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31-05-2022
ESTETICA NOIR
Onirica monocromia
di Roberto Alessandro Filippozzi
Una vera e propria pioggia di meritati consensi unanimi, sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori, ha premiato il netto e indiscutibile salto di qualità messo in campo dai torinesi Estetica Noir col secondo ed a lungo atteso album "This Dream In Monochrome", lavoro di portata internazionale giunto a cinque anni dal valido esordio sulla lunga distanza "Purity". Con un prezioso innesto nella line-up e con l'esperienza maturata in quest'ultimo lustro, il quartetto piemontese ha imboccato la strada giusta verso quell'eccellenza che non è esattamente alla portata di chiunque, dimostrando di avere quel qualcosa in più che può valere un posto al sole nel gotha delle sonorità darkwave e affini. C'è dunque giustificato entusiasmo in casa Estetica Noir, ma anche e soprattutto la consapevolezza di aver lavorato bene e di essere riusciti a concretizzare al meglio i propri sforzi, e noi, ben consci dell'ottimo risultato ottenuto dalla band, non potevamo esimerci dall'indagare un pochino più a fondo con Silvio Oreste (voce, chitarra, programming) e Rik Guido (basso), nostri interlocutori per l'occasione.
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Vi ci sono voluti più di cinque anni per tornare con l'atteso secondo album, dopo i buoni riscontri ottenuti con "Purity": quali fattori hanno fatto sì che le tempistiche si siano dilatate così tanto?
Rik: "In realtà abbiamo iniziato a registrare nella prima metà del 2019, poi è arrivata la pandemia e ha fatto slittare i nostri programmi in avanti di due anni, purtroppo. Avevamo difficoltà a vederci e andare in studio, non potevamo fare diversamente. In questi due anni, però, nella gente è cresciuta la voglia di musica, e forse, da questo punto di vista, aspettare non è stato il peggiore dei mali."
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Nel frattempo, c'è stato un significativo cambio di formazione che mi ero colpevolmente perso in sede di recensione: a voi introdurlo a dovere...
Rik: "Io e Silvio avevamo in testa da tempo un sound particolare, ma per raggiungerlo c'era bisogno di trovare le condizioni adatte. La ricerca di tastieristi, soprattutto in linea con il nostro modo di intendere la musica, è sempre stata complicata: ci serviva qualcuno in grado di darci un suono più rotondo e completo, in grado di darci quell'elettronica "calda" di cui avevamo bisogno, cosa che due chitarre non potranno mai fare. Purtroppo Guido Pancani qualche anno fa è stato costretto a lasciare la band per motivi personali, ed abbiamo colto l'occasione di coinvolgere Marco, un ottimo tastierista con un ottimo background che personalmente inseguivo da tempo."
"Il cromatismo della copertina rappresenta forse i due aspetti principali della musica e dei testi: a livello musicale il rosso può essere inteso come la parte romantica, passionale, ma anche rabbiosa, sanguigna, genuina, mentre il blu rappresenta quella più fredda e malinconica, nelle mani del velocissimo e inesorabile progresso tecnologico."
(Silvio Oreste)
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Al netto del nuovo e proficuo innesto di cui sopra, è l'intera band ad essere tornata in pista molto più matura, compatta e coesa dopo il lungo silenzio discografico: cosa è realmente cambiato nella vostra alchimia?
Rik: "È cambiato sicuramente il nostro modo di concepire la musica. Forse in passato eravamo legati al fatto di essere in grado di creare musica di un certo spessore, avendo sempre paura di scadere nell'ovvio, quindi abbiamo ricercato sempre soluzioni forse un po' troppo forzate; oggi abbiamo più consapevolezza sulla costruzione dei brani, su quando osare e quando non è il caso, quando bastano pochi accordi per creare un grande pezzo e quando invece costruire qualcosa di più articolato. Sicuramente Marco ha contribuito in maniera determinante a rivedere il nostro approccio."
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Il nuovo album sta raccogliendo consensi unanimi e meritate lodi, segno che un po' dappertutto si stanno accorgendo della qualità che avete messo in campo: quanto incidono queste vibrazioni positive sulla vostra attività di band?
Rik: "I feedback sono importantissimi: se sono positivi, ti danno quella voglia di continuare ad andare avanti. Abbiamo ricevuto consensi da più parti e la cosa ci sta spingendo a continuare, abbiamo già infatti in cantiere 7/8 pezzi su cui poter lavorare per il prossimo album. Stiamo anche iniziando a collaborare con promotori per delle date in maniera sempre più insistente. Insomma, dopo anni di dura gavetta, iniziamo a raccogliere dei risultati."
