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13-09-2011
ATRIUM ANIMAE
Visioni sacre
di Roberto Alessandro Filippozzi
Per una volta tanto, mi si conceda un 'personalismo' al fine di raccontare del mio lieto incontro con i protagonisti dell'articolo in questione. Non troppo tempo addietro, nella prima metà del 2010, ho avuto il piacere di imbattermi nella musica del duo sardo navigando nella rete, facendomi rapire all'istante dall'infinita beltà dell'oscuro piglio neoclassico delle composizioni di Atrium Animae. Non mi sono potuto esimere dal mettermi in contatto con i due membri, Alessia Cicala (voce, già nota per i suoi ammirevoli trascorsi con Essences e Chirleison) e Massimiliano Picconi (musica), onde manifestare loro il mio più sincero e profondo apprezzamento e chiedere delucidazioni circa un debutto ufficiale sul quale già sognavo di mettere le mani. Conversare via mail con due persone così gentili e misurate si è rivelato estremamente piacevole, e quando ho appreso come a livello contrattuale non ci fosse ancora nulla di concreto, salvo l'aver intavolato qualche discorso, mi sono offerto di intercedere personalmente presso quei contatti che ho maturato negli anni e che ritenevo 'papabili'. Di comune accordo col duo, la primissima scelta è stata quella di rivolgersi al gentilissimo (e fedele partner di Darkroom) Sam Rosenthal, leader degli storici Black Tape For A Blue Girl e, soprattutto, a capo di quella Projekt che i 'tre cospiratori' di cui sopra hanno individuato quale etichetta ideale per un progetto come Atrium Animae. Immediatamente colpito dallo spessore artistico dei tre brani saggiati (gli stessi che avevo personalmente avuto l'onore di ascoltare), Sam non ha atteso oltre per proporre un solido ed importante contratto al duo nostrano, che ha infine debuttato nel mese di giugno col sublime album "Dies Irae", ponendo la prima pietra nell'edificazione di un significativo percorso artistico. Un piccolo aneddoto che serberò sempre nel cuore, felice di aver dato il mio modestissimo contributo affinché una simile realtà nazionale emergesse in tutto il suo splendore, e che qui omaggiamo con l'imprescindibile approfondimento dell'intervista...
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Vi siete formati solo nel 2007: come vi siete incontrati, artisticamente parlando, e quali esigenze artistiche vi hanno spinti a dar vita al progetto Atrium Animae?
Alessia: "Il nostro primo incontro risale al 2002, e da subito notammo di possedere evidenti affinità musicali. Iniziò cosi la nostra relazione come coppia nella vita. Massimiliano ha sempre stimato il mio lavoro e, nel 2007, decidemmo di iniziare un nuovo progetto assieme. In quel periodo stavo lavorando al secondo disco dei Chirleison, ma avevo la necessità assoluta di mettermi in gioco... di sentire ed esprimere la musica in un modo ancora non sperimentato... Condizione necessaria: abbandono del progetto se non fosse stato raggiunto un adeguato livello qualitativo delle composizioni."
Massimiliano: "Questo per me era un requisito essenziale, conoscendo le qualità compositive e vocali di Alessia, ed essendo questa la mia prima esperienza in questo campo. Per fortuna le nostre prime composizioni sono state qualitativamente soddisfacenti, e quindi abbiamo deciso di continuare a lavorare al progetto. Ovviamente le cose sono notevolmente cambiate, attraverso un processo di maturazione lento e graduale durato tre anni. Comunque una delle nostre prime composizioni, "Lacrimosa Dies", è presente nel disco."
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Nel dare forma alle vostre idee, come avete suddiviso i compiti e quali finalità avete individuato per la vostra avventura artistica?
