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23-08-2010
BLUME
I mille colori del grigio, il grigio dai mille colori
di Nicola Tenani
È stata una delle rivelazioni (piacevoli, non c'è che dire) della primavera 2010: un debutto tra le braccia di A Different Drum, segno che l'etichetta a stelle e strisce ha sentito il profumo elegante del suono dei Blume. Noi, che in quanto ad olfatto musicale non ci sentiamo inferiori, lo stesso profumo lo abbiamo saggiato altre volte in passato in casa Italia, l'odore acre ed antico di rosa inglese che si avverte nelle malinconiche ballate di Frozen Autumn, Kirlian Camera o nelle rilassate song meno dance-oriented dei Syrian. Un odore che è malinconico ed ha lo stesso valore di quei segnali infantili che nascono tra i labirinti del cervello, e sono l'odore di talco della nonna, le foglie che fermentano a terra in novembre e punge nell'aria, l'odore misto tra dolciume e legno della castagna arrostita, l'odore della frutta maturata nei campi. Odori infantili spesso, innocenti perché in quel periodo lo siamo stati tutti ed era giusto vivere di istinti minimali, poi perduti nella crescita. I Blume meritano di esistere anche per questo, ed il nostro augurio non è solo di poter continuare a credere nella propria arte, ma di far sì che l'innocenza leggermente peccaminosa tra i solchi di oggi non diventi malizia discografica in futuro, perché "Rise From Grey" ci ha innanzitutto convinti per la sua sincera essenza. Incontriamo Ivan, Enrico e Daniele ed insieme a loro scopriamo che le intenzioni oneste sono la parte fondamentale di questo debut, "Rise From Grey", che ha convinto gli addetti ai lavori e che nelle nuance cinerine vede la sua essenza... Nel futuro sarà ancora questo colore a determinare l'arte dei Blume? Perché no? Il grigio ha così tante sfumature...
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Partiamo dall'inizio: come vi siete formati, con quali obiettivi e a cosa è dovuta la scelta del nome Blume?
Ivan: "Abbiamo fondato i Blume nel 2008, ma ho suonato in precedenti progetti sia con Enrico che con Daniele, quindi conoscevo molto bene tutti e due e le loro capacità artistiche. Siamo infatti tre musicisti con alle spalle diverse esperienze, delusioni incluse. Per quanto concerne la scelta del nome, cercavamo qualcosa che suonasse bene, e soprattutto che non fosse abusato. In inglese non riuscivamo a trovare qualcosa di originale, e abbiamo optato per il tedesco. Un brano degli Einstürzende Neubauten, "Blume" appunto, ci è giunto in soccorso. Anche il significato, romantico, puro ed incontaminato del fiore non ci dispiaceva, e lo abbiamo fatto nostro."
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Parafrasando il titolo del vostro album "Rise Frome Grey", quale grigio vi ha cresciuto? Grigio industriale della Lombardia produttiva, grigio delle nebbie malinconiche e padane, grigio nel cuore tra delusioni e rammarichi?
Daniele: "Sicuramente il primo esempio da te menzionato è la visione più decadente della realtà, ma forse mi rappresentano meglio la seconda e la terza descrizione. Di delusioni ne ho vissute molte, e spesso i rammarichi dipendono da tutti gli sforzi che non risultano appagati come dovrebbero."
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Il grigio non è né bianco né nero, voi non siete una band tipicamente darkwave e nemmeno tipicamente synthpop: vi si adatta tale colore, che solitamente simboleggia una 'via di mezzo'?
Ivan: "Nella musica sono attratto dagli ibridi. Nella vita stessa non ho mai ragionato in maniera manichea. In questi termini il grigio può rappresentare un'inquieta zona di mezzo: un conflitto interiore dove i confini della dicotomia bene-male sono molto vicini o intercambiabili, a seconda dei punti di vista. Ma in verità nel nostro album il grigio rappresenta l'abitudine, il quotidiano privo di volontà, il grigiore burocratico."
Daniele: "Credo che, essendo il grigio un colore di passaggio tra il bianco e il nero, si accosti perfettamente al pensiero del 'percorso' espresso nell'album, che in fondo è il filo conduttore che lega tutti i brani di "Rise From Grey"..."
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Ciò vi porta ad avere paura che il pubblico possa recepire una non presa di posizione nel giostrarsi tra sound diversi, standone sul confine?
