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27-09-2014
NID
La mascherata finale
di Roberto Alessandro Filippozzi
Il peso specifico del nostro Paese in tutte le diramazioni della scena dark, a livello di gruppi, non è mai stato in discussione: che si tratti di darkwave piuttosto che di power-electro, o di synthpop anziché magari dark ambient, l'Italia non ha mai mancato di sfornare nomi che hanno saputo imporsi all'attenzione del pubblico, quando non addirittura diventare figure di riferimento per interi filoni. Un processo che si rinnova di continuo, portando alla luce nuovi act capaci di sorprenderci positivamente, proprio come i pugliesi NID, quartetto formatosi solamente nel 2011, ma già capace - dopo un solo EP - di conquistare i favori di un'etichetta di comprovata qualità come la spagnola La Esencia, che alcuni mesi fa ha pubblicato l'album d'esordio dei Nostri. Un lavoro all'insegna di un neofolk ispirato, appassionato, fascinoso e di ampio respiro, pienamente convincente tanto sul piano compositivo quanto nell'esecuzione, che poco o nulla ha da spartire con quell'essenzialità che ha permesso a molti nel genere di emergere anche senza grandi doti tecniche. Sedotti dalla bellezza di una prova avvincente e già matura come "A Fair Masquerade", ci siamo rivolti alla band (che ha presenziato quasi al completo all'intervista) per far luce sui contenuti dell'ennesima opera destinata a tenere alto il vessillo dell'Italia nel panorama internazionale...
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Vi siete formati solo nel 2011: da quali precedenti esperienze musicali venivate e con quali intenti avete dato vita al progetto NID?
Luca: "La nostra avventura come NID è iniziata appunto nel 2011 da un'idea di mia (Luca Attanasio) e del bassista Cosimo Barbaro, con il quale vi era un'amicizia consolidata da oltre dieci anni. Subito dopo si sono aggiunti Luca Mazzotta e Alessandro Mangione, assieme ai quali abbiamo subito iniziato a buttare giù tantissime idee sul materiale che è andato poi a concretizzarsi nel nostro primo album "A Fair Masquerade".
Tutti e quattro veniamo da esperienze musicali precedenti e diverse, alcune ancora attive, ma diciamo che con i NID è stato come partire da zero per un'esperienza del tutto nuova che ci portasse a sperimentare nuovi territori musicali, dal neofolk all'industrial, cosa tra l'altro molto rara per una band del nostro territorio."
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Nello stesso anno avete rilasciato l'EP digitale "Nature In Disguise", titolo che fa pensare a come il vostro nome NID sia in realtà un acronimo: quale concetto vuole esprimere un nome come 'natura camuffata'?
Luca: "Diciamo che il nome NID è nato in precedenza, e casualmente si sposava alla perfezione con i temi che volevamo comunicare nel nostro primo EP.
Il nome NID può avere differenti significati: se lo si legge in italiano, ovviamente con la pronuncia simile a "need" in inglese, ha il significato di bisogno, mentre dal punto di vista simbolico si ricollega all'iscrizione runica "Nauthiz", che simboleggia l'oscurità seguita dalla luce, la prova da cui si sviluppa la forza di volontà dopo aver superato dei momenti bui. Il nome NID, nel più antico grado della magia nera scandinava, veniva utilizzato per inviare delle maledizioni nei confronti dei nemici.
Detto questo, "Nature In Disguise" affronta proprio il tema di una natura deturpata, violentata dall'opera dell'uomo nel corso dei secoli."
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L'EP "Nature In Disguise" deve essere stato un buon trampolino di lancio, visto che ha poi fruttato un contratto con l'etichetta La Esencia, che magari non pubblica molte cose, ma che quando lo fa cura con grande attenzione ogni dettaglio: come siete giunti all'accordo con la label iberica e quali sono le vostre impressioni sin qui?
Luca: "L'uscita del nostro EP "Nature In Disguise" è stata sicuramente un fattore molto importante, che ci ha dato ancor più consapevolezza nei nostri mezzi e nelle nostre potenzialità.