"Il primo pezzo (non incluso in "Dies Irae") non aveva un testo. Alessia compose una linea vocale incentrata su vocalizzi e suoni che somigliavano a delle parole. Ancora non era chiara l'idea del progetto. Una domenica mattina, mentre ascoltavamo "Rex Gloriae" nella sua prima stesura, ci convincemmo che il pezzo necessitava di un testo. Alessia ha composto alcune delle liriche nei suoi precedenti progetti. Lei ama scrivere... ma le sue liriche sono più delle parole dipinte su quadri... sentiva, invece, che la musica di Massimiliano evocasse qualcosa di antico... di profondamente drammatico, e cominciammo a sfogliare dei vecchi libri, alcuni legati alla "Sacra Rappresentazione" nel teatro religioso del Medio Evo. Ci soffermammo sui drammi cristiani medioevali e, in particolare, su elementi tipici dei drammi liturgici chiamati 'tropi', consistenti nello sviluppo di brani dialogici del Vangelo, ricchi di elementi rappresentativi e simbolici, in genere caratterizzati da recitazione alternata, dal canto corale, dall'equilibrio tra il dialogo e la musica come strumento di enfasi per gli elementi drammatici o scenici, e la cui esecuzione veniva affidata ai chierici. A questo punto ci apparve tutto chiaro... Ovviamente, essendo l'origine di tale forma di dramma attribuibile al Concilio di Costantino (anno 692), caratteristiche tipiche risultano la tendenza alla omofonia o allo sviluppo della voce superiore, dalla quale noi ci discostiamo, in quanto le nostre partiture sono rigorosamente polifoniche. Dal punto di vista compositivo, accanto ad alcune necessarie suddivisioni di compiti di natura strettamente tecnica, partendo da un'idea iniziale, generalmente costituita da linee vocali o da parti strumentali (anche molto differenti tra loro), adottiamo poi un processo costituito da una serie di passi nei quali vengono definiti gli strumenti, le voci, le transizioni, in accordo con i testi utilizzati, parte integrante del processo di sviluppo. È un processo molto lungo: nonostante le nostre mutue affinità, abbiamo comunque due punti di vista differenti su molti aspetti del progetto e sulla visione dei temi trattati, che vanno pertanto ad influenzare la composizione, la struttura e l'arrangiamento dei pezzi. Non va poi sottovalutato il fatto che esiste un forte legame tra noi (privo di barriere e sovrastrutture, data la natura del nostro rapporto), che entrambi siamo dotati di una propensione verso il controllo totale del processo creativo, e che i brani sono composti da numerose tracce e dotati di una certa complessità compositiva. È importante per noi sottolineare l'estrema importanza che viene data alla fase di raccordo tra le varie parti che compongono ogni singolo brano e alla fase di transizione tra i pezzi, che ha richiesto da parte nostra una particolare cura e attenzione, avvertibile esclusivamente attraverso un ascolto del disco nella sua interezza. Per i motivi citati, si è reso necessario porre i pezzi in differenti stati di attesa di durata variabile, e ha avuto come conseguenza la creazione di numerose revisioni dello stesso brano (centinaia di revisioni in qualche caso) prima del raggiungimento di uno stato accettato da entrambe le parti, nonché lunghissimi tempi di realizzazione. Contestualmente, tale processo ha donato un senso di omogeneità all'intero disco, caratteristica necessaria per una delle finalità che ci eravamo proposti, ovvero la realizzazione di un concept album."
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Atrium Animae si può tradurre come 'l'atrio dell'anima': cosa vi ha spinti a scegliere questo suggestivo nome per il vostro progetto?
"Avevamo bisogno di rappresentare qualcosa che simboleggiasse un confine, un luogo di demarcazione. In particolare, un passaggio tra mondo materiale e immateriale, inteso nel concetto più ampio del termine, che al tempo stesso desse un'immagine di immortalità, di imperturbabilità. L'uso del latino è parso quindi il naturale completamento di questa rappresentazione, quale elemento di enfasi di questo senso di immutabilità e distacco. È nato così il nome Atrium Animae, l'Atrio, il punto di accesso, dell'Anima."
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Massimiliano, Atrium Animae è la tua prima esperienza ufficiale come band: qual è il tuo background, musicalmente parlando, e come ti sei ritrovato a cimentarti professionalmente con la musica?
