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11-01-2014
THE BLUE PROJECT
Catartico volo
di Roberto Alessandro Filippozzi
Se è vero che le parole sono importanti (ed è vero), allora non ci parrebbe corretto parlare di reale 'sorpresa' riguardo allo splendido "Adrift" del duo italico The Blue Project. Deve effettivamente sorprendere la grandissima qualità di un debut album una volta scoperto che dietro ad esso ci sono non degli sconosciuti in cerca di affermazione, bensì personaggi che hanno dato lustro alla scena nazionale come Davide Borghi (mastermind dei ben noti Albireon) e la rediviva Maria Cristina Anzola (voce dei The Bel Am nei primi anni '90)? Certo che no, come non sorprende che The Blue Project abbia destato l'interesse di un'etichetta attentissima alla qualità come la Eibon Records, che ha fornito a questa nuova realtà della scena italiana il giusto e doveroso supporto. Affascinati profondamente dalla magia di un lavoro dove sottilissime ed appassionate sfumature eteree lasciano infinito spazio alle grandi capacità vocali, all'estro ed all'indiscusso talento della Anzola, siamo andati ad approfondire il discorso assieme ad entrambi i protagonisti di questa nuova e magnifica avventura artistica...
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Maria Cristina, iniziamo con te. Nei primi anni '90 sei stata protagonista nei The Bel Am con un album ed un EP: perché ci è voluto tanto per vederti tornare sulle scene in grande stile, ed artisticamente parlando cosa hai fatto in tutti questi anni?
Maria Cristina: "La vita a volte ti tiene lontano dalle grandi passioni, artisticamente parlando sono rimasta inattiva per tantissimi anni. Ebbi un riavvicinamento alla nuova formazione dei Bel Am, ora Bel Am Castle, ma in realtà ormai si era persa la magia, così a breve interruppi la collaborazione."
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Cogliamo l'occasione per ripercorrere la breve parabola artistica dei The Bel Am, tornando sulle ragioni della cessazione delle attività e stilando un tuo bilancio a posteriori di quanto fatto con quel progetto...
Maria Cristina: "I Bel Am nascono ufficialmente nel lontano 1988, fondati da me e Alessandro Ronchini; dopo la registrazione di due demo approdiamo, grazie ad Angelo Bergamini, alla Discordia con l'EP "Eternal Carmine" del '93. Nel 1994 è la volta dell'album "Fresh Deadly Roses". Nel frattempo escono diverse compilation estere coi nostri pezzi, tra cui la famosa "Heavenly Voices" della Hyperium... Seguirono concerti ed un ulteriore contratto con Discordia, che non onorammo. Di lì a poco ci siamo spenti, presi forse dai problemi della quotidianità. Come dicevo ci fu una reunion pochi anni fa, ma per ciò che mi riguarda erano cambiate troppe cose, e così mollai... I Bel Am sono stati una bellissima esperienza, parte fondamentale della mia vita per molto tempo, poi si cresce e si va avanti!"
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Veniamo ai The Blue Project: come vi siete conosciuti, artisticamente parlando, e quali finalità vi siete posti per concretizzare questa vostra collaborazione?
Davide: "Ho cercato io Maria Cristina, dal momento che, pur abitando nella stessa città, non avevamo mai avuto occasione di conoscerci. Ho sempre amato il suo modo di cantare e di esprimere sé stessa, e credo che già al momento di scriverle la prima mail coltivassi la segreta speranza di creare qualcosa insieme. L'intesa personale e musicale instauratasi da subito ha portato in poco tempo alla nascita di The Blue Project, e il disco è stato concepito in modo assolutamente spontaneo e senza forzature di sorta. Credo che incontrare una cantante dotata di una straordinaria emotività come Maria Cristina sia stata una grande occasione di crescita artistica e personale e che "Adrift" sia qualcosa di assolutamente speciale, frutto di un lavoro di squadra impegnativo ma completato in assoluta comunanza di intenti. "Adrift" è un disco nel quale abbiamo lasciato libera la nostra emotività, e vorremmo che chi ci ascolta provasse le stesse sensazioni."