"A livello tematico, ciò che unisce i testi tra loro sono fondamentalmente temi come la preoccupazione e la paura del futuro. Potrebbero apparire molto pessimisti, ma in realtà permea costante una potenza interiore e una fiducia che si fonda sulla pazienza e sulla costruzione, giorno dopo giorno, di piccole mura per costruire grandi fortezze."
(Silvio Oreste)
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Ora addentriamoci nei contenuti, partendo dal titolo: qual è la vostra visione dietro a "questo sogno monocromatico"?
Silvio: "Il sogno è inteso a metà, come se il monocromatismo potesse trattenere l'entusiasmo che vi sta dietro, come se in qualche modo non potessimo sentirci in diritto di desiderare, come se sapessimo che in fondo questo sogno si sta realizzando e si potrebbe realizzare in modo definitivo, ma c'è sempre una parte interiore che ci dice di non abbassare la guardia perché tutto potrebbe crollare. A questo proposito, il cromatismo della copertina rappresenta forse i due aspetti principali della musica e dei testi: a livello musicale il rosso può essere inteso come la parte romantica, passionale, ma anche rabbiosa, sanguigna, genuina, mentre il blu rappresenta quella più fredda e malinconica, nelle mani del velocissimo e inesorabile progresso tecnologico."
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A livello lirico, qual è a vostro avviso l'aspetto più importante dei vostri testi e perché?
Silvio: "A livello tematico, ciò che unisce i testi tra loro sono fondamentalmente temi come la preoccupazione e la paura del futuro: mi chiedo, a livello di evoluzione/involuzione, dove ci condurrà questa eccessiva tecnologia, a livello sentimentale e affettivo, quanto stiano diventando sempre più fragili i rapporti umani e, a livello temporale, se l'inesorabile invecchiamento determini la fine delle proprie passioni, e quindi quale sarà il mio rapporto con la musica e come canalizzerò la mia esigenza di creatività. Detto questo, i testi potrebbero apparire molto pessimisti, ma in realtà permea costante una potenza interiore e una fiducia che si fonda sulla pazienza e sulla costruzione, giorno dopo giorno, di piccole mura per costruire grandi fortezze.
Anche il mio modo di scrivere i testi è cambiato molto nel tempo. Sono passato da una scrittura poetica e fondamentalmente "egocentrica", ad una più genuina e spontanea che guarda maggiormente ciò che mi circonda, dal microcosmo della mia famiglia e dei miei affetti a tutto ciò che mi indigna, ma soprattutto, a livello tecnico, ho iniziato a ricercare la musicalità delle parole che uso; spesso è meglio rinunciare alla spiegazione di un concetto complesso o alla bellezza intrinseca di una specifica parola, pur di dare musicalità al brano in sé (Mike Patton o Liz Fraser insegnano, seppur con un punto di vista molto estremo in tal senso). Oltre a questo, resta fondamentale che chi legge possa ritrovarsi nel testo a modo suo, ma sempre in modo equilibrato: non mi piacciono le eccessive spiegazioni, né l'eccessivo ermetismo, che se una volta trovavo affascinante, ora inizio in parte a trovarlo un modo per pararsi il culo per chi non ha molto da dire."
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A livello di canzoni, l'album è ottimamente assortito, con almeno tre potenziali "hit" da dancefloor oscuri come "Sweeper", "Nyctophilia" ed "X": avendo indubbiamente lavorato benissimo nella loro creazione, vi aspettate che soprattutto questi brani possano fare breccia nella scena dark/goth?
Silvio: "Come hai detto tu, sicuramente ci sono dei brani più immediati di altri, ma uno dei feedback riguardanti l'album, che più mi ha fatto piacere, è quello che ognuno ha un suo diverso "brano preferito", o fa comunque fatica a trovarne uno; è stato evidenziato come non ci siano "riempitivi" nell'album, ma la tracklist stessa sia stata studiata per essere fruita nella sua totalità (d'altronde noi stessi siamo i primi ad odiare la modalità d'ascolto in playlist, preferendo ancora l'album nella sua interezza come opera d'arte, da ascoltare in CD o vinile)."
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Detto che avete dato anche dimostrazione di personalità, penso sia accettabile per voi che uno dei primissimi nomi a cui venite accostati siano i Clan Of Xymox (magari proprio il periodo Xymox), ma nel vostro background c'è sicuramente di più: quali sono le vostre "stelle polari"?