Massimiliano: "La musica è sempre stata la mia passione. Mi reputo un ascoltatore attento. Ovviamente ho le mie preferenze per quanto riguarda musica e generi musicali, ma non avevo mai pensato di cimentarmi seriamente in un progetto. Non ne avevo mai sentito l'esigenza. Ho invece pensato più spesso all'attività di critico musicale, o cinematografico. Devo quindi ringraziare Alessia se tutto ciò è stato possibile..."
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Alessia, il tuo passato parla da solo, con gli Essences prima e coi Chirleison dopo. Eppure è evidente il tuo ulteriore salto di qualità a livello vocale, ben evidenziato dal vostro debutto come Atrium Animae: come hai lavorato sulla voce per spingerti oltre il tuo ragguardevole passato canoro?
Alessia: "Ti ringrazio tantissimo Roberto... Per anni ho cantato in un coro polifonico come soprano. Poi ho avuto dei seri problemi alle corde vocali e mi sono dovuta fermare. Decisi di utilizzare la voce potendo scegliere che registro usare, e per questo l'esigenza di comporre sempre da me le linee vocali. Sia negli Essences che nei Chirleison le composizioni erano legate ad uno stile musicale che richiedeva un registro vocale da mezzo soprano. Con Atrium Animae è nata l'esigenza di sperimentare le note basse. Ho lavorato molto sul registro da contralto. A volte decidevo di registrare la mattina presto per poter sfruttare maggiormente le tonalità basse. La mia voce è comunque cambiata da un paio d'anni. È più baritonale. Questo mi ha dato modo di cantare più parti di diverse tonalità e armonizzarle come si usa nella musica polifonica. Nel brano "Rex Gloriae" c'è stata l'esigenza di contrapporre alla mia voce quella di un basso (Paolo Meloni), mentre nella parte centrale lo stesso Paolo duetta con mia sorella Barbara Cicala, che nasce come vero contralto. Esperimento a nostro modesto parere riuscitissimo. Sono soddisfatta del lavoro fatto e, credimi, non lo sono mai... tendo ad essere insicura... e per questo cerco di raggiungere la perfezione, ma ti assicuro che ne sono ben distante. Credo sia giusto e onesto lasciare che le emozioni ti portino ad interpretare liberamente, anche se ciò comporta non essere perfetti... chi ascolta deve sentire l'emozione nella voce. Deve essere così..."
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Veniamo finalmente all'album, che vi vede debuttare per un'etichetta fondamentale e perfetta per voi come la Projekt: ovviamente non vi chiedo come siete arrivati a firmare il contratto, avendo già illustrato gli eventi in sede d'introduzione, ma vorrei chiedervi piuttosto come è stato lavorare con una label così blasonata e quale tipo di rapporto si è instaurato col suo gentilissimo boss Sam Rosenthal...
"Sono dovuti e sinceri i ringraziamenti per il tuo fondamentale aiuto, caro Roberto... I rapporti con Sam Rosenthal sono ottimi. Sam è una persona splendida, molto disponibile, allo stesso tempo estremamente professionale. Un ottimo produttore e, soprattutto, un grande musicista e fruitore di musica. In brevissimo tempo ci ha inviato il contratto che ci vincola alla Projekt per 8 anni. Inoltre, abbiamo avuto carta bianca, e quindi assenza di vincoli temporali nella realizzazione del disco, e totale e diretto controllo di tutti gli aspetti legati al nostro progetto, dalla musica al logo, all'artwork del CD, alle immagini, video, sito web... per noi è un requisito essenziale... Siamo felicissimi e onorati di essere diventati artisti di una delle più blasonate e importanti label indipendenti al mondo. Sappiamo quanto è difficile farne parte. Noi siamo la release n. 256 della Projekt dal 1983! Ambivamo ad uscire per la Projekt... ed è successo..."
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Prima di addentrarci nella musica, vi chiederei di spendere qualche parola circa le scelte da voi operate in merito al titolo dell'opera ed al suo artwork...