Maria Cristina: "Conoscere Davide è stata una gran fortuna, è un uomo d'altri tempi, leale, gentile e di una grazia che ormai si riscontra raramente negli esseri umani. Non è stato difficile intraprendere il percorso con lui."
"Credo che incontrare una cantante dotata di una straordinaria emotività come Maria Cristina sia stata una grande occasione di crescita artistica e personale e che "Adrift" sia qualcosa di assolutamente speciale, frutto di un lavoro di squadra impegnativo ma completato in assoluta comunanza di intenti: un disco nel quale abbiamo lasciato libera la nostra emotività, e vorremmo che chi ci ascolta provasse le stesse sensazioni..."
(Davide Borghi)
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Davide, tu peraltro hai già recentemente dato vita ad un tuo progetto parallelo agli Albireon, ossia Ekra. Quali stimoli ti hanno spinto a desiderare questa avventura?
Davide: "Ekra è stato qualcosa di necessario, una profonda esperienza liberatoria. A differenza di Albireon, Ekra è un progetto in cui è determinante l'improvvisazione e l'immediatezza dell'idea. Anche in Albireon la parte 'subconscia' è fondamentale nel momento in cui un brano viene 'ricevuto', ma è innegabile come poi l'elaborazione dei testi e delle musiche sia maggiormente ricercata e studiata. Ekra è espressione di ricordi attraverso musiche a tratti infantili, a volte solenni, altre volte più violente, ma sempre e comunque concepite e registrate in brevissime sessions che nulla hanno di ragionato. Il primo disco "Pills For An Ill Silly Heart" è uscito su Disques De Lapin nel 2011, mentre il nuovo "A Shelter For Stolen Teddybears" uscirà presto su Looney-Tick Productions. Le copertine sono entrambe del pittore francese Fabrice Billard, noto per i suoi lavori con Sonne Hagal e per la sua label Divine Comedy."
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Per questa nuova avventura comune avete scelto il nome The Blue Project: quale significato assume il 'blu' (che curiosamente a livello cromatico non ricorre nell'album) nel vostro monicker e cosa vi ha spinti a sceglierlo?
Davide: "È stata Maria Cristina a proporre questo nome, e l'ho subito trovato perfetto. Evoca le atmosfere riflessive e dilatate del disco senza rinchiuderci in una gabbia precostituita. Naturalmente, anche su suggerimento di Mauro Berchi della Eibon, abbiamo preferito evitare la banalità di una cover basata sulle sfumature di blu!"
Maria Cristina: "Il blu è un colore dell'anima che ben viene rappresentato dalla natura attraverso la fase crepuscolare. In quel momento del giorno i colori reali, passando dal blu, assumono strane sfumature talvolta inquietanti, talvolta rasserenanti. Questo è The Blue Project ."
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Penso sia stato importante che il vostro esordio abbia potuto godere del supporto di una label seria e professionale come la Eibon: qual è il bilancio del vostro percorso comune sin qui?
Davide: "Mauro è un caro amico da ormai vent'anni, oltre che uno degli artisti e label manager che più ammiro. I dischi di Canaan e Neronoia e le svariate ottime produzioni Eibon (Colloquio e First Human Ferro su tutti) parlano da soli. Certamente la sua esperienza e la sua capacità sono state fondamentali, basti guardare la bellezza dell'artwork e la qualità del digipack, ma lo è stata ancor di più la fiducia concessa da Mauro a The Blue Project ancor prima di sentire una sola nota. Questo ci ha permesso di lavorare in assoluta tranquillità ad "Adrift", curandone tutti i dettagli. E mi permetto inoltre di fare mia la battaglia della Eibon per la sopravvivenza della musica in supporto fisico: non siamo contro al mondo digitale o al progresso, ma pensiamo che un'opera d'arte debba essere fruita nella sua completezza attraverso CD, vinili, cassette o quel che vi pare. Personalmente, per me la musica in mp3 non esiste e non esisterà mai."
