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04-02-2007
RAN
Compromesso perfetto
di Roberto Alessandro Filippozzi
Quello dei RAN è un nome nuovo all'interno della scena elettronica italiana, ma sarebbe sbagliato parlare di 'newcomers' riferendosi al duo veneto, così come sarebbe sbagliato considerare il loro debut eponimo come un normale esordio: dietro a questa breve ed immediata sigla si celano infatti due vecchie conoscenze della scena italiana, ovvero quella Romina Salvadori che, dopo la 'cellula embrionale' Antinomia, fu la splendida interprete vocale del progetto estAsia (il cui "Stasi" uscì per la Polydor nel '97, peraltro suscitando notevoli consensi) e, dietro l'apparato elettronico da cui scaturisce la musica di RAN, quel Giorgio Ricci che per tutta la prima metà degli anni '90 fu partecipe e fautore dei vagiti crossover dei mai dimenticati Templebeat. Gente con un passato significativo ed importante, dunque, nonché artisti con un background di tutto rispetto che si riflette oggi nel debut "RAN", album capace di unire non solo i trascorsi artistici di Giorgio e Romina, ma anche di rileggere le varie esperienze elettroniche assorbite negli anni e di fonderle in un suono che si muove come un denso ed incessante flusso di emozioni. Il 'compromesso artistico' raggiunto tra Giorgio e Romina ha dato da subito i suoi buoni frutti, imponendo il nome RAN nel gotha dell'elettronica nostrana più intelligente ed emozionale (assieme a Kirlian Camera e Siderartica), ed ora, grazie al deal con la valida Decadance e ad un rinnovato vigore, il duo è pronto ad affrontare le nuove sfide che il sempre più spietato mercato discografico odierno pone: ecco cosa ci hanno raccontato i due protagonisti...
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Come vi siete incontrati, artisticamente parlando, dopo un passato che non vi ha negato talune soddisfazioni? Cosa ha fatto nascere in voi il desiderio di dar vita a RAN?
R: "Ci conoscevamo da molto tempo, quando un giorno ci siamo trovati a condividere molte cose, tra cui la musica. Il progetto è iniziato circa tre anni fa: Avevamo voglia di provare questa formula assolutamente nuova per tutti e due, solo per il gusto di sperimentare, finché il suo valore non ci ha dato la forza di provare ad uscire allo scoperto."
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Provenite da due esperienze significative come estAsia e Templebeat, con le quali avete detto qualcosa di importante negli anni '90: partendo dal perché quelle due esperienze giunsero alla fine della loro attività, vorrei giungere a come è cambiata la vostra vita artistica ed il vostro approccio all'arte musicale con la creazione di RAN, analizzando anche i perché dietro alla scelta di ripartire dall'elettronica.
"Per quel che mi riguarda, gli estAsia si sono sciolti a causa di un amore finito. Dopo un periodo di 'riflessione' mi sono ritrovata a ricominciare a cantare, questa volta con Giorgio, ciò che in quel periodo avevo bisogno di esprimere. In questo senso la musica elettronica, con la sua freddezza e schematicità, mi ha spinto a far uscire un lato un po' più oscuro della mia persona."
G: "I Templebeat si sono sciolti nel momento in cui sono venute a mancare le possibilità di pubblicare nuovi lavori: il mercato del disco era in crisi, e quindi poche erano le etichette che riuscivano a sopravvivere. Abbiamo preferito abbandonare la scena dedicandoci ad altri interessi, piuttosto che trascinarci verso il baratro del declino. L'elettronica nei RAN non è una scelta di partenza, ma una tappa di una esperienza acquisita nell'uso della tecnologia."
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Il nome da voi scelto per la vostra nuova creatura, RAN, è piuttosto criptico: qual è la ragione per cui avete scelto questo nome e quale il suo significato?
R: "Scegliere un nome per il gruppo è sempre un dilemma... La nostra attenzione si era rivolta verso la parola RAN perché è breve ed orecchiabile, ma soprattutto perché è il titolo di un film di Kurosawa di cui noi siamo estimatori e che significa 'follia'."
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"RAN è la fusione tra una voce di donna, la voce della Strega, la voce della Fata e suoni sintetici, rumori violenti, rumori delicati. RAN è il suono del ghiaccio che lentamente si fonde in un caldo ruscello di fievole voce. RAN è, al tempo stesso, l'esasperato potere di una voce arrabbiata che congela un tiepido violino." Così avete inteso presentarvi sul vostro sito internet: cosa vi ha spinti ad usare metafore così suggestive e curiose?
"Hai detto bene: curiose. C'era l'intenzione di stimolare un po' la curiosità delle persone senza dire delle banalità. Ho sempre costruito i testi delle canzoni usando appunto metafore e concetti visionari. Mi è venuto naturale anche in questo caso."
