'distrazioni' all'ascolto, rifugiandosi in un etereo senso di abbandono che nell'economia del disco è solo il pretesto per rilassare l'animo. Il suono torna a farsi cupo con "Fearless", di nuovo i timpani scandiscono il fato con senso di snervante attesa, addolcita solo dal piano ma incalzata dal basso, ben presente nei suoi ipnotici giri, tanto da oscurare i toni dimessi in favore di un arrangiamento più pieno nei suoni. La traccia successiva, "Ancient Spell", è nuovamente un inno alla malinconia evocata dal pianoforte, classico nella partitura ma contemporaneo nell'esecuzione per il grande pathos espresso. Un po' alla maniera della McKennitt o dei già citati Soft Verdict, che tanto hanno straziato nelle esecuzioni di Wim Mertens. Malinconico come dicevamo, ma nella prima parte l'inserimento di arrangiamenti di tastiera su toni eterei danno grazia al brano, completamente strumentale come tutto il disco, con l'unica eccezione di "Rebirth", proposta quasi fedelmente nel modo in cui compare nell'album degli Infieri. La voce di Barbara e la chitarra di Stefano Profazi marchiano l'unico momento in cui Fausto non è solo con la propria creatività, e ben figurano come valore aggiunto in un dischetto accattivante e appagante in tutta la mezz'ora di durata.

Nicola Tenani

 

http://www.myspace.com/faustoleonetti