Ivan: "Il pubblico ha il diritto di recepire secondo il proprio gusto, un artista non può prendere una posizione troppo definita e tanto meno auto-etichettarsi. Non possiamo imporci dei limiti: come musicisti abbiamo svariate influenze, e forse siamo riusciti a creare un album piuttosto vario. Eclettico ma non disgiunto, eclettico ma con un filo conduttore, eclettico ma con un'identità sonora precisa e personale che pervade tutto il disco. Con un pizzico d'orgoglio sottolineo questo aspetto, in quanto la strada più semplice per un musicista è quella dell'eclettismo fine a sé stesso. Molto più complesso muoversi sui confini dei territori musicali, riuscendo però a creare uno stile unico e riconoscibile sin dai primi secondi di ogni brano."
Daniele: "Abbiamo le idee chiare sulla strada da seguire: forse questa 'via di mezzo' è il nostro cavallo di battaglia, ma non è stato nemmeno deciso a tavolino. Sinceramente non credo che il pubblico possa recepire una non presa di posizione in quello che proponiamo."
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Non siete una band che innoverà il dark-system, eppure il vostro debutto ci obbliga a tenere puntati i radar verso voi: in tutte le critiche positive ricevute, quale pensate sia il denominatore comune nell'avere sedotto chi, come me, scrive in ambito musicale?
Ivan: "Forse l'unione tra atmosfere sognanti e tendenzialmente malinconiche, unite ad una ricerca melodica ed una produzione curata."
Daniele: "Credo che l'album conquisti principalmente per le sonorità e per l'ottimo songwriting. Anche nei testi c'è una certa ricerca di profondità e intimismo."
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La percezione che ho captato al primo ascolto è stata come se il concept che lega l'album sia il ricordo, l'esistenza di situazioni passate non ancora risolte: dolore o malinconia?
Enrico: "Il concetto che lega l'album è la transizione, l'attraversamento di ponti. Il dolore della partenza, di ogni 'lasciare', di ogni 'andare verso' è sempre acuto, ma non può essere definitivo. Va oltrepassato, altrimenti condannerebbe il soggetto ad un 'essere senza divenire', congelandolo in una fissità insostenibile. Scrive Johnny Cash: "There ain't no grave that can hold my body down"... Come dargli torto?"
"Non possiamo imporci dei limiti: come musicisti abbiamo svariate influenze, e forse siamo riusciti a creare un album piuttosto vario. Eclettico ma non disgiunto, eclettico ma con un filo conduttore, eclettico ma con un'identità sonora precisa e personale. Con un pizzico d'orgoglio sottolineo questo aspetto, in quanto la strada più semplice per un musicista è quella dell'eclettismo fine a sé stesso..."
(Ivan)
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Spesso queste situazioni sono ovviamente dovute a delusioni amorose: quanto è presente l'amore, anche finito, tra i solchi di "Rise From Grey?
Ivan: "Tra i fini di un artista c'è quello di suscitare emozioni. Egoisticamente, si può nascondere in mezzo a metafore e linguaggi differenti (nel nostro caso, quello musicale) una sorta di messaggio. Un messaggio che poi viene colto e fatto proprio da più persone. Ho sempre pensato che l'inquietudine di fondo sia tra le maggiori cause che porta un uomo a scegliere di comunicare parte del proprio tormento attraverso uno strumento, invece di impiegare il tempo in altro. È sorprendente scoprire che senza una precisa motivazione non sarebbe mai nata "Endless". Estendendo il discorso, posso dire che la 'violenza' e il dolore generato dalla passione trovano nell'arte una sorta di dolce vendetta."
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Non vi nascondo che dell'album mi ha sedotto quell'atmosfera di romantica estasi gotica che mi ha riportato ai miei anni di incoscienza e gioventù, quando mi innamoravo degli Xymox di "Medusa" o dei Cocteau Twins di "Victorialand". Quanto si è perso nel goth odierno di quell'aura di melanconia che non è malinconia?
Ivan: "Nel mio immaginario ideale, la musica 'gotica' non può prescindere da atmosfere sognanti e melanconiche. I gruppi da te citati sono stati maestri di questo modo di fare musica."
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Mi stuzzica chiedervi cosa intendete per malinconia e cosa per melanconia, termini che sono praticamente sinonimi, eppure per noi romantici-decadenti ci sono sottili differenze...
Ivan: "La melanconia è uno stato esistenziale che va oltre lo stato d'animo."
