22-09-2013
STARDOM
Danze forzate
di Max Firinu
Sono da considerare un gruppo emblema della nostra scena underground, non solo grazie al bagaglio di esperienze che gode ogni membro della band, ma grazie anche al loro intenso lavoro live, che li ha visti protagonisti finanche in un mini-festival di natura più vicina al neofolk, dove comunque hanno proposto una grandissima performance. Una band che è in grado di cambiare le cose col suo ponte tra passato e presente delle sonorità new/darkwave, e per questo proiettata al futuro. Siamo felici di presentarvi l'act lombardo in questa ampia e riuscita intervista, esplicativa ed esaustiva grazie alla professionale coralità del quartetto, già punto fermo della scena nazionale nel giro di due soli album...
"Spesso ci chiedono come mai abbiamo scelto di cantare in italiano, invece che in inglese. Il solo fatto che a tanti venga in mente di fare questa domanda è di per sé anche una risposta, qualcosa su cui bisognerebbe fare una profonda riflessione. Un fatto curioso è che in Italia ci sono più gruppi rock e affini che nell'intera Inghilterra, la terra dove alla nostra corrispondente sagra della salsiccia si suona rock duro e puro, invece di Vasco, Liga e 'Giggi'..."
(Oliver)
"Il brano "Danze Illiberali" è un'invettiva amara e sarcastica rivolta all'ottusa ripetitività del teatrino del divertimento: è un manifesto volutamente ruvido e declamatorio contro l'ostentazione, il divismo e il dandismo superficiali. Perché a giustificarli, di fatto, oggi non esiste una vera corrente estetica. Questo brano spara decibel di noia e fastidio verso lo sballo a tutti i costi, ansioso di nobilitarsi con mezzucci facili, ricorrendo a patchwork incoerenti di stili, con approssimazione, senza una linea di pensiero. Il moderno, qualunque cosa sia e significhi, si alterna con irritante ambiguità all'illiberale..."
(Fafnir)
"Spesso facciamo cose che ci fanno credere di essere liberi ma, al contrario, calchiamo cliché, recitiamo copioni già scritti, saltelliamo come scimmie seguendo con i nostri passi le luci che si accendono. Eppure ci sentiamo realizzati, presenti, reali. Nessuno è immune da questo giogo: la differenza, infatti, non passa tra chi è nel circolo vizioso e chi non lo è, visto che tutti danziamo le danze illiberali, ma tra chi ha consapevolezza e chi invece è convinto di essere libero. Il secondo non ha speranza, il primo... neppure, ma almeno lo sa!"
(RCD)