Maria Cristina: "Mauro si è subito rivelato una valida guida! È stata una presenza costante e discreta durante la lavorazione. Gli devo molto per la fiducia dimostrataci."
"Faccio mia la battaglia della Eibon per la sopravvivenza della musica in supporto fisico: non siamo contro al mondo digitale o al progresso, ma pensiamo che un'opera d'arte debba essere fruita nella sua completezza attraverso CD, vinili, cassette o quel che vi pare. Personalmente, per me la musica in mp3 non esiste e non esisterà mai..."
(Davide Borghi)
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Il primo impatto col vostro album è quello squisitamente visivo, nobilitato dai magnifici dipinti di Maria Cristina che adornano la bella confezione. Maria, da dove nasce l'ispirazione della tua pittura e cosa vuoi trasmettere con le figure femminili scelte per l'artwork di "Adrift"?
Maria Cristina: "A dire il vero non è stata una mia scelta quella di utilizzare i miei acquerelli per la cover... è tutta colpa di Davide e Mauro! Anche se devo ammettere che è stata una scelta azzeccata. I soggetti femminili in questione rappresentano le stagioni e sono stati creati diversi anni fa quando, reduce da studi artistici, mi dilettavo ancora a dipingere."
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Sei anche la principale autrice dei testi: cosa puoi dirci di essi, e cosa ha motivato la scelta di un titolo forte come "Adrift" (che potremmo tradurre come "alla deriva")?
Maria Cristina: "I testi sono il frutto e la sintesi del mio cammino nella vita. Sono moti emotivi e "Adrift" è il giusto termine per riassumere il mio stato, il mio essere. Non sono stati resi noti intenzionalmente. Non amo svelare pubblicamente la mia persona."
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Il vostro suono poggia su sottilissime basi eteree, private dei ritmi: cosa ha determinato la scelta di questo preciso registro stilistico a livello strumentale?
Davide: "Difficile darti una risposta ragionata: ho semplicemente iniziato a creare le basi utilizzando vari strumenti, e poi deformandoli fino ad ottenere qualcosa di interessante. È stata una parte del lavoro svolta in solitudine ed è stato qualcosa di veramente molto intenso a livello emotivo. A tratti sono emersi elementi più rumorosi, mentre in altri passaggi ho sentito il bisogno di utilizzare tastiere ed archi, in modo da dare a Maria Cristina qualche accenno armonico su cui costruire le linee vocali. A questo proposito, trovo che l'assoluta armonia e compenetrazione tra voci e strumenti sia la cosa più bella di "Adrift". In questo Maria Cristina è stata assolutamente magnifica."
Maria Cristina: "La costruzione dell'album è stata piuttosto singolare e stimolante. Il procedere separatamente, in completo isolamento, cercando di unire due entità distinte, è stata una sfida vinta. Questa modalità inoltre ci ha dato l'opportunità di sperimentare in completa libertà, senza nessuna 'inibizione' emotiva."
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L'unico brano che gode di ritmi è "The Glass Child", dove è ospite Riccardo Spaggiari, percussionista degli amatissimi Ataraxia. Cosa potete dirci circa il lavoro svolto assieme per questa specifica canzone?
Davide: "Inutile dire quanto io ami gli Ataraxia. Trovo inoltre che l'ingresso di Riccardo li abbia definitivamente completati. Così, quando abbiamo sentito il bisogno di una parte percussiva, ci è venuto spontaneo chiederlo a lui, sicuri che la sua sensibilità e la sua tecnica avrebbero dato i risultati sperati. "The Glass Child" è il brano più complesso del disco e probabilmente anche il culmine del pathos di tutta l'opera: la parte finale in cui la voce di Maria Cristina, le percussioni etniche di Riccardo, i vari strati sonori e i loop sembrano danzare insieme è qualcosa che troviamo commovente. Inutile dire che siamo stati felici ed onorati di avere Riccardo con noi!"
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Maria Cristina, come sai ho particolarmente apprezzato la tua splendida prova vocale, che come ho scritto mi ricorda per costruzione certi immortali traditional come "The Wind That Shakes The Barley" o "The Unquiet Grave": un paragone verosimile? E cosa puoi dirci riguardo l'impostazione che hai voluto dare alle tue vocals in "Adrift" e l'ispirazione che ha guidato la tua performance?