Daniele: "La malinconia per me è uno stato d'animo transitorio, mentre la melanconia è una forma più grave insidiata nell'individuo, ma potrei sbagliarmi. Ci sono casi in cui ricordiamo momenti passati dove siamo stati bene e siamo avvolti da un senso di tristezza perchè realizziamo che quei momenti non torneranno più, quindi questo reca sconforto. Se rimpiangiamo il passato vuol dire che non siamo soddisfatti del nostro presente, quindi ci imbattiamo in una sorta d'introspezione. Allora mi domando... ma se oggi rimpiango il passato perchè non sono felice del mio presente, nel futuro rimpiangerò questo momento? Io ho realizzato di essere molto sensibile a tutto ciò che si modifica nel tempo e spesso ripiego in me stesso e rifletto sui cambiamenti, perdite o scelte sbagliate. Quindi non saprei, forse dovrei definirmi melanconico... Ma non voglio definirmi propriamente così, in quanto credo sia sbagliato fossilizzarsi sul passato, ma piuttosto penso sia giusto ricordarlo in modo nostalgico per riflettere e apprezzare in modo più maturo il presente."
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Enrico, la tua voce mi ricorda così da vicino quella di Volker degli In Mitra Medusa Inri, un ottimo crossover vocale tra coldwave e darkwave: fino a dove imposti i toni e quanto invece rimane naturale?
Enrico: "Mi piace la spontaneità. Credo che cantare sia anzitutto 'espressione immediata', quasi brutale, del sentire: l'artificio non ha mai fatto parte del mio repertorio."
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I synth nell'album non 'sporcano' mai il lavoro della chitarra, così è il contrario, come se la prima ricerca tra voi fosse quella degli equilibri ancor prima che del suono: è stato così?
Ivan: "In verità tutto è in funzione del brano. Se denoti una 'pulizia' dei suoni e un equilibrio tra essi, mi fa piacere. Era uno dei maggiori obiettivi in fase di produzione."
Daniele: "Ottima osservazione, in effetti il lavoro tra le chitarre e le tastiere è stato studiato nei particolari. Abbiamo cercato di curare molto questo aspetto prima ancora di concentrarci sulla ricerca sonora di entrambe le parti."
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Questo equilibrio molto marcato rischia di diventare piattezza in futuro? Come intendete ovviare a tale rischio?
Ivan: "Spero proprio di no. Abbiamo fortemente voluto il chitarrista nella nostra elettronica, proprio per non limitarci e spaziare in diversi territori. Daniele fra l'altro è polistrumentista, ad esempio suona anche il basso e le tastiere. Siamo una band electro-wave, ma non escludiamo e ci precludiamo nulla."
"Il concetto che lega l'album è la transizione, l'attraversamento di ponti. Il dolore della partenza, di ogni 'lasciare', di ogni 'andare verso' è sempre acuto, ma non può essere definitivo. Va oltrepassato, altrimenti condannerebbe il soggetto ad un 'essere senza divenire', congelandolo in una fissità insostenibile..."
(Enrico)
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La sfera su cui si muovono tutte le tracce è abbastanza legata ad un buon ritmo, leggermente ballabile, tranne nel caso di "Farewell", che accelerata ancora un po' avrebbe ottime credenziali per il dancefloor: in un ipotetico remix la rileggereste in modo diverso? Potrebbe essere la song ideale per un singolo?
Ivan: "Se c'è un brano in "Rise From Grey" su cui mi sarei soffermato ulteriormente, è proprio "Farewell". Siamo soddisfatti del risultato finale, che è in linea con l'economia generale dell'album. È stato l'ultimo brano prodotto, e se non avessimo avuto ristrettezze economiche e tempistiche, forse avrei apportato qualche piccolo accorgimento, magari dei bpm leggermente più sostenuti."
Daniele: "Non ci è mai stato proposto di fare un singolo di "Farewell", piuttosto era prevista prima dell'uscita dell'album la pubblicazione del CD-single di "Endless". "Farewell" ha un ritmo martellante, ipnotico, a mio avviso uno dei migliori brani di tutto l'album. Credo che un remix sarebbe un'ottima alternativa da includere in un eventuale singolo."
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La sensazione è proprio quella che, credendoci di più, il vostro sound ideale vi porterebbe verso soluzioni, come ho scritto nella recensione, vicine al miglior periodo degli Apoptygma Berzerk; pur mantenendo parte del suono ancora legato ai territori 'dark', ve la sentireste di addentrarvi in modo più energico in quelli dance?