G: "Sono termini che rappresentano un forte contrasto: due persone che vedono la musica da due angolazioni opposte. Io ho una visione molto concettuale: un suono, una nota, un rumore o un battito possono rappresentare un brano completo, mentre Romina è legata alla canzone basata sulla melodia. Ran è proprio l'unione degli opposti, il monismo dualistico."
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Dopo un passato che vi ha visti pubblicare lavori per etichette importanti, prima fra tutte la Polydor, perché avete scelto di ripartire da un'etichetta indipendente, e perché la vostra scelta è ricaduta proprio sulla romana Decadance? Immagino che le vostre 'referenze' vi avrebbero potuto ancora dare delle chance in ambito major...
R: "Non ci siamo nemmeno posti il problema. La nostra direzione è stata quella di fare ascoltare il nostro materiale alle etichette indipendenti, perché siamo consapevoli che il nostro lavoro non è ovviamente per tutti. In un periodo come questo, in cui è evidente una certa crisi nelle grosse case discografiche che non hanno più né orecchie né fegato, abbiamo pensato che un'etichetta indipendente potesse aiutarci maggiormente. La Decadance si è dimostrata interessata da subito, ed il rapporto che abbiamo con Alessio è ottimo."
G: "Il modo di ascoltare, comprare e distribuire musica è totalmente cambiato negli ultimi anni: internet ha aperto delle strade e dei canali di diffusione vastissimi ai quali si affidano sia major che indipendenti. La Decadance si è dimostrata molto abile nell'utilizzo di questa rete, rendendosi visibile a mezzo mondo."
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L'album porta per titolo il nome della band: per quale motivo avete fatto questa scelta, visto e considerato che non mi sembrate certo il tipo di band che ricorre a tale pratica in mancanza di idee migliori?
R: "Nessun motivo in particolare, è solo un rimarcare il nome del progetto. Molti artisti lo fanno con il primo lavoro."
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Cosa vi ha ispirati durante la creazione dei brani dell'album e come vi siete divisi i compiti in fase compositiva?
"In linea di massima, essendo musica esclusivamente elettronica, il tutto inizia sempre da uno o più suoni che possano essere interessanti per noi: da lì inizia poi lo sviluppo e un lungo lavoro, da parte di Giorgio, di selezione e affinamento per ottenere un risultato minimale e mirato. Poi arriva la voce, che curo solo io, mentre il testo arriva per ultimo."
G: "I contrasti, gli stili e i generi completamente opposti sono un motivo di stimolo. La voce di Romina è ciò che più mi ispira."
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I brani del disco si susseguono senza soste come in un flusso continuo, facendo pensare, in qualche modo, ad un concept: è effettivamente così, ed in ogni caso quali sono i temi trattati nei testi dell'opera?
R: "Sembrerà banale, ma alla fine il tema conduttore è l'amore.. anche la cover dei Nine Inch Nails parla di questo, no? Comunque, la maggior parte delle canzoni sono lo specchio di un pensiero intimistico ed ossessivo di introspezione ed analisi continua. Si discostano un po' da questo 'Wonder', ovvero le meraviglie della natura e l'uomo che si rapporta ad essa, e 'Kaliyuga', che significa 'epoca buia': nella tradizione indiana l'umanità si trova in questo momento nell'epoca di tutte le confusioni e di totale decadenza spirituale, ultima tappa di un ciclo cosmico che si chiude."
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Il gatto è un animale dalle abitudini ed attitudini ben definite, che si porta dietro anche un immaginario storico, popolare e letterario decisamente ampio: perché avete scelto l'immagine di un felino per la copertina del vostro debutto?
"Il gatto in copertina è la nostra micia Uma. Abbiamo deciso di inserire i gatti (lei bianca e il nostro Liky, tutto nero) anche nel video per evidenziare, con il contrasto dei colori, la contrapposizione degli elementi e dei generi in senso ampio. Per la copertina ci sembrava un'idea semplice, minimale, e per questo d'impatto. Amiamo comunque molto i gatti e siamo degli animalisti sfegatati, ma questa è un'altra storia..."
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Venendo all'aspetto puramente musicale, nel vostro intenso manto elettronico convivono in piena armonia ritmi estremamente fisici, delicate melodie chillout, incisive aperture trip-hop, pregiate influenze new age, ruvide abrasioni industriali e molto altro ancora, in un flusso di suoni e beat che si mantiene sempre distante dalle facili catalogazioni e che funziona dall'inizio alla fine: come siete giunti ad affinare uno stile così variegato eppure coerente, personale e di ampio respiro, e quali artisti hanno in qualche modo lasciato un segno dentro di voi che ritenente tangibile come effettiva influenza?
