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04-02-2007
ACT NOIR
Oltre, senza limiti...
di Roberto Alessandro Filippozzi
In un mercato discografico tanto bizzarro quanto spietato, dove convivono gruppi ignobili che pubblicano materiale a ciclo costante ed autentici artisti impossibilitati a sbarcare il lunario con la sola musica, non è raro imbattersi in progetti dai contenuti artistici indiscutibili il cui cammino è minato dall'assenza di un meritato ed appropriato contratto... In questa spiacevole situazione si sono trovati anche i ferraresi Act Noir, nati nel '98 all'indomani della fine dell'esperienza degli Alma Mater e giunti al sospirato debutto ufficiale solo nel 2006, grazie all'interessamento dell'attenta label nostrana My Kingdom Music. Fautori di un 'electro psychedelic rock' dall'alto potenziale 'psicoattivo', capace di inglobare con sapienza elementi trip-hop, jazz, chillout, etnici e di rifarsi con personalità e stile alle lezioni impartite tanto da mostri sacri quali David Sylvian, Depeche Mode e Pink Floyd quanto da nomi importantissimi come Massive Attack e Porcupine Tree (finendo accidentalmente per denotare similitudini anche con Antimatter ed Anathema), i cinque musicisti sono riusciti nell'impresa di realizzare un debutto che denota non solo grandi capacità pratiche, ma anche una maturità compositiva ed una sensibilità artistica che solo in rarissimi casi abbiamo riscontrato in un debut-album. Con gli Act Noir l'Italia scopre una nuova realtà in grado di mietere consensi non solo in patria, ma anche e soprattutto a livello internazionale, ed in tal senso i riscontri si sono già avuti, anche se la band è assolutamente determinata a non sedersi sugli allori, come ci spiega il loquace e disponibile tastierista e fondatore Sergio Calzoni, ormai tornato in Italia dopo un prolungato ed istruttivo soggiorno in Danimarca...
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Tra l'ottimo promo "Cosmo Minimized EP" ed il sospirato debut "Automatisme Psychique" sono trascorsi all'incirca tre anni, durante i quali vi sono state fatte tante promesse da parte di etichette incapaci di passare dalle parole ai fatti, per un motivo o per l'altro... Come sono trascorsi per voi questi tre anni, anche e soprattutto a livello emotivo e motivazionale?
"Sono stati tre lunghissimi anni, in cui si intravedevano spiragli di luce e momenti di buio totale. Tre contratti discografici firmati e due etichette ridotte al lastrico qualche mese prima che il nostro disco venisse pubblicato, decisamente una buona media per un gruppo agli esordi! In taluni istanti abbiamo pensato di essere vittime di un qualche sortilegio... Potremmo cercare di sfruttare questa nomea per scopi di marketing, con slogan tipo: "la maledizione degli Act Noir", oppure "più maledetti di Tutankamon", he he!! Scherzi a parte, in questi tre anni il segreto è stato di non mollare mai... Abbiamo sempre creduto molto nel valore artistico di 'Automatisme Psychique', avevamo la convinzione (e forse anche la presunzione) che i brani meritassero assolutamente di essere pubblicati da una label. Era la prima volta che ci capitava di essere così tenaci e caparbi nei confronti del nostro operato artistico... nei momenti di sconforto pensavamo che se hanno pubblicato la musica degli 883, beh, allora anche gli Act Noir meritano un posto di rilievo!!"
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Dopo tante traversie, è infine stato raggiunto l'accordo con la nostrana My Kingdom Music: in cosa la loro proposta si è differenziata dalle precedenti, e cosa vi ha definitivamente spinti ad accordarvi con loro?
"Francesco Palumbo di My Kingdom Music è una vecchia conoscenza: anni fa uno dei nostri brani fu incluso in una compilation allegata al suo magazine Vampiria... In seguito ci siamo persi di vista per un po' di tempo fino a quando, a Novembre 2005, abbiamo riallacciato i rapporti per la pubblicazione di 'Automatisme Psychique'. Rispetto ad altre label la My Kingdom ha dimostrato serietà e competenza fin da subito, dando visibilità e distribuendo il nostro lavoro in diverse nazioni. Pur essendo un'etichetta piccola l'impegno e la dedizione nei confronti delle proprie band è davvero notevole, siamo contenti di essere stati adottati dalla 'Addams Family' di Francesco!"