Ivan: "Apprezziamo molto gli Apoptygma Berzerk, come altre band tendenzialmente più club-oriented come ad esempio Covenant e VNV Nation. Le influenze sono molteplici, non abbiamo preclusioni, è solo una questione di album realizzati. "Rise From Grey" ha un 'mood' ben preciso, non vediamo l'ora di metterci al lavoro sul prossimo."
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Date un giudizio del pubblico italiano: inutile negare quanto il mio sia negativo, gli ultimi anni mi vedono costantemente deluso, però voi che avete la mia età e non soffrite del mio nichilismo forse potreste dipingerlo con colori meno cupi...
Ivan: "Non positivo. A differenza di altri panorami 'alternativi', c'è scarso interesse proprio per i concerti. Su larga scala notiamo tanto presenzialismo nelle varie serate 'a tema', ma disinteresse diffuso per la musica. Detto questo bisogna riconoscere che c'è una parte di pubblico invece molto appassionata, che non ha nulla da invidiare ad altre realtà, ma purtroppo è la minoranza."
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Analizzando l'agogica dell'album, soprattutto nell'opener "Fallen Horizon" si direbbe che la componente misantropa in voi sia forte, eppure percepisco che non arrivate a livelli di nichilismo tali da cadere nell'abisso: c'è sempre una luce?
Ivan: "Una fase di nichilismo nella propria vita è necessaria: serve a riscoprire sé stessi. Diventa però fondamentale affrontare un passaggio da un nichilismo passivo ad uno attivo. D'altronde se niente di quello che facciamo importa, allora tutto ciò che importa è quello che facciamo."
Daniele: "Parlando di componente misantropa, direi che la mia è lieve. Non arrivo ad estraniarmi del tutto, e comunque riesco ad interagire con gli altri. Il nichilismo estremo lo vedo in modo negativo. Possiamo non accettare fedi religiose, essere contrari a quasi tutte le regole imposte dalla società, ma purtroppo dobbiamo interagire con essa. Se ciò non avviene, credo personalmente che arrivare a tali livelli sia come un modo di arrendersi, sottomettersi ad una non presa di posizione. Non ti nascondo che ho sfiorato più di una volta queste sensazioni, la società stessa mi ha indotto a questo stato. Proprio perchè sono contrario al sistema e perchè non voglio che sia io a 'perdere', dico che una luce và sempre ricercata."
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Come avete sviluppato il concetto espresso nel titolo dell'album all'interno dei testi? C'è effettivamente un denominatore comune che li può raggruppare?
Enrico: "Sì, come ho già detto il concetto che lega l'album è quello della transizione. Ed in questo senso va anche letto il titolo "Rise From Grey". Con questa espressione si vuole comunicare una necessità e un'urgenza impellente: la volontà di esistere, e non solo di sopravvivere. Si vuole segnalare il passaggio da una condizione di minorità, di inautenticità, ad un'assunzione di responsabilità per la propria biografia ed il proprio futuro." Rise From Grey" è un consiglio, un invito, una speranza..."
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L'uomo è un terreno arido come la copertina dell'album, oppure un 'fiore' (Blume) in quel terreno può crescere? E, a tal proposito, quale concetto si nasconde dietro la copertina del disco?
Enrico: "L'uomo è un fiore che vive in condizioni estreme: soffre, ma resiste. E di nuovo spera e vuole. L'uomo è un fiore bistrattato, preso a calci, provato dal dolore. Ma di nuovo spera, e vuole, e ama: fino in fondo, fino allo spasimo, sempre. È una "odorata ginestra contenta dei deserti" (Leopardi), al contempo fragile ed eroica, rassegnata ma tenace."
Daniele: "Quando eravamo alla ricerca di un'immagine per la copertina ci siamo imbattuti in diversi lavori di Michal Karcz, un ottimo artista che fra l'altro ha realizzato copertine di album per diversi gruppi noti nel settore musicale. Eravamo alla ricerca di un immagine che solo guardandola trasmettesse l'essenza di tutto l'album. Questa ha c'entrato in pieno l'obiettivo."
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In quale fiore vi identificate, a proposito? Una seducente calla, un narciso sfrontato o una rosa antica?
Daniele: "Se devo scegliere tra questi tre, dico rosa antica."
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Ho seguito la vostra crescita tramite Myspace: i social network e il web sono luoghi di crescita per la pirateria, substrati in cui la musica trova la sua agonia, però è anche il luogo non-luogo tramite il quale avete avuto la fortuna di entrare subito in A Different Drum, una label di spessore: alla luce di ciò, qual è la vostra opinione della rete?