Silvio: "Nella nostra biografia vengono citati Cure, Depeche Mode, Nine Inch Nails e Killing Joke, le band che forse più amiamo e che ci hanno stimolato a intraprendere il progetto Estetica Noir, ma abbiamo comunque un background molto vario, che va dal thrash metal degli anni '80, al rock progressivo dei '70, all'electro-rock dei '90. Negli ultimi anni mi hanno colpito anche molto i lavori di Ulver e Actors. Riguardo ai Clan Of Xymox, penso che l'accostamento possa essere dovuto all'uso di arpeggiatori e ad un approccio alle volte "romantico e sognante" nelle melodie della voce, ma questo penso sia meglio lasciarlo dire a chi ascolta: spesso mi rendo conto di come le influenze che sento in ogni singolo brano siano in realtà solo nella mia testa, ed è divertente notare come ogni giornalista citi invece altri accostamenti, e questa pluralità mi rende molto fiero perché trovo triste e poco artistico quando un album viene immediatamente accostato ad un genere preciso, o peggio ancora ad una band in particolare."
"Spesso mi rendo conto di come le influenze che sento in ogni singolo brano siano in realtà solo nella mia testa, ed è divertente notare come ogni giornalista citi invece altri accostamenti, e questa pluralità mi rende molto fiero perché trovo triste e poco artistico quando un album viene immediatamente accostato ad un genere preciso, o peggio ancora ad una band in particolare."
(Silvio Oreste)
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Avete fatto davvero tutto per bene, dalla grafica alla produzione, professionali anche nel videoclip di "Sweeper", e siete fuori con un album di portata internazionale. Tutto ottimo, ma manca ancora la "ciliegina sulla torta": come mai un gruppo del vostro livello e con un lavoro così valido non è sotto contratto con una label ideale come la Cold Transmission e si trova ancora in una situazione contrattuale, diciamo, "non ottimale"?
Silvio: "Probabilmente per una modalità di approccio sbagliata da parte nostra. Una volta terminato il mix dell'album, abbiamo spedito un promo alle etichette che reputavamo più interessanti e pertinenti, ma purtroppo non abbiamo ricevuto i feedback desiderati; probabilmente avremmo dovuto agire in un altro modo, magari provando prima a conoscere personalmente le persone che gestiscono queste etichette, e non limitandosi alla freddezza di una mail. Sono comunque fiducioso per il prossimo album, in quanto "This Dream In Monochrome" ci ha permesso di aprire delle porte a cui prima non avremmo neanche bussato, e soprattutto, sta iniziando a garantirci interesse e rispetto tra gli addetti ai lavori."
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A proposito della Cold Transmission, sotto la cui ala sono in molti a volervi vedere presto, personalmente ho apprezzato moltissimo il loro lavoro, attraverso il quale sono finanche riusciti a ridare lustro ad una intera scena: voi che ne pensate?
Silvio: "Non l'ho detto nella precedente domanda, ma ovviamente entrare a far parte della Cold Transmission sarebbe un ottimo colpo, in quanto negli ultimi anni è una delle poche, se non l'unica etichetta a "crederci" con tutte le forze e a valorizzare al meglio "la scena" in generale e le proprie band sotto ogni punto di vista, perché fondamentalmente c'è quello che dovrebbe esserci alla base di tutto: la passione. Inoltre Andreas mi sembra una persona molto schietta e sincera, cosa assai rara ormai."
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Di certo starete già facendo il possibile per organizzare date live che vi permettano di portare questi brani sui palchi, ma, come mi dicevi, non mancano le difficoltà. Siccome non tutti conoscono certe realtà, ci vorresti dare la dimensione delle scarse possibilità che offre l'odierno circuito dei locali per un gruppo come il vostro?
Silvio: "Purtroppo la situazione è sempre più difficile, ma questo è un territorio impervio e non vorrei entrare nel qualunquismo di cliché già abusati e farciti di parole come cachet, tribute band, pandemia, agenzie o altro... staremo a vedere, insomma. Personalmente mi sto sbattendo moltissimo in tal senso, e devo dire che stare dietro a queste cose è diventato praticamente un secondo lavoro (non pagato, ovviamente...), ma spero che tutto ciò porti a dei risultati, anche perché sapere che l'album sta avendo ottimi feedback ed elogi da ogni dove e non poterlo fare ascoltare ad un pubblico più ampio, mi mette una frustrazione ed una rabbia enorme."
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Proviamo a chiudere in maniera più "positiva": con questa nuova line-up ben affiatata, possiamo sperare - al netto di eventuali progetti paralleli - di non dovervi aspettare per altri cinque anni?
Silvio: "Innanzitutto, ti ringraziamo molto per l'ospitalità e la cortesia e salutiamo calorosamente tutti i lettori di Darkroom Magazine. Per quanto riguarda il prossimo album, se non sopraggiungono altre disgrazie nel mondo, sicuramente i tempi saranno più brevi... (ridendo, nda). Allo stato attuale ci sono almeno 7 demo in cantiere. Detto questo, le tempistiche di arrangiamento con il gruppo, le registrazioni, il mix, il mastering e la pianificazione per l'uscita di un nuovo album porteranno via molto tempo. Diciamo che mi pongo l'obiettivo di uscire non più tardi del 2024."
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