23-06-2015
DEVIATE DAMAEN
Controcorrente
di Michele Viali
Iniziative e idee certo non mancano ai Deviate Damaen, singolare progetto capitolino che se da un lato si adagia su un piacevole glam'n'roll più o meno aggressivo, dall'altro riversa sul pubblico un fiume di concetti, ironia e giochi di parole frastornanti, particolarità, quest'ultima, che rende l'act decisamente curioso e originale. Il nuovo album "Retro-Marsch Kiss" è in pratica un sunto del G/Ab-pensiero e questa intervista si pone come un approfondimento e una continuazione degli argomenti toccati nel disco, senza comunque tralasciare il piano sonoro con domande su stili e influenze. Nonostante la band non sia mai stata particolarmente prolifica, pur esistendo col precedente monicker sin dai primi anni '90, il frontman G/Ab riesce a rendere il nostro incontro un fiume in piena che - ne siamo certi - garantirà il divertimento e la polemica che da sempre è alla base della band, composta da indomiti animali da palcoscenico come dimostrato nelle righe a seguire.
"Noi denunciamo il fraintendimento che avvelena la 'musica alternativa': è stata erroneamente considerata una reazione all'oscurantismo borghese e 'mainstream', ma in realtà erano entrambi figli del medesimo dna culturale e umano, al di là delle risibili differenze stilistiche. Tale fittizia contrapposizione è stata montata ad arte dall'ideologia mondialista ed egalitarista affinché i figli di Atene, Roma e Aquisgrana si scannassero fra loro, aprendo la strada ad una visione grottesca del concetto di fraternità che vorrebbe ridurci tutti ad un unico popolo mondiale acefalo e morfologicamente privo di differenziazione. Il 'darkettone' smunto e sinistrorso, dimentico del retaggio identitario dal quale i suoi gusti presero le mosse, diviene complice dei carnefici della sua stessa estetica: mostrate ad uno dei tanti ragazzetti rapper islamici che proliferano nelle nostre città un video dei Lords Of The New Church o dei Candlemass gremito di crocefissi e di teschi, e vedrete..."
(G/Ab)
"Penso tutto il male possibile del mondo islamico e dell'ipocrisia con cui femministe e laicisti nostrani ne accolgono l'integralismo religioso a chiappe divelte in nome di una farsa storica che vede l'Occidente come eterno espiatore di guerre di conquista. Il terzomondismo è un veleno mediatico che asfissia l'intelligenza della gente comune senza essere supportato da alcuna verità storica. L'amore per il 'prossimo', blaterato in modo vuoto e asettico dagli imbecilli santarellini che grufolano nei salotti radical-chic, è quello per cui si adottano ragazzini in chissà quale buco del culo del mondo e poi magari si lasciano morire i propri genitori all'ospizio... Se solo ci prendessimo un po' più di cura dell'antichità e del senso originario della nostra lingua, scopriremmo che "proximus" vuol dire "vicino" e attiguo a noi stessi, non "lontano" e sconosciuto..."
(G/Ab)
"Non ci piace affatto ciò che è divenuta questa società: brutta, imbolsita, imbastardita, ammutolita, intristita. Il lassismo sessantottino mischiato all'ossessione xenofila ha prodotto una gioventù amorfa e incapace, per quel poco che gli Occidentali sono riusciti a riprodursi negli ultimi decenni. Come uscirne? Posso parlare per Noi: il culto della fisicità, la preservazione dei nostri luoghi sacri, la sacralità del Convivio garantito dalla sodalità dello scegliersi le compagnie... questo è tutto ciò che ci resta. Attraverso l'ostentazione della fisicità vengono esaltati la bellezza, la forma fisica, il trionfo del piacere, tutti elementi ancestrali in odio al sinistrume nichilista e mondialista che, non a caso, stigmatizza la pornografia come neanche i peggiori beghini cattolici o islamici fanno. Dunque, è nella nostra caverna che dovremo trovare la redenzione...
(G/Ab)