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"Automatisme Psychique" segna il vostro debutto ufficiale nel mercato discografico: le note ufficiali che ne accompagnano l'uscita descrivono il vostro sound come 'electro psychedelic rock', citando apertamente come influenze nomi del calibro di Depeche Mode, David Sylvian, Porcupine Tree e Pink Floyd ai quali, se mi permettete, aggiungerei qualche piccola influenza da parte degli Antimatter dei primi due album, qualche netto richiamo ai migliori Massive Attack e magari anche qualcosina - a livello strettamente emozionale - dei migliori Anathema (quelli del capolavoro "Alternative 4", per intenderci). Quanto vi riconoscete in questa descrizione generale, ed in quale modo gli artisti citati hanno influenzato il vostro sound?
"Sicuramente la triade Depeche/Sylvian/Porcupine ha influenzato il nostro modo di comporre e fare musica. Nessuno di noi conosce in modo esaustivo il lavoro di Anathema ed Antimatter, anche se quel poco che abbiamo ascoltato sembra molto interessante ed in linea con la nostra musica. Nel mio caso i Depeche Mode - con 'Violator' - hanno profondamente segnato i miei ascolti adolescenziali, rendendomi una sorta di 'outsider' nei confronti dei miei coetanei che stravedevano per Jovanotti, Vasco Rossi o Ligabue... David Sylvian ed i Japan sono stati invece la sublimazione del mio modo d'intendere la musica non come semplice intrattenimento ma come forma d'arte, il cui scopo è quello di 'cibare' e rinvigorire l'animo umano."
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Nel descrivere il vostro sound, ho scritto di voi: "Act Noir impressionano anzitutto per coesione: una sezione ritmica 'psichica' e di assoluto livello (col drumming fantasioso e vario di Claudio Pilati ed il superbo basso 'a macchia d'olio' di Michele Gozzi), una chitarra capace di tessere trame dark-rock mai scontate e/o forzate, i sapienti e calibrati innesti elettronici di Sergio e la voce ombrosa e suadente di Nicholas si fondono in un sound che, come una goccia d'acido lisergico, permea ogni strato della psiche e s'impossessa, lentamente ed inesorabilmente, della totalità del corpo." È plausibile descrivere il vostro suono come 'un continuo flusso sonoro psicoattivo', come ho scritto in sede di recensione, fermo restando che con 'psicoattivo' non sottintendo un improbabile abuso di droghe da parte dei musicisti coinvolti, quanto piuttosto un sound che inebria i sensi proprio come una droga?
"Ottima descrizione... d'altronde, chi meglio di un giornalista può trovare le giuste parole per descrivere una band? Speriamo che il nostro sound, oltre ad inebriare i sensi come una droga, porti anche ad una totale assuefazione dell'ascoltatore, in modo tale da garantirci un buon seguito di fans ed un miglioramento delle nostre condizioni economiche, he he!!"
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Le note ufficiali parlano, invece, di "...un meraviglioso e surreale viaggio nei meandri della psiche umana... Un electro-dark-rock mesmerico ed ammaliante 'per guidarvi oltre'...". Il vostro è effettivamente un tentativo di 'guidare oltre', e cosa intendete di preciso con tale dichiarazione d'intenti?
"Il nostro intento è di offrire all'ascoltatore fonti d'ispirazione per far viaggiare la mente: vogliamo 'guidare' chi ci ascolta 'oltre' il microcosmo in cui vive..."
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Pur delineando i contorni di un suono electro psychedelic rock, nella vostra musica convivono influenze più o meno evidenti da parte di generi come trip-hop, chillout, jazz e persino musica etnica, il tutto attentamente filtrato attraverso un'ottica debitrice a certo prog rock: alla luce di ciò, vorrei chiedervi come si sviluppa il processo creativo che porta alla creazione di una nuova canzone, quali sono le cose che vi ispirano durante la fase compositiva e quale 'libertà di manovra' regna all'interno di Act Noir, dal momento che mi pare vi poniate ben pochi limiti a livello creativo...