Il nostro approccio con l'etichetta è stato molto spontaneo e cordiale: abbiamo mandato il materiale che avevamo e La Esencia si è dimostrata da subito molto interessata ad esso, dandoci l'opportunità di pubblicare il nostro primo full-length. Si tratta di gente molto attenta alle novità e all'underground musicale, e siamo davvero orgogliosi di aver stretto questo sodalizio con un'etichetta che pubblica tanti altri progetti di assoluto livello."
"La reale e giusta mascherata di cui parliamo nelle nostre composizioni è quella finale, l'ultima, quando ci troviamo spettatori inermi di fronte alle caducità della vita stessa, nel momento in cui ci trova nudi, spogliati di qualsiasi orpello davanti alla morte..."
(Luca Attanasio)
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Veniamo al vostro debut album "A Fair Masquerade", partendo dal suo titolo: a quali concetti si riferisce questa 'equa mascherata'?
Luca: "La nostra "Fair Masquerade" rappresenta una sorta di mascherata barocca, dove ogni individuo si affanna a indossare la maschera più strabiliante e pomposa sul palcoscenico della vita. La reale e giusta mascherata di cui parliamo nelle nostre composizioni è quella finale, l'ultima, quando ci troviamo spettatori inermi di fronte alle caducità della vita stessa, nel momento in cui ci trova nudi, spogliati di qualsiasi orpello davanti alla morte."
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Al primissimo impatto sono rimasto favorevolmente colpito dalla splendida veste grafica: un sontuoso digipack completo di bellissimo booklet. Proprio per la caratura dell'artwork, penso valga la pena spendere qualche parola per i concetti che si legano alla scelta delle immagini...
Alessandro: "L'artwork e le grafiche del digipack nascono dalla lunga e fruttuosa collaborazione con Antonio Leo, con noi fin dai primissimi passi del nostro progetto. La sua costante e fraterna presenza ha reso possibile la messa in grafica di ogni singola nota di questo lavoro in maniera naturale e spontanea, senza nessuna indicazione di sorta; è stato un procedere parallelo e simbiotico di osmosi creativa al quale non possiamo che essere grati, e allo stesso tempo parte integrante del progetto NID. Pochi mesi fa è uscito il nostro primo videoclip "Always", sempre girato da Antonio, che è possibile visualizzare sui vari canali web."
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Il magnifico booklet, anziché includere i testi, presenta solo brevi frammenti della vostra poetica: cosa potete dirci riguardo alle liriche dell'album ed ai temi che, in generale, come NID vi proponete di affrontare e sviluppare?
Cosimo: "La scelta di non includere i testi è stata a lungo ponderata e discussa. Hanno pesato a favore tanto la volontà di non veicolare in una sola direzione l'ascoltatore, che in questo modo può a nostro avviso 'entrare' totalmente nel brano seguendo esclusivamente le sue sensazioni, quanto il desiderio stesso che fossero le grafiche ad avere risalto e a 'parlare' per noi. Quanto alle liriche e ai temi, credo che se una linea guida esista, questa sia con certezza l'amicizia che lega me e Luca Attanasio da molti anni e che ci ha portati a sviluppare per certi versi una visione comune dei nostri tempi e della società in cui, spesso nostro malgrado, ci troviamo a vivere. Davanti all'ignoranza e alla massificazione, al qualunquismo e alla violenza degli standard culturali dominanti, noi ci sentiamo quasi degli alieni.
Viviamo, forse, con gli occhi chiusi, ma per riuscire a 'vedere' meglio. Ci sentiamo soli con i nostri ideali, forse all'antica, ma non per questo sconfitti."
"Davanti all'ignoranza e alla massificazione, al qualunquismo e alla violenza degli standard culturali dominanti, noi ci sentiamo quasi degli alieni. Viviamo, forse, con gli occhi chiusi, ma per riuscire a 'vedere' meglio. Ci sentiamo soli con i nostri ideali, forse all'antica, ma non per questo sconfitti..."