Massimiliano: "Il titolo dell'opera riprende il tema dell'omonima sequenza, il "Dies Irae", ovvero la descrizione del Giorno del Giudizio. In particolare, il disco è diviso in due parti. Nella prima parte vengono descritte le miserie e le contraddizioni proprie della condizione umana, attraverso il tormento e la rabbia che sfociano poi nella richiesta di vendetta per i torti subiti, e nella riconciliazione tra Dio e Uomo grazie alla salvazione extraterrena simbolicamente identificata con il Sacrificio dell'Agnello. La prima parte si conclude con il "Silenzio Di Dio", tema caro a Bergman, ovvero la negazione di qualunque manifestazione di segni e opere, dove il silenzio è l'unica possibile risposta. La seconda parte è la rappresentazione del "Dies Irae", "Il Giorno dell'Ira, quel giorno che dissolverà il mondo terreno in cenere", attraverso la descrizione dell'Apocalisse nella profezia della Sibilla Eritrea dal "De Civitate Dei" di Sant'Agostino, e dal "Libro dell'Apocalisse" di San Giovanni."
Alessia: "Lo studio dell'artwork e del sito web ha richiesto parecchio tempo. Avevamo molte idee. Scartammo a priori la scelta della classica iconografia associata a questo genere di musica (statue, cimiteri...), anche se eravamo in possesso di alcune splendide incisioni di un libro antico, perfette per il tema trattato. Alla fine scegliemmo le fotografie (scattate da Massimiliano) che trovate nel digipak e nel nostro sito (creato da Massimiliano), anche se inizialmente avevamo l'intenzione di rendere le immagini più astratte al fine di alterare la percezione degli oggetti raffigurati, come in alcune immagini di sfondo che trovate sempre nelle pagine del nostro sito. Ultima curiosità. Il nostro logo (sempre di Massimiliano), che sembra una croce inscritta in una circonferenza, in realtà sono due A (da Atrium Animae) inscritte in una circonferenza!"
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Venendo all'aspetto musicale, se da un lato la Projekt ha fatto benissimo ad accostarvi ai primi Dead Can Dance, Stoa ed Arcana, dall'altro mi ha incuriosito vedervi affiancati ad un compositore come Giacinto Scelsi, nome che immagino suggerito da voi stessi. Siccome in pochi ne conosceranno le gesta, vorrei che ci diceste cosa vi ha fatti appassionare alla sua musica e in quali termini vedete il vostro sound vicino al suo...
Massimiliano: "Ha ha.... colpa mia! Prima di tutto vorrei dire che Scelsi, come Arvo Pärt, sono stati ovviamente solo dei punti di riferimento... immensa è la mia ammirazione per loro... le loro partiture mascherano complesse architetture nascoste sotto un velo di apparente semplicità (si pensi alle manipolazioni microtonali del primo, o al tintinnabuli del secondo). C'è stato un lungo periodo della mia vita nel quale ero solito ascoltare Arvo Pärt quotidianamente. Di Giacinto Scelsi adoro i "Quattro Pezzi Su Una Nota Sola" (1959) e "Uaxuctum" (1966), che hanno dettato alcune scelte stilistiche nella composizione e sviluppo del nostro disco. Inoltre, vorrei citare il compositore russo Vyacheslav Ovchinnikov e, in particolare, la sua colonna sonora del film capolavoro "Andrei Rublev" di Andrei Tarkovsky."
"Siamo giunti alla conclusione che il disco non sia un lavoro prettamente sacro, ma un album che racconta l'interpretazione del sacro da parte degli uomini. La visione che l'uomo ha di Dio, la visione e il racconto della fine della vita, dell'uomo che invoca il suo Dio affinché possa intervenire, maledire altri popoli, altre vite... e poi... il silenzio..."
(Alessia Cicala)
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Ritengo che gli aggettivi più adatti ad un sound come il vostro, marcatamente neoclassico, siano 'crepuscolare' e 'drammatico': quanto pesano queste peculiarità nel conseguimento dei traguardi che vi siete prefissati a livello artistico?
