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13-04-2010
BABYLONIA
Splendida solitudine
di Roberto Alessandro Filippozzi (foto: Jürgen Schwietering)
Chi dedica i propri ascolti prevalentemente ai gruppi del settore electro, siano essi EBM piuttosto che harsh, synthpop o IDM, si sarà certamente accorto di come gran parte di essi si preoccupi accuratamente di ottenere una continuativa esposizione mediatica attraverso un cospicuo numero di uscite discografiche, spesso e volentieri tutt'altro che indispensabili. Che si tratti del remix-album di turno privo di motivi d'interesse anche per il fan più incallito o delle 57 uscite annuali di Leæther Strip fra raccolte, rarità, EP, side-project etc., poco importa: è un segno di questi tempi, i nostri, che ci piaccia o meno. Il motivo? Verosimilmente le 'colpe' si possono rintracciare in un pubblico odierno che, sprofondato nei propri agi e con tutto e subito a portata di click, finisce per consumare ogni cosa - arte inclusa - alla velocità della luce, ed altrettanto in fretta dimentica, sopraffatto da milioni di input che l'esorbitante numero di media del ventunesimo secolo ci vomita addosso senza tregua alcuna. E allora ecco che se ti 'permetti' di startene fuori dal giro anche solo per un paio d'anni, o ti chiami Depeche Mode e te ne puoi altamente infischiare, o sono guai, perché ormai le metodologie di consumo delle masse hanno spinto persino il mondo dorato e patinato del pop verso l'exposure estremo, coi nuovi sedicenti 'artisti' che nemmeno stando in cima alle charts possono permettersi di non essere sempre e comunque sulla bocca di tutti, al punto da rimpinguare la propria popolarità con cadenza settimanale attraverso un sempre più patetico gossip sessuale, sentimentale e/o scandalistico fomentato ad arte da media commerciali privi di reali contenuti. L'inevitabile conseguenza di tutto ciò, che nel nostro settore fortunatamente non si traduce nel chiacchiericcio di cui sopra, quanto piuttosto in una massa immane di uscite impossibili da seguire come si conviene (ma qui stiamo parlando per quelli che la musica l'ascoltano davvero, mica per quelli che comprano un disco all'anno), è l'abbassamento della qualità, coi gruppi che si fanno spremere - o spremono sé stessi scientemente - come limoni pur di tirare fuori qualcosa per esserci sempre e comunque, magari ricorrendo alla coadiuvante pratica del remix, piuttosto che al DVD live o alla raccolta di inediti e via dicendo... Non che la scena synthpop sia esentata da questi discorsi, ma è stato altresì dimostrato negli anni che parecchi dei suoi artisti migliori sanno prendersi il tempo che necessita per tornare in pista senza deludere le aspettative, a costo di farsi attendere a lungo, e gli esempi in tal senso non mancano, a partire da quegli Iris e quegli Statemachine dai quali attendiamo trepidanti un qualche segno di vita. Questo è stato anche il caso dei milanesi Babylonia, il cui debut album "Later Tonight" usciva nel 2005: un disco eccellente che gettava basi interessanti, creando grandi aspettative per un follow-up dal quale era più che lecito attendersi moltissimo. E questo ritorno lo abbiamo atteso per cinque anni, un lunghissimo lasso di tempo che rischiava di far scordare ad una grossa fetta di pubblico quanto di buono espresso col disco d'esordio dalla band lombarda, ma credeteci se vi diciamo che è davvero valsa la pena di attendere così tanto: i Nostri sono infatti tornati con un lavoro, "Motel La Solitude", che non soltanto ce li ripresenta in piena forma, forti di una maturità semplicemente invidiabile, ma che li pone senza 'se' e senza 'ma' al top della scena synthpop nazionale, pronti a giocarsela alla pari coi migliori act del panorama internazionale. Di un superbo ritorno che - salvo eventuali sproloqui del bastian contrario di turno - non potrà che mettere tutti d'accordo, del lungo silenzio che lo ha preceduto e di molto altro ancora abbiamo amabilmente ed approfonditamente discusso col nucleo dei Babylonia, al secolo Max Giunta e Robbie Rox...
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Iniziando l'intervista, è inevitabile chiedervi perché ci sono voluti ben cinque anni per dare un degno successore a "Later Tonight" e cosa è successo in tutto questo tempo...
