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10-11-2020
CLONE CULTURE
La purezza che fu
di Roberto Alessandro Filippozzi
Il grande lavoro che l'etichetta tedesca Cold Transmission sta svolgendo è sotto gli occhi di tutti: riunire le attuali eccellenze mondiali dei filoni darkwave/post-punk/coldwave e affini, fra nuove leve e nomi di maggior esperienza, per dare lustro ad una scena che continua a riunire migliaia di appassionati in giro per il globo. Una label che saggiamente non si preclude alcuna zona geografica, e che non ha mancato di puntare il proprio radar anche sul Bel Paese, mettendo sotto contratto non soltanto i validi Iamnoone, ma anche i milanesi Clone Culture, che col recente secondo album "Innocence" ci hanno regalato una prova realmente degna di nota in un settore dove latitano le vere e proprie sorprese. Stefano, Marco ed Andrea si sono infatti resi autori di un album di alta qualità, ricco di ottimi spunti e di idee capaci di superare agilmente certi rigidi schemi, raccogliendo con esso ampi e meritati consensi, e noi abbiamo doverosamente colto l'occasione per conoscere meglio la loro creazione artistica con questa piacevole chiacchierata.
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Nonostante i due album all'attivo, siete una band ancora giovane, pertanto vorrei chiedervi di come vi siete formati, di presentare la vostra line-up e di raccontarci da quali esperienze pregresse nel mondo della musica provenite.
"Sì, esistiamo da circa tre anni, ma in realtà suoniamo tutti dalla fine degli anni '90. Ci accomuna un background punk-rock/hardcore e abbiamo fatto parte di varie band di questa scena prima di incontrarci e iniziare questo progetto. Attualmente siamo in tre, basso, chitarra e voce, mentre per il live si aggiunge un quarto elemento ai synth e sequenze. Clone Culture è un progetto giovane, ma siamo convinti sia il giusto risultato di tante esperienze diverse, unito a una fase della nostra vita più matura in cui vediamo le cose in un'ottica diversa."
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Sebbene vi siate formati solo nel 2017, già l'anno seguente avete esordito con l'album eponimo per la Lifeforce: qual è il vostro personale bilancio di quel primo importante passo?
"Avevamo esigenza di scrivere, l'abbiamo fatto molto di getto e spontaneamente e ci siamo ritrovati direttamente in studio a registrare. Poi abbiamo mandato un provino a Gareth Jones, produttore che ha lavorato con Depeche Mode, Wire, Nick Cave e molti altri. Gareth ci ha dato una mano nella definizione del sound che poi é stato alla base del nostro primo disco. Il contatto con Lifeforce é avvenuto subito dopo e il disco é uscito dopo pochi mesi. Il bilancio é stato sicuramente positivo, perché in pochissimo tempo e con poca attività live alle spalle ci siamo fatti conoscere nella scena post-punk."
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Il nuovo album "Innocence" fa registrare il vostro passaggio nel roster della tedesca Cold Transmission, marchio che si sta imponendo nel panorama darkwave/post-punk/coldwave con una politica di qualità atta a riunire le attuali eccellenze della scena mondiale. Come è avvenuto il vostro approdo presso l'etichetta teutonica e quanto siete soddisfatti del cammino svolto assieme?
"Tramite un'amicizia comune siamo entrati in contatto con Andreas e Suzy di Cold Transmission, avevamo già del materiale pronto per il secondo album e dal loro primo ascolto alla firma é davvero passato pochissimo tempo! L'etichetta é sicuramente più in linea con il nostro genere e cerca di creare una vera e propria scena, riunendo band da tutto il mondo. Siamo sicuramente soddisfatti del percorso che stiamo facendo insieme e, nonostante la pandemia e l'assenza di live, il disco sta girando bene. Avere a che fare con Andreas e Suzy è come avere a che fare con la propria famiglia, sono persone molto disponibili, con le idee chiare e che ti lasciano ampi margini di manovra, sapendoti consigliare senza mai imporsi."
"Clone Culture è un progetto giovane, ma siamo convinti sia il giusto risultato di tante esperienze diverse, unito a una fase della nostra vita più matura in cui vediamo le cose in un'ottica diversa."