Maria Cristina: "Non credo di aver avuto fonti d'ispirazione dall'esterno. Grazie per le alte citazioni, ma i miei ascolti musicali sono diversi da quelli sopra evocati. Le linee vocali penso che partano da un banale istinto e dalle possibilità che la voce stessa mi offre. Nel caso di "Adrift" mi sono lasciata trasportare dai sentimenti nel modo più semplice possibile, senza cercare virtuosismi o forzature che avrebbero appesantito la sostanza. Sono soddisfatta della riuscita e spero di aver reso concreto l'intento."
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La vostra musica è sì attraversata da un respiro antico per i motivi di cui sopra, eppure ha tutti i crismi per essere assolutamente attuale, ma sostanzialmente lascia la piacevole sensazione di essere come 'sospesa nel tempo'... Qual è la vostra personale percezione del vostro suono?
Davide: "La percezione che ne abbiamo è esattamente quella di una deriva... attraverso ricordi, speranze, paure, sogni... È un volo attraverso un cielo a tratti plumbeo e a volte illuminato dalla tenue luce dell'alba, ma è un volo a cui bisogna abbandonarsi dimenticando il tempo e lo spazio, perché il volo deve essere guidato solo dai suoni e dalla voce. Non solo però sensazioni soffuse e dilatate, il suono del disco ha anche un lato ruvido, che può ferire. Una catarsi completa, almeno per noi: mi piace pensare che "Adrift" sia un disco che potrà suonare attuale anche tra vent'anni, oppure che sarebbe potuto piacere anche vent'anni fa."
Maria Cristina: "Concordo appieno con l'analisi di Davide e con la tua definizione... che dire di più?"
"La nostra musica è un volo attraverso un cielo a tratti plumbeo e a volte illuminato dalla tenue luce dell'alba, ma è un volo a cui bisogna abbandonarsi dimenticando il tempo e lo spazio, perché il volo deve essere guidato solo dai suoni e dalla voce. Mi piace pensare che "Adrift" sia un disco che potrà suonare attuale anche tra vent'anni, oppure che sarebbe potuto piacere anche vent'anni fa..."
(Davide Borghi)
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Venendo ai progetti futuri, cosa bolle in pentola per i The Blue Project? Immagino sia un progetto che avrà un seguito, e volevo sapere se avete intenzione di portare la vostra musica anche sui palchi in concerto... Colgo l'occasione per chiedere se ci sono novità anche in casa Albireon, e vi lascio lo spazio per ogni altra notizia che riguardi eventuali altri progetti artistici che vi coinvolgono...
Davide: "Stiamo valutando alcune occasioni live che si stanno presentando e che vorremmo cogliere per testare il suono di The Blue Project dal vivo. A tempo debito inizieremo anche a lavorare al successore di "Adrift", per il quale sono già stati abbozzati numerosi spunti. Per quanto riguarda Albireon, il recente doppio CD "Le Fiabe Dei Ragni Funamboli" (Palace Of Worms/Infinite Fog) resterà sicuramente per parecchio l'ultimo full-lenght disponibile, mentre invece annunceremo presto alcune edizioni speciali in 7". Lunga vita al vinile!"
Maria Cristina: "Sto approcciando proprio in questi giorni il nuovo The Blue Project, sperando di cominciare il lavoro in studio nel mese di marzo."
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A voi lo spazio per concludere l'intervista col messaggio che più ritenete opportuno...
Davide: "La nostra musica non reca messaggi di alcun genere, è semplice emotività fatta suono. Vi invitiamo ad ascoltare "Adrift" guardando il booklet, accarezzandone la carta pregiata, abbandonandovi ad esso e rendendolo parte della vostra vita, dei vostri momenti di dolore, di amore, di disillusione. Raggiungere questo obiettivo, per noi, sarebbe bellissimo."
Maria Cristina: "Io invece ti ringrazio per lo spazio che ci hai dedicato!"
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