Max: "Sono stati cinque anni ricchi di avvenimenti e di tanto lavoro. Il nucleo della band ha subito un importante cambiamento, passando dal trio originario al duo attuale composto da me e da Rob. Siamo stati molto impegnati con la promozione di "Later Tonight", che ha visto la pubblicazione di ben quattro singoli con i relativi videoclip. Inoltre, abbiamo colto le diverse opportunità proposte per suonare oltre i confini italiani, da Parigi a Berlino, Praga, Bratislava e altre città ancora. Poi finalmente, circa tre anni fa, ho iniziato a concentrarmi sulla scrittura e sulla produzione dei brani destinati al nuovo album."
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Cinque anni sono un lasso di tempo molto lungo per una band che non si è mai realmente fermata: cosa pensate di aver guadagnato con l'esperienza sul campo in tutto questo tempo lontano dal mercato discografico?
Max: "Uno degli aspetti più utili della nostra assenza è stato quello di concederci il lusso di concentrarci per bene sul nuovo lavoro mettendo maggiormente a fuoco l'intero progetto sotto vari punti di vista, cosa non da poco. Oggi abbiamo certamente un'idea più chiara dei Babylonia e del percorso che abbiamo intrapreso."
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Fra l'altro, in tempi di exposure continuo ritenuto da molti obbligatorio per rimanere impressi nella memoria del pubblico, non vi pesa essere rimasti fuori dal mercato discografico così a lungo? Pensate di aver 'perso qualche treno'?
Max: "Non ci siamo mai tanto preoccupati della lunga pausa dal mercato. Il nostro unico pensiero era rivolto alla ricerca di qualcosa di speciale per il nuovo disco."
Rob: "Assolutamente no."
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Dopo tante voci e l'idea che vi avremmo ritrovati su quella Infacted Recordings che ha curato la stampa europea di "Later Tonight", vi ritroviamo infine accasati presso la milanese Halidon: quali vicissitudini vi hanno infine portati a firmare per loro?
Max: "A lavori quasi ultimati, sul tavolo ci siamo ritrovati diverse offerte da vagliare. La scelta è ricaduta su Halidon grazie al loro forte e motivato interesse al progetto, permettendoci di avere carta bianca sulle caratteristiche del prodotto, cosa non sempre concessa agli artisti di oggi."
Rob: "Halidon ha mostrato grande serietà e professionalità senza mai interferire nelle nostre scelte artistiche. Abbiamo potuto realizzare al 100% il disco che volevamo."
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Cosa non ha funzionato affinché rimaneste accasati presso la Infacted Recordings?
Max: "Credo che il rapporto con Infacted si sia esaurito nel tempo a causa delle divergenze relative al supporto promozionale del primo album. I Babylonia sono una realtà con velleità pop con tutte le necessità che ne conseguono, mentre la direzione artistica di Infacted è più orientata verso il mondo dei club, dell'elettronica diciamo più 'estrema' rispetto alla nostra."
Rob: "Inoltre con Infacted la comunicazione è stata molto complessa, se non altro anche per il fatto di essere in paesi diversi e lontani, motivo per cui abbiamo privilegiato la scelta di una label italiana con cui avere un rapporto più continuativo e diretto."
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Ora addentriamoci nell'album, partendo dal motivo per cui avete scelto un titolo come "Motel La Solitude": quali concetti si celano dietro ad esso e come si ricollegano alle immagini dell'artwork?
Max: "In maniera del tutto casuale, il titolo del disco è stato partorito prima ancora delle canzoni stesse. Questo ha influenzato molto il mood di tutto l'album e ci ha aiutato non poco nella direzione da prendere, portandoci verso la costruzione di un lavoro più introspettivo rispetto al disco precedente. Siamo affascinati dall'accostamento delle parole "Motel" e "Solitude", che troviamo molto evocative e poetiche. Amiamo curare ogni aspetto dei nostri lavori, nulla è stato lasciato al caso ma è frutto di nostre scelte precise. Per l'artwork del disco siamo andati alla ricerca di un ambiente che potesse esprimere quel sentimento di eleganza, decadenza e poesia racchiuso nel titolo. Per questo motivo abbiamo scelto il Lido di Venezia."
Rob: "La parola "Motel" ci porta alla metafora della vita come viaggio continuo, nella sua accezione contemporaneamente negativa e positiva. Le foto non potevano non fare riferimento al mare, che è stato parte del motore creativo di questo album."
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Restando sull'artwork, non vi chiedo come avete conosciuto l'eccellente fotografo Jürgen Schwietering perché lo so benissimo (fu infatti colui che vi immortalò nella vostra data live assieme ad IAMX per conto del nostro magazine), ma vorrei capire come avete sviluppato il lavoro con lui e quanto ne siete soddisfatti...
Max: "Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto con Jürgen. La sua sensibilità come essere umano e la sua esperienza come fotografo sono stati elementi fondamentali per la riuscita del lavoro. In maniera molto semplice, durante un paio di incontri abbiamo cercato di trasferire a Jürgen alcuni spunti pensando allo stato d'animo che pervade il disco."