"Ogni brano è stato concepito in modo diverso... Alcune canzoni sono nate da bozze composte interamente da me, come 'Drag Me Away' ed 'Unheimlich', mentre altre sono nate da riff di chitarra acustica di Stefano, come 'Lithium Flowers' o 'Absence Of Carisma'. Il processo creativo nel mio caso nasce spesso da un suono di sintetizzatore, oppure da un qualche loop ritmico particolarmente efficace. Altro discorso per i testi, per i quali traggo quasi sempre l'ispirazione da storie di persone che ho conosciuto, oppure dalla multiforme e contrastante realtà del XXI secolo. La libertà di manovra in fase compositiva è totale... Altro discorso per la fase di missaggio/arrangiamento/produzione dei brani, in cui è necessario creare un filo conduttore tra le varie tracce ed una struttura portante per tutto il disco."
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La vostra musica punta molto sulle emozioni e sulle sensazioni indotte: quanto contano effettivamente nella vostra arte, e quali fra esse pensate di suscitare con le vostre canzoni?
"Non saprei dirti esattamente quali sensazioni trasmettiamo all'ascoltatore... Talvolta i brani di 'Automatisme Psychique' hanno la facoltà di liberare completamente la mia mente da pensieri e preoccupazioni, e provare quasi un senso di catarsi e pace interiore... Potrei consigliare il nostro disco ad un amico che si occupa di musicoterapia!!"
"David Sylvian ed i Japan sono stati la sublimazione del mio modo d'intendere la musica non come semplice intrattenimento ma come forma d'arte, il cui scopo è quello di 'cibare' e rinvigorire l'animo umano."
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Ora addentriamoci nei contenuti concettuali dell'album, partendo dal titolo "Automatisme Psychique". Nel Manifesto di André Breton (1924), il Surrealismo viene così definito: "Automatismo psichico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di qualsiasi preoccupazione estetica e morale. Il surrealismo si fonda sull'idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull'onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero." Alla luce di questa descrizione, in che modo l'automatismo psichico è riconducibile all'operato di una band come Act Noir, e come intendete applicare questo 'modus operandi' alla vostra creazione artistica?
"Il legame principale tra la definizione di Breton ed il nostro 'modus operandi' è nella genesi e creazione dei brani: nessuno schema predefinito, nessun vincolo... In maniera estremamente libera tutto ciò che ci passava per la testa veniva suonato, registrato e collegato alle altre parti: non ci siamo posti nessun limite creativo, tutto il disco è stato composto e registrato in un regime di completa autarchia e noncuranza delle leggi di mercato."
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Per l'artwork dell'album avete scelto di utilizzare il dipinto "Grey Matter" di Von Cotu: per quale motivo avete scelto proprio questo dipinto, e cosa apprezzate maggiormente nelle creazioni di questo artista?
"Von Cotu era uno degli artisti di spicco della Hammond Gallery, meraviglioso sito (ora purtroppo off-line...) di arte figurativa moderna. Ritengo che 'Grey Matter' rispecchi perfettamente il concetto di automatismo psichico che abbiamo voluto esprimere nel contesto dell'album, la cui natura è una simbiosi tra momenti ponderati ed altri del tutto istintivi, che richiamano il metodo di 'scrittura automatica' adottato dai surrealisti francesi nel secolo scorso. Spero prima o poi di avere l'occasione di conoscere di persona questo eccezionale artista, anche se il fatto che lui risieda in New Mexico è un deterrente non da poco! Consiglio a tutti vivamente di visitare il suo sito e di lasciarsi ammaliare dalle sue opere: www.voncotu.com."
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In un disco in cui tutto sembra andare in una direzione univoca, dall'artwork al titolo, dalla musica al mood evocato, che importanza rivestono i testi delle canzoni e quali sono i temi che avete scelto di trattare?
"In 'Automatisme Psychique' le liriche rivestono un ruolo essenziale. Quasi tutti i testi prendono ispirazione dalla realtà contrastante che ho avuto modo di conoscere vivendo in un grosso centro urbano come Copenhagen, pur essendo estremamente ermetici e ricchi di metafore. Mi sono sempre piaciute le liriche 'insondabili' di musicisti come David Sylvian, permeate da atmosfere visionarie ed oniriche."