"È una domanda che ci poniamo continuamente... gli aggettivi che hai usato sono giusti, rispecchiano esattamente l'atmosfera del disco... ci peserebbero aggettivi diversi da quelli che 'dipingono' la sensazione di angoscia profonda..."
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Rispetto ad altri act operanti in ambito neoclassico, nel vostro sound ho notato un maggior uso dei corni, che a parer mio è stato fondamentale per porre l'enfasi sull'oscurità del vostro suono: cosa potete dirci al riguardo?
Massimiliano: "La scelta di alcuni particolari strumenti a fiato aveva proprio questo come scopo... è una tecnica che è stata utilizzata ad esempio nell'Uaxuctum di Scelsi, che ha come tema la distruzione della civiltà Maya per motivi religiosi ad opera di essi stessi."
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Spesso i vostri brani assumono toni che non ho esitato a definire sacrali, e le citazioni dei salmi presenti all'interno del digipak lasciano pensare a più di una semplice connessione col mondo spirituale e della religione in generale... Quanto c'è di 'sacro' in "Dies Irae", quali emozioni hanno illuminato la genesi dei vari brani e come vi rapportate al mondo spirituale e religioso?
Alessia: "Questo è il tema più ricorrente nelle nostre riflessioni. Siamo due persone molto diverse e che sentono il progetto ognuno a proprio modo. È chiaro che ricorrere ai testi sacri può avere diverse interpretazioni, e vorremmo lasciare ad ogni ascoltatore la libertà di trovare o meno delle risposte o delle sofferte domande. In realtà siamo giunti alla conclusione che il disco non sia un lavoro prettamente sacro, ma un album che racconta l'interpretazione del sacro da parte degli uomini. La visione che l'uomo ha di Dio, la visione e il racconto della fine della vita, dell'uomo che invoca il suo Dio affinché possa intervenire, maledire altri popoli, altre vite... e poi... il silenzio..."
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Ad enfatizzare il mood sacrale dell'opera ci sono i testi, per i quali è stato scelto il latino: cosa ha motivato tale scelta, e cosa potete dirci riguardo ai contenuti delle liriche?
"Il latino è legato ai canti sacri. Il latino rappresenta solennità e distacco. E, per continuità stilistica, doveva essere utilizzato in tutto il disco. Se si fa caso, "Dies Irae" ha molte parti cantate, com'è tipico dei drammi liturgici, assumendo quindi una parte fondamentale nella costruzione dell'intera opera. Per apprezzare totalmente il disco, vorremmo consigliare un ascolto dello stesso con il testo a fronte e la sua traduzione. Per tale motivo abbiamo pensato di creare una sezione del sito nella quale leggere i testi dei brani in latino, o consultare le traduzioni in inglese e italiano."
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Siete indubbiamente riusciti a realizzare un debutto importante e di qualità, e col supporto di una label come la Projekt le possibilità non mancheranno: onestamente parlando, cosa vi aspettate da un esordio del livello di "Dies Irae"?
Alessia: "Onestamente vorremmo che il disco arrivasse al più ampio numero di persone. Che entrasse nelle viscere e lacerasse l'anima. Uscire per la Projekt ci darà molta visibilità, ne siamo consci... uno dei nostri desideri è l'unione tra la musica e le immagini... partecipare alla colonna sonora di un film sarebbe la realizzazione di un sogno."
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Siete interessati a cimentarvi anche dal vivo? Il supporto della Projekt potrebbe rivelarsi determinante per raggiungere platee importanti...
Alessia: "Il progetto live è ancora lontano dai nostri pensieri. "Dies Irae" è un disco molto complesso, sia per le parti strumentali che per le linee vocali. Un live richiederebbe l'impiego di molti musicisti, e non siamo dell'idea che arrivare su un palco con tutte le parti registrate possa essere la soluzione migliore e più onesta per il pubblico. Ci stiamo comunque pensando... Per il momento ci stiamo concentrando sulla realizzazione di un film con la musica di "Dies Irae", che verrà proiettato per la presentazione ufficiale del disco. Crediamo che la nostra musica si adatti e si completi con le immagini."