Rob: "Jürgen è entrato subito in sintonia con noi, ha 'sentito' il nostro mondo artistico: quando nascono queste alchimie si realizzano cose meravigliose."
"In studio abbiamo lasciato scorrere il flusso creativo senza sapere dove ci avrebbe portati e senza puntare ad una meta precisa. In fondo, è proprio questo uno degli aspetti più belli dell'atto creativo: lasciarsi andare e fare in modo che l'opera ti conduca dove essa vuole portarti, tra l'altro sorprendendoti sempre..."
(Max Giunta)
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Veniamo alla parte musicale, che ho riassunto così: "Il nuovo album, meno immediato e più ricercato nelle soluzioni rispetto al succitato debut, ma sempre foriero di quella freschezza che non è mai mancata al Babylonia-sound, fa registrare enormi passi in avanti da parte del duo, oggi capace di una scrittura sicuramente più intimista, emozionale, introspettiva, raffinata ed elegante, ma non per questo meno avvincente ed incalzante in senso squisitamente pop...". Vi ritrovate in questa descrizione, ed era effettivamente ciò a cui puntavate?
Rob: "Se ci fossimo razionalmente posti tutti questi traguardi, probabilmente non saremmo riusciti a concludere nulla. Abbiamo fatto semplicemente quello che sentivamo di fare. Lo scopo vero e proprio era realizzare un album che ci rappresentasse in questo momento della nostra vita e, con un po' di soddisfazione, credo ci siamo riusciti."
Max: "Sono d'accordo con Rob. In studio abbiamo lasciato scorrere il flusso creativo senza sapere dove ci avrebbe portati e senza puntare ad una meta precisa. In fondo, è proprio questo uno degli aspetti più belli dell'atto creativo: lasciarsi andare e fare in modo che l'opera ti conduca dove essa vuole portarti, tra l'altro sorprendendoti sempre."
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Musicalmente parlando, i passi in avanti fatti rispetto al debut sono stati enormi: cosa è effettivamente cambiato nel vostro modo di lavorare e di comporre?
Max: "Grazie per questo tuo commento. Credo che una maggiore esperienza come musicisti e una più profonda consapevolezza come esseri umani siano stati elementi chiave per la scrittura di questo disco. Rispetto a "Later Tonight" abbiamo speso più tempo nella ricerca dei suoni, sperimentando e giocando con vari strumenti. La scrittura vera e propria dei brani è invece stata più immediata, più istintiva."
Rob: "Il primo disco è stato realizzato assemblando materiale scritto e registrato in momenti diversi, "Motel La Solitude" invece è stato concepito come album vero e proprio fin dall'inizio, e questo spiega la maggiore compattezza dell'opera."
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Il nucleo principale della band è la coppia Max/Robbie: essere sostanzialmente solo in due a prendere le decisioni è più facile, come lavorate ai brani e a che livello è giunto il vostro affiatamento dopo tanti anni spesi a comporre assieme?
Rob: "In realtà prendere le decisioni in due è difficilissimo e i litigi non mancano affatto. Devo ammettere però che su questo album spesso abbiamo goduto di un'enorme sintonia, molto più che in "Later Tonight", dove non tutto ci soddisfaceva completamente."
Max: "Abbiamo personalità completamente diverse. Io sono più passionale e istintivo, mentre Rob è più cerebrale, più riflessivo. Come spesso accade, è proprio la diversità l'ingrediente segreto che permette di dare vita a situazioni uniche e speciali. Ho un mio home-studio dove ho realizzato tutta la pre-produzione del disco. I confronti con Rob sono stati praticamente quotidiani e senza i suoi interventi molte soluzioni non si sarebbero trovate. L'affiatamento ha raggiunto livelli altissimi ma ancora oggi, dopo tanti anni, provo ancora un leggero imbarazzo nel fargli ascoltare nuovo materiale."
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Un aspetto determinante per la vostra crescita è senza dubbio rappresentato dalla produzione, ora decisamente più corposa ed efficace rispetto al passato: cosa è cambiato in questo processo, e quanto ha influito in tal senso l'aiuto di Marco Barusso?
Max: "Quando abbiamo iniziato a lavorare a "Motel La Solitude", ci siamo subito resi conto che la componente dance presente nel disco precedente stava inesorabilmente cedendo il posto ad un suono più ruvido grazie alle varie sperimentazioni fatte in studio. Il suono si è ulteriormente irrobustito in fase di mixaggio con Marco Barusso, che, data la sua esperienza in vari progetti rock, tra cui Cradle Of Filth, HIM e Lacuna Coil, ha fatto un grande lavoro soprattutto sulle ritmiche e sui bassi."