(Clone Culture)
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Veniamo finalmente al nuovo album, partendo dal suo titolo, "Innocence": qual è questa innocenza a cui fate riferimento e da quale prospettiva ne parlate?
"Sicuramente parliamo di Innocenza come spontaneità, e ne parliamo in tutte le sue sfaccettature. Ci piaceva l'idea di contrapporre ad un album e ad un sound malinconico un elemento di purezza, ma anche di speranza. Arriva un momento della vita in cui ti guardi allo specchio e, in un certo modo, tiri le somme di quello che sei e di quello che hai fatto. Ti rendi conto, ripensando al passato, a quanto tempo hai perso in cose che sembravano importanti, ma che magari hanno avuto una influenza negativa su ciò che veramente sei. L'innocenza a cui ci riferiamo è quello stato iniziale che abbiamo tutti accantonato per colpa delle cose che ci capitano in vita, e che poi ad un certo punto, non si sa per quale motivo, ricerchiamo come elemento imprescindibile per affrontare il futuro."
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Una linea di continuità col precedente album è senza dubbio data dall'artwork: cosa vi ha spinti verso questo particolare stile grafico?
"Non riuscivamo a trovare una quadra grafica che descrivesse al meglio il concept dell'album, finché non siamo inciampati nei lavori di Hila, un'amica di Servadio, una tatuatrice amica/collega di Marco, la quale ha ben accolto la nostra richiesta di collaborazione. In generale per la parte grafica ci piace collaborare con diversi artisti, lasciandoli ispirare dalla nostra musica."
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Musicalmente parlando, "Innocence" rappresenta un grosso salto di qualità rispetto al già valido ma più canonico esordio: il nuovo album mette infatti in campo non soltanto una maggior gamma di soluzioni e varianti, ma anche e soprattutto una maggior audacia in ogni aspetto, voce inclusa, permettendo di contestualizzare perfettamente finanche il sax in "Defeating Time", segno evidente di come non vi siate seduti sugli allori. Come avete lavorato per compiere questo importante passo in avanti?
"Prima di tutto, grazie! Abbiamo lavorato tanto in studio sul sound e non ci siamo dati nessun limite, volevamo qualcosa che suonasse familiare ma allo stesso tempo molto personale e inusuale. Ci siamo resi conto di quanto il lavoro del singolo strumento non abbia alcuna importanza e valore, se non coniugato e utilizzato per il bene del brano. Non serve l'egocentrismo quando si produce un album e qualsiasi scelta (tagli/modifiche, ecc.) deve esser presa per il bene del disco finito, senza che nessun membro della band si offenda o si senta meno considerato. Si ascoltano molti album in cui si evince in maniera troppo immediata chi sia il mastermind del progetto, e noi abbiamo lavorato per andare in direzione opposta."
"L'innocenza a cui ci riferiamo è quello stato iniziale che abbiamo tutti accantonato per colpa delle cose che ci capitano in vita, e che poi ad un certo punto, non si sa per quale motivo, ricerchiamo come elemento imprescindibile per affrontare il futuro."
(Clone Culture)
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Parlando ancora di audacia e varianti, credo fosse importante implementare nuove soluzioni in un settore piuttosto rigido ed irreggimentato come quello in cui vi muovete, a cavallo fra post-punk e darkwave. C'era effettivamente la voglia di superare i troppi paletti del genere?
"Decisamente. Questa scena è ricca di fan autentici e di gran cuore. È giusto dar loro album che non siano la mera replica e macchietta del genere."
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Un altro punto a vostro favore sta in quell'orecchiabilità trasversale che riuscite ad infondere alla vostra scrittura, spesso e volentieri con ottimi refrain, senza per questo abdicare alle vostre prerogative: al netto del vostro gusto personale nel comporre, quanta volontà di liberarsi di certi limiti c'è effettivamente in voi?
"Come già accennato nelle risposte precedenti, quando scriviamo (conoscendoci da così tanto tempo) si ha piena stima e fiducia l'uno dell'altro, quindi ogni idea viene accolta e sviluppata con grande entusiasmo. Ci sono pochissimi picchi di incomprensione durante la fase produttiva, ci riteniamo fortunati per questo."