Massimiliano: "L'idea è quella di concepire un film della durata di 45 minuti, costituito da una serie di corti (sette per l'esattezza, uno per brano) girati probabilmente dal sottoscritto e da altri artisti. Per ora stiamo lavorando ad un trailer, disponibile online a breve."
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Massimiliano, in passato hai sviluppato un progetto interessante come il sito italiano dei Dead Can Dance, immaginiamo per la tua passione nei confronti dello storico duo. Cosa puoi dirci di questa tua esperienza? Hai avuto riscontri da parte di Brendan e Lisa?
Massimiliano: "Ho creato www.dead-can-dance.com nel 2000 (conosciuto prima come Dead Can Dance Italian Site). Era un mio desiderio... sono, e saranno, punto di riferimento per le generazioni future. Per citare il titolo di una loro canzone, è stato un "Labour Of Love". Il sito è molto complesso e completo, e contiene informazioni da fonti ufficiali con traduzione in italiano. Trovate anche le traduzioni e commenti di molti testi... Ciò mi ha permesso di entrare in contatto anche con i membri del gruppo. Sul sito trovate alcune foto dei backstage dei concerti dei DCD del 2005 (Milano) e di Lisa Gerrard del 2007 (Roma). Attualmente sono combattuto sulla possibilità di continuare a lasciare in vita il sito. Nei primi anni del 2000, non esistevamo social network o piattaforme che permettessero la creazione di contenuti online senza un'adeguata preparazione tecnica. Oggi le cose sono molto diverse, e sono cambiate anche le esigenze degli utenti, che vogliono maggiore interazione..."
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Alessia, apprendo dalla rete che stai lavorando anche ad un nuovo disco dei Chirleison: cosa puoi anticiparci al riguardo?
Alessia: "Sì, come dicevo prima c'è in cantiere il secondo disco dei Chirleison. Ci siamo fermati per questioni personali, ma a breve riprenderemo e inizieremo le registrazioni. Gli altri componenti, Mara Lasi e Daniele Serra, sono non solo dei bravissimi musicisti, ma soprattutto, e per me vale molto, persone sensibili e sincere."
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Siamo in chiusura... Amo ribadire che in Italia, limitatamente alla scena oscura, la grande qualità dei progetti musicali è inversamente proporzionale a quella di un pubblico sempre più disattento, paradossalmente disinformato e spesso menefreghista, ovviamente disapprovando la tendenza circa quest'ultimo. Soprattutto tu, Alessia, che sei nel giro da più tempo, che opinione ti sei fatta al riguardo e come valuti la scena nazionale?
Alessia: "Ricordo nei primi anni '90 un fermento culturale incredibile che è andato avanti per parecchi anni, e poi... non so... credo che Internet, ormai fondamentale ed importante per tutto e molto per la musica, abbia aperto troppe porte e che ci sia un po' di confusione. Tutti possono fare musica e divulgarla... tutto questo può essere paragonabile ad un mare ricco di pesci, e non sempre riesci a capire quale prendere... la rete ti può regalare tante possibilità, ma il rischio è la dispersione. Non conosco bene la scena nazionale attuale, mi pare ci sia uno stato di calma piatta. Ovviamente abbiamo alcune realtà che rendono giustizia alla scena italiana... Penso che le nuove generazioni siano poco attente e curiose. Lo vedo e lo percepisco. E ripenso a quando ci si scambiava le cassette e ci si impegnava a creare le copertine o a scrivere in bella i titoli, a quando i concerti erano frequenti e di ottima qualità... sono una nostalgica, l'avrete capito!"
Massimiliano: "Concordo con Alessia. E aggiungerei, visto che siamo in tema: Nemo Propheta In Patria..."
http://www.atriumanimae.com/
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