"Nella musica ci sono degli artisti che amiamo entrambi, come Von Magnet, Coil, Massive Attack, Haujobb, Lamb, Gry, NIN, Depeche Mode; nel resto, però, ognuno prende strade diverse: Giorgio preferisce il noise, l'industrial o l'EBM, io cose più melodiche e 'romantiche'. Ne è uscito questo sound come automatica conseguenza, che è il giusto compromesso tra due background molto diversi tra loro."
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Sono rimasto colpito dalla perfezione negli arrangiamenti e dalla gamma di soluzioni ritmiche, melodiche e vocali che avete messo in atto: siete degli incontentabili perfezionisti, oppure vi riesce facile ciò che per altri non lo è affatto?
"È vero affermare che ci abbiamo dedicato molto tempo, attenzione e scrupolosità."
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Romina, ti eri imposta come una delle cantanti più interessanti negli anni '90, ed oggi ti ritroviamo con una voce ancor più sorprendente, varia, emozionante e rinvigorita, che sa essere protagonista grazie al tuo coraggio nell'affrontare tonalità anche molto difficili: come hai lavorato negli ultimi anni, diciamo dal dopo-estAsia ad oggi, per giungere ad un simile risultato?
"Sono sempre stata scostante e poco dedita alla cura della mia voce. Mi dispiace ammettere che, per la voce che ho, devo ringraziare più qualche identità divina che non me stessa."
"Io ho una visione molto concettuale: un suono, una nota, un rumore o un battito possono rappresentare un brano completo, mentre Romina è legata alla canzone basata sulla melodia. Ran è proprio l'unione degli opposti, il monismo dualistico."
Giorgio Ricci
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Giorgio, personalmente dopo Templebeat non ho più avuto notizie di te come musicista, ed oggi ti ritroviamo dietro al synth in un lavoro che colpisce per il suo essere slegato dai canoni tipici delle varie diramazioni della scena electro, nonché lontano dalle passate propensioni al crossover electro/metal/rock: hai lavorato in questo senso, e come sei giunto ai risultati ascoltabili su "RAN"?
G: "Dopo Templebeat ho sviluppato altri progetti molto underground o per un pubblico 'di nicchia'. In ogni caso, ho sempre cercato di evolvermi. Ran è stato un lavoro per me molto impegnativo dove ho unito tutte le mie esperienze, sforzandomi di trovare soluzioni che non rientrassero in un genere già definito."
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A livello di produzione, l'album è uno dei migliori lavori mai usciti dall'Italia in ambito alternative-electro: nel giungere ad un simile risultato, quanto è servita l'esperienza accumulata negli anni passati e cosa è effettivamente cambiato nel vostro modus operandi?
"Uso sampler, computer e macchine da studio da 15 anni solo per passione. Ran è anche il risultato della ricerca di un'impossibile perfezione e di un uso quasi chirurgico della tecnologia."
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Brani come "Anatomy" e "Collyrium" mi hanno letteralmente sedotto, ma la vera perla del disco è "Call", che mi ha spinto a scrivere in sede di recensione: "se i Dead Can Dance avessero fatto elettronica, sarebbero riusciti a comporre un brano come questo?"; c'è effettivamente qualcosa di speciale dietro a questa canzone (anche solo a livello di aneddoti), oppure qualcosa che vi lega particolarmente ad essa?
R: "È una delle prime canzoni che abbiamo composto. Penso che sia il risultato più riuscito nell'evidenziare il compromesso tra le nostre due personalità musicali che si scontrano: i miei vocalizzi, a volte dolci a volte potenti, con i suoni duri e martellanti di Giorgio."
G: "Il brano 'Call' è una canzone nata al contrario: prima dei vocalizzi e poi la musica, come in un remix."
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Altro pezzo che lascia il segno è la vostra cover di "The Great Below" dei Nine Inch Nails: come avete lavorato alla sua rilettura, e perché avete scelto proprio questa canzone? Che tipo di tributo sentivate di dover rendere alla band di Trent Reznor?
R: "A dire il vero nessuno. È un artista degno di grande stima, è un genio dell'elettronica e grande compositore: abbiamo scelto lui perché fare una cover è sempre molto rischioso se sei troppo legato all'artista e troppo influenzato dalla sua musica. Noi abbiamo avuto quel giusto distacco che serve per non cadere nella solita brutta copia."
G: "Anche Reznor sembra coinvolto da un modo di suonare legato da due opposti: spettacolari atmosfere e struggenti melodie, poi all'improvviso un violentissimo muro di suono. 'The Great Below' è un brano che fa venire i brividi per l'interpretazione dei NIN e la non-convenzionalità dei suoni, ed è proprio questo l'aspetto che abbiamo cercato di ricreare."