(Cosimo Barbaro)
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A proposito di temi, l'impressione è che nel vostro concept non vi sia molto spazio per quelle ideologie totalitarie e quei richiami alla Seconda Guerra Mondiale tanto sfruttati in ambito neofolk, oltre che martial e/o industrial. Che opinione avete dell'ambiguità (voluta o meno che sia) con cui spesso certi temi vengono trattati nella scena di cui fate parte?
Cosimo: "Come ti dicevo, le nostre composizioni sono nate da un'urgenza comunicativa nel più profondo della nostra intimità e in momenti molto particolari della nostra esistenza. Non ci siamo mai sentiti, perciò, vessilliferi in partenza di un'ideologia piuttosto che un'altra. Certo, a livello personale e umano siamo grandi appassionati di Storia e di Estetica, come credo molti altri artisti affini a noi. Ma se ambiguità e fascinazione per alcune tematiche sono elementi distintivi del genere, allora posso garantirti che per quanto ci riguarda il nostro impegno esclusivo è continuare a lavorare come musicisti, perché in fondo è quello che ci riesce meglio."
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Venendo all'aspetto musicale, sono rimasto colpito dalle vostre abilità strumentali, che vi elevano ben al di sopra di quella moltitudine di gruppi neofolk che sono riusciti a farsi strada anche con soluzioni minimali e figlie di una tecnica sotto la media: quanto è importante per voi esprimere anche la completezza del vostro notevole bagaglio tecnico?
Luca: "Personalmente non penso di essere un mostro di tecnica e sono favorevolmente sorpreso e onorato delle tue parole. Sicuramente considero Luca Mazzotta (chitarra) e Cosimo Barbaro (basso) musicisti e compositori di grande tecnica e valore compositivo, così come Alessandro Mangione, che considero il fulcro e motore nei nostri arrangiamenti.
Indubbiamente l'aspetto tecnico è un elemento importante, ma per quanto ci riguarda non ci badiamo più di tanto; preferiamo che le nostre melodie colpiscano al cuore della gente, che emozionino, perché rappresentano la nostra personalità, la nostra essenza e quello che siamo realmente. I pezzi nascono in maniera molto spontanea in sala prove e sono frutto del nostro istinto e gusto musicale."
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Proprio la vostra tecnica, che a mio giudizio è superiore alla media del genere, mi ha portato ad accostarvi a tante belle realtà nostrane che negli anni ci hanno regalato prove importanti dal punto di vista compositivo: in questo senso, pensate sia corretto parlare di una vera e propria 'scuola italiana' del neofolk che in quanto a capacità strumentali non ha nulla da invidiare alle altre aree geografiche?
Luca: "Grazie per le belle parole. Sicuramente l'aspetto tecnico è molto importante, perché ci da la possibilità di esprimere al meglio le nostre idee, ma è fondamentale che ciò non intacchi il feeling che si crea nella composizione finale. Indubbiamente l'Italia nel corso degli anni ha sfornato tantissime band di assoluto valore, ognuna di esse contraddistinta da un sound originale e personalissimo. Potrei citare molte band che sono ormai delle realtà a livello nazionale ed europeo, e che nulla hanno da invidiare ai pionieri storici del genere."
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Oltre alle ottime interpretazioni strumentali e vocali, del vostro sound mi ha colpito molto sia il gusto per la melodia, sia il pathos che esso convoglia: quanto contano tali aspetti per voi?
Luca: "Hai colto nel segno. È proprio quello che intendevo prima, quando parlavamo di tecnica: il nostro obiettivo è quello di creare un'alchimia perfetta tra testi e musica, che tendono a creare quel pathos che si può percepire ancor di più durante le nostre esibizioni live."
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Sono rimasto anche impressionato dalla completezza del vostro songwriting, che pur senza reinventare nulla riesce a spingersi ben oltre le convenzioni, arrivando finanche ad una "Shattered Flowers" che mi ha ricordato qualcosa dei Kirlian Camera: è il sintomo di una chiara volontà di non rimanere intrappolati né in determinati schemi, né tanto meno in un genere (il neofolk) che spesso si autolimita con troppi paletti?