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Tornando alla musica, le canzoni che maggiormente mi hanno colpito sono state indubbiamente "Unheimlich", che non esito a definire una potenziale 'hit', e soprattutto "Drag Me Away", che a mio dire rappresenta l'apice della vostra creazione artistica: c'è qualcosa di particolare che vi lega maggiormente a questi pezzi piuttosto che ad altri?
"Il brano 'Unheimlich' prende ispirazione dai senza tetto (hjemløs) che vivono a Copenhagen, molti dei quali annegano la propria esistenza nell'alcol per cercare di fuggire dal loro misero destino. Allo stesso tempo il brano presenta alcuni riferimenti sulla mia esperienza di vita in Danimarca, al fatto che anche nel mio caso la mancata integrazione nella società danese mi ha portato a fuggire dalla realtà, chiudendomi nella mia casa-studio a Copenhagen e cercando nella musica uno strumento d'evasione dalla quotidianità. 'Drag Me Away' è stato, fra tutti i brani di 'Automatisme Psychique', quello che ha subito più rimaneggiamenti e revisioni... Se ben ricordo esistono almeno altre 4/5 versioni di questo brano che non ci convincevano al 100%. È la traccia più coraggiosa e fuori dagli schemi di tutto l'album, e devo ammettere che ne sono molto orgoglioso. Un connubio impossibile di parti techno, dub, ambient, prog ed anche industrial in taluni momenti... 'Drag Me Away' è la quintessenza degli Act Noir."
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Da cosa è dipesa la vostra volontà di includere, in qualità di bonus-track, il vostro celebre remix per "Distance" dei compianti Monumentum, e cosa vi lega alla storica formazione lombarda?
"Non sapevo fosse 'celebre' questo remix, non ho ancora avuto modo di sentirlo nella programmazione di Radio 102.5, he he!! Scherzi a parte, abbiamo deciso di includere la traccia nei 'contenuti speciali' del nostro disco per via del fatto che ci è piaciuto a tal punto il lavoro di restyling da noi svolto, che ci sembrava un nostro brano a tutti gli effetti. Il legame con i MonumentuM sta nella stima che proviamo per il mastermind Roberto Mammarella, una delle persone più simpatiche ed intelligenti che popolano il mondo dell'underground italico. Consiglio a chiunque di leggere le interviste che Mr. Mammarella ha rilasciato nel corso degli anni su riviste e web-zines, vere e proprie perle di saggezza musicale!"
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Ho notato un certo ricorso ai campionamenti, opportunamente segnalati sul booklet, e vorrei chiedervi quali sono i criteri che vi spingono a scegliere di includere determinati samples all'interno delle vostre canzoni...
"Criteri estremamente casuali, direi... Forse l'unica logica inconscia che ha contraddistinto la scelta dei samples è stata quella di orientarci verso elementi etnici, difficilmente riproducibili da noi. Inizialmente pensavamo di avere qualche grattacapo nell'ottenere le liberatorie da parte degli artisti per l'utilizzo dei samples, ma in realtà sono stati tutti disponibilissimi, in modo particolare Barrett Martin dei Tuatara, che è una persona davvero squisita."
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Sono rimasto colpito dalla varietà degli arrangiamenti e dalla gamma di soluzioni ritmiche, melodiche e vocali che avete messo in atto, ed anche a livello di produzione l'album appare splendidamente riuscito: nel giungere ad un simile risultato, quanto è servita l'esperienza accumulata negli anni passati e cosa è effettivamente cambiato nel vostro modus operandi, almeno negli ultimi anni?
"È stato tutto frutto dell'esperienza maturata nel corso degli anni... Uno dei passi decisivi che ha contribuito enormemente alla nostra crescita è stato ProTools, il sistema di registrazione su hard-disk utilizzato per la produzione e missaggio del disco. Solo in fase di registrazione ci si accorge veramente se le varie parti suonate riescono a legare insieme in modo armonico e fluido. Così facendo si diventa molto più selettivi ed autocritici, maturando una visione d'insieme della struttura dei brani."
"In maniera estremamente libera tutto ciò che ci passava per la testa veniva suonato, registrato e collegato alle altre parti: non ci siamo posti nessun limite creativo, tutto il disco è stato composto e registrato in un regime di completa autarchia e noncuranza delle leggi di mercato."