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Sono rimasto anche particolarmente colpito dalla conclusiva "Splinters", ipnotica e sulfurea traccia marzial/industriale dai toni inquietanti: come è nato questo pezzo, e qual è il suo ruolo nell'economia dell'intero album?
R: "È un brano estrapolato dalla colonna sonora che abbiamo scritto per il cortometraggio 'Il Cuore Degli Oggetti' del regista e amico Tiberio Grego, che è anche l'autore ed ideatore del nostro video. Il corto descrive immagini di guerra, vista però dagli occhi dei bambini."
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A tal proposito, ho molto apprezzato il video che avete girato per "Wonder", che pare incentrato su interessanti metafore: qual è il suo significato intrinseco?
"Come ti dicevo prima abbiamo cercato di focalizzare il senso del video nelle contrapposizioni degli elementi, nei contrasti di luce e di colore. Abbiamo voluto usare pochi elementi perché crediamo nell'essenzialità dell'idee."
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Come dicevamo poc'anzi, il video è stato diretto dallo stesso regista per il quale avete musicato due cortometraggi: cosa vi affascina nel creare musica a corredo delle immagini di altri artisti? Siete interessati a lavorare ancora nell'ambito delle colonne sonore?
"È stata un'esperienza molto costruttiva: hai il vantaggio di poter lasciare da parte lo schema della canzone e lasciarti andare alle immagini e alle emozioni che queste ti danno. È stimolante per i propri sensi, e non nascondiamo la voglia di riprovarci in futuro."
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La vostra musica punta molto sulle emozioni: quanto contano effettivamente nella vostra arte, e quali fra esse pensate di suscitare con le vostre canzoni?
"L'arte, in tutte le sue manifestazioni e forme, è un'espressione ed uno scambio di emozioni tra chi la fa e chi la riceve. Va da sé che anche per noi la musica che facciamo è generata dai nostri sentimenti: la mia voce è un prolungamento dei miei pensieri e dei miei umori, i suoni di Giorgio sono un prolungamento delle sue dita che vibrano al comando della sua mente."
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Quali progetti vi attendono ora che il disco è uscito? Porterete la vostra musica dal vivo sui palchi italiani ed esteri?
"Certo! Come sempre il concerto è la parte più divertente e liberatoria di questo 'lavoro', per cui speriamo di poterne fare molti sia in Italia che all'estero. Il disco è appena uscito, per cui è difficile fare già delle previsioni: per ora abbiamo due date entro la fine dell'anno, una sui monti trentini e una allo storico Vinile di Rosà (VI)."
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Giorgio Ricci e Romina Salvadori nella vita di tutti i giorni: qual è il vostro rapporto con l'arte, quali le vostre passioni e che tipo di importanza ha RAN nelle vostre esistenze?
"Oltre al canto ho sempre amato molto anche la danza, in ogni suo genere: la considero un'arte perché è un'espressione emozionale del corpo, uno sfogo di tendini, muscoli e nervi che, per quel che mi riguarda, si accompagna alla mia voce ogni volta che desidero cantare."
G: "Penso che l'arte non esista e, contemporaneamente, possa essere ogni cosa: ritengo che la si possa intendere comunque come una capacità di comunicazione e di espressione di sé stessi tramite mezzi non solo verbali. Mi appassiona molto la fotografia, e difatti ho sempre una macchina fotografica tra le mani."
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Qual è il vostro rapporto con la scena 'dark' italiana, e come vedete la scena veneta dalla quale provenite?
"Personalmente non provengo dalla scena dark, anche se musicalmente ho apprezzato molti di quei gruppi. Sono però molto lontano da simboli criptici o esoterici; piuttosto, provengo da una scena elettronica tra le meno diffuse in Italia. Inoltre non mi sono mai interessato più di tanto alla scena italiana, cosciente che ogni progetto nostrano resta sepolto fino a quando non lo proponi fuori dai confini nazionali."
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Vi ho definiti, assieme a Siderartica e Kirlian Camera, la punta di diamante della scena elettronica italiana più intelligente ed emozionale: in tale ottica, vorrei chiedervi quali obiettivi vi siete posti col progetto RAN e quale tipo di pubblico puntate a coinvolgere con la vostra proposta artistica.
"I gruppi che hai citato hanno certamente conquistato una notevole popolarità per la costanza e la capacità di essere sempre attivi come pochi in Italia, e si sono imposti con un genere molto personale al quale tanti musicisti fanno riferimento. Penso che anche Ran abbia delle grosse potenzialità e possa conquistare consensi anche molto lontano."
http://www.decadancerecords.it/ran/
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