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Anche i due 'club edit' posti in chiusura del nuovo album testimoniano della vostra maggior apertura mentale: che rapporto avete con l'elettronica ed in che modo guardate ad essa in ottica futura?
"Direi che l'elettronica è fondamentale. Ci permette di spaziare ovunque, trovare infinite soluzioni, e ci piace l'idea di riuscire a far ballare. Avevano dei provini fatti in casa che suonavano molto più darkwave da club, li abbiamo mandati a Cold Transmission e insieme abbiamo deciso di inserirli nel disco, li abbiamo ultimati in studio e inseriti nella tracklist... é stata sicuramente una scelta azzeccata. In ottica futura, siamo anche noi molto curiosi di sapere cosa uscirà dal prossimo disco... ma possiamo dire con certezza che ci sarà spazio per l'elettronica."
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Per quanto attiene ai contenuti dei testi del nuovo album, cosa potete dirci al riguardo e quali aspetti del vostro concept lirico vi preme sottolineare?
"L'album tocca varie tematiche, dall'amore ("Feed Me Tonight") alla solitudine e alle domande esistenziali ("Demand For It"). Molto deriva dal mondo onirico o da visioni in cui cerchiamo di immaginarci ("Defeating Time"), ma ci sono anche messaggi positivi e di incoraggiamento ("Off You Go")."
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Questo è un brutto momento per tutti, ma soprattutto per i musicisti, impossibilitati a portare la propria musica sui palchi come avveniva prima. Siete tuttavia riusciti a portare dal vivo i nuovi brani in qualche occasione? E, nel caso, com'è andata?
"Il mese scorso abbiamo avuto la fortuna di suonare al Bloom di Mezzago di supporto ai Birthday Girl, una band svedese in tour. È stato un colpo di fortuna, direi, perché appena una settimana dopo le condizioni sono peggiorate e il concerto sarebbe stato annullato. Per la prima volta siamo riusciti a suonare con la nuova formazione (senza batteria) e a proporre tutto l'album dal vivo. È stato bellissimo. Provate ad immaginare: il nostro disco è uscito a marzo... in pieno lockdown... non certo un momento fortunato. Due quindi erano le incognite che avevamo in testa: la prima relativa al saper ancora suonare dal vivo (ridend, nda), ma soprattutto... non eravamo mai saliti su un palco con questo nuovo setup. Devo dire che però le cose sono andate molto bene, e non vediamo l'ora di poter partire per un tour."
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Vista l'impossibilità di pianificare una congrua attività live, cosa farete per continuare a promuovere la vostra ultima fatica discografica?
"Stiamo definendo l'uscita di un nuovo video per "Defeating Time", accompagnato da una canzone inedita come B-side. Vogliamo ringraziare ancora Cold Transmission per il prezioso aiuto che ci stanno dando, soprattutto in questo periodo in cui l'attività live è zero. Grazie ai loro canali le nostre canzoni sono in costante rotazione in giro per il mondo, e questo ci riempie di gioia e orgoglio, mitigando un po' quella frustrazione che abbiamo addosso dovuta alla situazione corrente."
"Non serve l'egocentrismo quando si produce un album e qualsiasi scelta deve esser presa per il bene del disco finito, senza che nessun membro della band si offenda o si senta meno considerato. Si ascoltano molti album in cui si evince in maniera troppo immediata chi sia il mastermind del progetto, e noi abbiamo lavorato per andare in direzione opposta."
(Clone Culture)
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Siamo in chiusura, e se da un lato è evidente che siate un piccolo fiore all'occhiello per l'Italia nel vostro settore d'appartenenza, vorrei approfittarne per chiedervi qual è il vostro rapporto con la scena italiana a tinte scure, sottolineando quelli che a vostro dire sono i suoi pregi e difetti.
"È sicuramente una scena molto ricettiva e molto partecipativa, ma più che di una scena italiana, grazie a Cold Transmission ci sentiamo parte di un qualcosa che va al di là dei confini nazionali. L'Italia è un paese difficile, viviamo in un momento difficile. Solo collaborando insieme possiamo far uscire quello che di musicalmente buono c'è."
https://cloneculture.bandcamp.com/
https://www.coldtransmission.com/