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Siete riusciti nell'impresa di realizzare un debutto che denota non solo grandi capacità, ma anche una maturità compositiva ed una sensibilità artistica rarissimamente udibili già dal primo album: vi sentite pienamente appagati a livello puramente artistico, oppure le vostre mire stanno già mutando per quello che sarà il prossimo capitolo discografico?
"Grazie davvero per i complimenti! Ci riteniamo molto soddisfatti del nostro debutto discografico, riteniamo di essere stati artefici di un disco coraggioso e dalle molteplici sfaccettature... Ciò non significa che ora possiamo oziare sugli allori, questo è solo l'inizio: ognuno di noi nutre una forte ambizione artistica, e quindi vogliamo che il progetto Act Noir cresca in visibilità ed in qualità artistica."
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Sergio, è risaputo che hai vissuto per alcuni anni in Danimarca: che cosa ti sei portato dietro da quell'esperienza di vita, e come hai convogliato ciò che hai assimilato nel tuo lavoro per Act Noir?
"L'esperienza danese è stata fondamentale per la mia crescita musicale, al punto tale che considero 'Automatisme Psychique' come una sorta di diario di viaggio dei miei tre anni e mezzo di vita trascorsi in Danimarca. Inoltre, proprio vivendo in Danimarca, ho avuto modo di acquistare le diverse apparecchiature che fanno parte del mio studio di registrazione e, soprattutto, di imparare ad usarle."
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Fra l'altro, dal momento che il resto della band si trovava in Italia, hai dovuto avvalerti dell'ausilio di internet per portare avanti il discorso Act Noir. Da un lato, quindi, devi riconoscenza ad un mezzo che ti ha permesso di portare avanti il tuo progetto musicale, ma d'altro canto è risaputo come internet abbia demolito il mercato discografico: vivi effettivamente un rapporto di amore/odio con questo mezzo, oppure il bicchiere lo vedi 'mezzo pieno'?
"Internet è diventato un mezzo imprescindibile nella mia vita: compro la mia strumentazione su Ebay, prenoto biglietti d'aereo con Edreams, consulto Wikipedia per saperne di più su Attilio Regolo, cerco ricette per preparare il pesto alla genovese ed infine invio le add request in MySpace per aumentare il numero di amici di Act Noir!! Allo stesso tempo sono tristemente consapevole del fatto che sta uccidendo sempre più il mercato discografico con il file sharing, ed è per questo motivo che con Act Noir ultimamente puntiamo sull'attività live: molte persone oggigiorno comprano i CD solo durante i concerti... Suonare dal vivo, oltre ad essere un ottimo mezzo promozionale per una band, offre la possibilità di dimostrare l'autenticità della propria musica nei confronti dell'audience."
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In Danimarca hai anche conosciuto Nicholas Hill, cantante del collettivo artistico The Universals, e lo hai convinto a prestare la sua voce per il vostro album: perché la tua scelta è ricaduta proprio su di lui, e che tipo di contributo ha dato al processo creativo? Fra l'altro, dalle vostre note biografiche si evince come sia stato rimpiazzato dal nuovo entrato Mark Benoit: puoi dirci di più al riguardo?
"Fra i potenziali cantanti che avevo conosciuto a Copenhagen, Nicholas mi colpì immediatamente non solo per le notevoli doti tecniche, ma anche per la sua vasta conoscenza musicale e per l'estrosa creatività. Il contributo artistico di Nik si è sviluppato principalmente nell'interpretare le liriche da me composte e nel creare stupende armonizzazioni vocali con 2/3 voci sovrapposte. Per ovvie ragioni geografiche, da quando sono rientrato in pianta stabile in Italia la collaborazione con Nicholas era diventata veramente difficoltosa, soprattutto per l'aspetto live. Abbiamo quindi iniziato a cercare un valido sostituto e, dopo diverse audizioni, con sommo piacere siamo incappati in Mark Benoit: sta dimostrando una dedizione ed un impegno notevole, e siamo molto soddisfatti delle sue performance canore. Ad onor di cronaca (e anche di gossip!) Mark ha 26 anni, si sta per laureare in Scienze della Comunicazione presso l'università di Bologna, ha trascorsi da pubblicista e saggista e, tra le altre collaborazioni musicali, è il mastermind dei The Mark Blessed, band dedita ad un industrial-rock 'godereccio' e mai scontato."