Ivan: "La mia opinione sulla rete è ottima. Diffusione d'informazioni senza filtri, collegamento diretto e veloce tra più persone in diverse parti del mondo. Per le band indipendenti è fondamentale, in pratica è il luogo non-luogo dove abbiamo generato la nostra promozione. È a disposizione di tutti, ad esempio Myspace livella tutte le band sullo stesso piano promozionale, e tra una marea di proposte lo trovo molto meritocratico, in quanto sono direttamente le persone che scelgono, senza bombardamenti mediatici, quale band fare emergere. Poi esiste l'altra faccia della medaglia, che come sottolineavi tu rappresenta la lenta agonia della musica, e che decreterà la fine delle label e quindi del supporto fisico. D'altronde tutto il mercato della società capitalista funziona con delle regolamentazioni, chi investe nel mercato musicale è destinato al fallimento."
Daniele: "È un dato di fatto che la discografia sta vivendo oggi uno dei periodi peggiori nella storia, e alla luce dei fatti forse oramai è anche troppo tardi per rendersene conto. È anche vero che il web facilita molto la possibilità di farsi conoscere."
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Come siete approdati alla corte della label americana? In passato essa si è già occupata dei Syrian per il territorio americano, ma per voi si tratta della label vera e propria, quindi siete praticamente la prima band italiana ad aver sedotto Todd Durrant... ne siete soddisfatti?
Ivan: "Assolutamente... siamo molto orgogliosi di far parte del roster della A Different Drum. La crisi del mercato discografico rende quasi impossibili nuovi contratti. Ad oltre un anno di distanza siamo, tuttora, l'ultima band scritturata dalla ADD."
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In quale misura esiste la Fortuna, o Fato, nelle sorti di una band, o al contrario, quale percentuale è riservabile alla determinazione ed alle idee?
Ivan: "Sono inevitabilmente legate tra loro. In ordine d'importanza: idee (fondamentali, sono alla base della propria proposta artistica), la determinazione (una componente decisiva, le avversità sono infinite, ottiene risultati chi è più determinato e costante nel portare avanti la propria idea) e infine il fato (senza idee valide non serve a nulla, ma senza fortuna, idee e determinazione non possono bastare)."
Daniele: "Davvero non saprei rispondere a questa domanda. Credo che la cosa più importante di cui deve preoccuparsi una band è principalmente di realizzare e registrare ottimamente un album musicale, poi tutto il resto và davvero a fortuna. Io sono pienamente soddisfatto del fatto che siamo stati contattati e scritturati direttamente da Todd Durrant perchè è rimasto colpito dai brani, ma soprattutto nessuno ci ha raccomandati."
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Alcuni vostri compagni d'etichetta sono nomi prestigiosi che hanno contribuito, grazie alla A Different Drum, a diffondere la cultura synthpop in varie parti del globo: quali tra loro stimate in particolare per il lavoro prodotto?
Ivan: "Tra i loro ultimi dischi pubblicati, ho apprezzato "Remote" dei Midnight Resistance."
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Una mia curiosità: durante la scrittura della recensione, come sempre cerco nel web notizie riguardanti il passato degli artisti di cui mi accingo a parlare, e con voi trovo uno strano passato 'eurodance' in casa Airplay: un grossolano errore di discogs.com, oppure c'è del vero?
Ivan: "Ha ha ha... ho capito a cosa ti riferisci, ma è proprio un grossolano errore di Discogs, è stato associato a noi un brano del 1995... avevamo circa 12 anni."
"Possiamo non accettare fedi religiose, essere contrari a quasi tutte le regole imposte dalla società, ma purtroppo dobbiamo interagire con essa. Se ciò non avviene, credo personalmente che arrivare a tali livelli sia come un modo di arrendersi, sottomettersi ad una non presa di posizione. Non ti nascondo che ho sfiorato più di una volta queste sensazioni, la società stessa mi ha indotto a questo stato. Proprio perchè sono contrario al sistema e perchè non voglio che sia io a 'perdere', dico che una luce và sempre ricercata..."
(Daniele)
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So che siete già in cerca di idee per il nuovo album, ma soffermiamoci ancora una volta su "Rise From Grey": cosa vi troveranno i nostri lettori per convincersi che abbiamo visto giusto nel credere in voi e nella vostra musica?
Enrico: "Una profonda passione per la musica, nient'altro che questo. Speriamo possa bastare."
http://blumeofficial.com/
http://www.adifferentdrum.com/