Luca: "Ti ringrazio per l'accostamento ai Kirlian Kamera, band che tra l'altro stimiamo e seguiamo da molti anni. Sicuramente non ci poniamo dei limiti e non è nostra intenzione rimanere intrappolati nel genere neofolk, tant'è che stiamo già lavorando a delle nuove composizioni che si presentano differenti dal nostro primo lavoro. Una cosa che troviamo molto stimolante è lo sperimentare, e questo ci porterà a esplorare già nuovi orizzonti molto presto. Non resta che attendere (sorride, nda)..."
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In un'opera di spessore e respiro assolutamente internazionale, non avete comunque mancato di omaggiare la nostra lingua col brano "Ultimo": un piccolo 'segnale di appartenenza', oppure un discorso che svilupperete in maniera più completa in futuro?
Cosimo: "L'uno e l'altro. Mi spiego: non escludiamo in futuro di scrivere ancora dei testi in italiano, perché in fondo è la lingua che amiamo e che, personalmente, io studio da sempre e approfondisco con passione.
Ma siamo altresì consci delle difficoltà che l'italiano presenta in fase compositiva a causa della sua peculiare musicalità. Insomma, l'incontro fra testi e musica deve essere perfetto, o il più possibile tale, per non rischiare di cadere nel ridicolo."
"Non ci siamo mai sentiti vessilliferi di alcuna ideologia. Siamo grandi appassionati di Storia e di Estetica, come credo molti artisti affini a noi, ma se ambiguità e fascinazione per alcune tematiche sono elementi distintivi del genere, allora il nostro impegno esclusivo è continuare a lavorare come musicisti, perché è quello che ci riesce meglio..."
(Cosimo Barbaro)
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A proposito di futuro, cosa bolle in pentola per i NID? Vi state muovendo per esibirvi dal vivo in eventi di un certo peso? Qualcuno di voi si cimenta anche con progetti paralleli?
Luca: "Al momento stiamo cercando di promuovere il più possibile il nostro primo album "A Fair Masquerade", che devo dire sta riscuotendo un buon successo di critica e pubblico, cosa che all'inizio non ci saremmo aspettati.
Abbiamo anche molti contatti nel centro e nord Italia, dove la scena è consolidata e dove vorremmo approdare dopo l'estate, e perché no, anche andare in giro per l'Europa...
Della band io sono l'unico in questo momento ad avere un progetto parallelo, Playontape, con i quali sto per uscire in questi giorni col nuovo album."
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Sicuramente è presto per parlare del prossimo album, e tuttavia vorrei chiedervi in quali direzioni pensate possa muoversi il vostro sound, visto che intendete portare avanti un discorso tutt'altro che statico ed uguale a sé stesso...
Luca: "Il lavoro è già iniziato. Non ci siamo mai prefissati un genere musicale di appartenenza e stiamo dando molto spazio alla sperimentazione in questa prima fase.
Sicuramente abbiamo voglia di evolverci come musicisti, ma affinché questo avvenga, è necessario prima seguire un percorso umano. Al momento, perciò, conosciamo l'inizio della strada, ma non sappiamo ancora dove ci porterà..."
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Alessandro, chiudiamo con una nota sul tuo lavoro nelle arti visive: cosa puoi dirci riguardo il tuo stile e le tue ambizioni in tale campo? Credi che il tuo lavoro nelle arti grafiche si combinerà presto con quello dei NID?
Alessandro: "Inutile dire che la mia ispirazione è sempre prettamente visiva, ed il mio apporto ai NID è sicuramente una traduzione sonora di scenari che potrei mettere su tela; una certa contaminazione è certamente avvenuta con il primo EP, nel quale ho cercato di dare una connotazione visionaria realizzandone la copertina: un mio personale concetto di "nature in disguise"... Da quel momento ho sentito spesso l'esigenza di invertire le parti e mettere su tela quello che esprimevo in musica: e cosi è nata la serie di "The Dark Side Of The Light", che è possibile visionare sul mio sito personale (www.alessandromangione.com)."
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