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Prima abbiamo citato svariate vostre influenze da parte di nomi altisonanti della scena musicale, ma se doveste cimentarvi con una cover, quale artista/brano scegliereste e perché?
"Ogni tanto ci chiediamo pure noi quale cover potremmo fare, ma tutte le volte non arriviamo mai a nessun accordo! Potrei risponderti con un titolo diverso ogni giorno... oggi, per esempio, non mi dispiacerebbe fare "When The Music's Over" dei Doors, giusto perché l'ascoltavo in macchina questa mattina intanto che andavo al lavoro!"
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So che attualmente puntate a suonare dal vivo il più possibile, e recentemente vi sareste dovuti esibire come opening-act per la data italiana di John Foxx, se nonché l'ex-Ultravox ha... tirato pacco! Vuoi raccontarci cos'è successo in quell'occasione?
"Non sai quanto ci sia dispiaciuto l'annullamento del tour italiano di John Foxx. Per l'occasione avevamo preparato una performance 'minimal-electro', ideale per un teatro come il Borgatti di Cento. La mattina del primo dicembre siamo stati avvisati e poco dopo 'convocati' per una serata 'riparatrice' al Transilvania. È stata comunque una bella esperienza, ma pensando davanti a quanta gente avremmo potuto suonare aprendo il concerto di Foxx, ci rattristiamo per l'occasione mancata... speriamo di poterlo supportare nuovamente, qualora tornasse in Italia. Pure a noi non è tanto chiaro il motivo di tale rinuncia, ma sicuramente ci saranno ragioni valide per annullare due date con un solo giorno di preavviso. Per rincuorare tutti i fans di John Foxx, confermiamo ufficialmente che non ha ingerito nessuna pastiglia di polonio!!"
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Quali progetti vi attendono nell'immediato futuro? Ci sono date live in vista, oppure state già lavorando al materiale per il prossimo album? Qualche anticipazione a livello di direzione musicale?
"Al momento io sono piuttosto impegnato a completare il lavoro di produzione e missaggio del nuovo disco dei Colloquio, che dovrebbe essere pubblicato ad inizio 2007 dalla Eibon Records (l'etichetta dei Canaan). Prossime date live sono previste a Gennaio 2007 presso il club Decadence a Bologna, ed è in previsione pure una data a Roma insieme ai nostri compagni d'etichetta En Declin. Considerando che stiamo puntando molto sull'attività concertistica, se conosci organizzatori di eventi live interessati ad una performance di Act Noir contattaci pure: info@actnoir.com. È ancora un po' presto per dare anticipazioni sulle traiettorie musicali del prossimo album, alcuni brani inediti ("Shatterproof Beauty" e "Wrong Places") sono in fase di rodaggio durante i nostri live e la gente sembra apprezzarli particolarmente. Tendenzialmente le nuove composizioni suonano più dirette ed 'attuali'..."
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Qual è il vostro rapporto con la scena 'dark' italiana, fermo restando che il vostro sound ha le carte in regola per riscuotere consensi presso un pubblico ben più ampio?
"Un ottimo rapporto direi, anche se (con nostra grande sorpresa) stiamo raccogliendo più consensi da parte di una certa audience 'post-metal-avantgarde'! Gente che ascolta Canaan, MonumentuM, Ulver e Anathema sembra apprezzare maggiormente il nostro operato, rispetto a chi segue Bauhaus, In Strict Confidence o Clan Of Ximox..."
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Per concludere, una domanda secca: pensate di avere la possibilità di diventare anche 'profeti in patria', visto che di certo all'estero si parlerà di voi come dei più interessanti newcomers italiani degli ultimi anni?
"Ci stai lusingando Roberto, he he!! A giudicare dai primi resoconti di vendita che ci ha passato My Kingdom Music, pare invece che il pubblico italiano abbia apprezzato la nostra fatica discografica. In seguito ad alcune ottime recensioni apparse su magazine tedeschi (Zillo, Dark Spy, Legacy...), anche in Germania sembra esserci un discreto interesse nei nostri confronti... Per concludere in bellezza: "chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza"... chissà, quindi, cosa ci riserverà il futuro!"
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