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Come primo singolo avete scelto "By My Side": sicuramente un'ottima scelta, ma l'ampia presenza di ulteriori potenziali hit mi spinge a chiedervi perché proprio questo brano nello specifico...
Rob: "La scelta dei singoli è stata fatta a disco terminato: "By My Side" era stata testata un paio di volte dal vivo, ottenendo immediatamente grossi consensi. Sicuramente è uno dei brani di maggior impatto iniziale, e questo è indispensabile per un singolo. Con lo stesso criterio abbiamo scelto il secondo singolo, previsto per maggio."
Max: "Aggiungerei che "By My Side" ha la peculiarità di racchiudere tutte le caratteristiche di "Motel La Solitude": una melodia pop, delle sonorità ricercate e un velo di scura malinconia latente. Insomma, il brano ideale per il ritorno sulla scena dei Babylonia!"
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Per "By My Side" è stato realizzato un bellissimo videoclip che vi vede a bordo della mitica DeLorean: un semplice omaggio alla mitica pellicola "Ritorno Al Futuro" oppure c'è qualcosa di più nel concept del video?
Rob: "Volevamo un'idea di movimento, viaggio, velocità. La DeLorean è stata perfetta in questo senso e ha anche costituito un elemento cult indubbiamente accattivante. Un interessante mix tra futurismo ed estetica, con una punta di nostalgia per gli anni 80!"
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Accanto a brani freschi e frizzanti, tipici del vostro stile, non mancano momenti di forte passionalità come "Better Days" e "Requiem For Me" o frangenti più struggenti come la drammatica "Enough Is Enough", il brevissimo ma intenso break strumentale "Camera Con Vista" e "Waiting For A Sun": alla luce di ciò, possiamo asserire che oggi il vostro songwriting è più completo e che le emozioni giocano un ruolo ancor più fondamentale che non in passato?
Max: "La scrittura di un album è un'impresa intensa e totalizzante. Durante i tre anni di lavoro ho sacrificato moltissimo della mia vita personale, mettendomi completamente a disposizione della musica e del processo creativo. In questa fase si tende a perdere un po' la concezione del giudizio altrui e ci si lascia andare mettendosi realmente a nudo, riversando nelle canzoni la propria vita. Questo è quello che è accaduto con "Motel La Solitude", in particolare proprio nei brani citati nella domanda."
Rob: "Quelli che citi sono in effetti i momenti più introspettivi dell'album dove si è voluto andare un po' oltre, correndo forse il rischio di colpire troppo forte dal punto di vista emotivo l'ascoltatore."
"I Depeche Mode sono diventati praticamente gli unici titolari di un certo pop/rock elettronico, e questo getta purtroppo nell'ombra ottime band come Iris, Mesh, Statemachine, Lowe etc... Chiunque si muova in questo ambito musicale viene immediatamente considerato un loro epigono, ma ci si dimentica troppo spesso che ci sono stati altri grandissimi artisti synthpop come Propaganda, Alphaville, Tears For Fears ed A-ha, solo per citarne alcuni, e che gruppi seminali come Kraftwerk, Ultravox e Visage avevano già pubblicato i loro dischi più importanti prima che i Depeche Mode pubblicassero il loro primo album..."
(Robbie Rox)
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Scorrendo i titoli dei brani e leggendone i testi è inevitabile vedere in essi un approccio più intimista: quanto contano le esperienze personali, anche negative, all'interno delle vostre liriche e su cosa si basano queste effettivamente?
Rob: "La vita è una giostra, in questi ultimi anni si sono alternati momenti felici ad altri di grande dolore: per quanto mi riguarda è stato molto terapeutico poter riversare momenti di assoluta disperazione nella scrittura."
Max: "La fonte d'ispirazione di questo nuovo disco è la vita di tutti i giorni, alti e bassi compresi. "Motel La Solitude" è un disco che parla di, per e con tutti i "Beautiful Losers" del mondo."
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Riguardo alla composizione di testi e musiche, quale genere di cose vi hanno effettivamente influenzati nel lungo processo di songwriting?
Rob: "Impossibile dirlo con precisione perché abbiamo ascoltato come sempre tonnellate di musica di ogni genere possibile, da Monteverdi ai Black Eyed Peas!"
Max: "Aggiungerei da Mylène Farmer ad Ali Love (lo dice sorridendo maliziosamente, nda)!"
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All'interno del digipack riportate una bella frase di Guido Gozzano: "Non agogno che la virtù del sogno: l'inconsapevolezza."... Cosa vi ha spinti ad includere tali versi e come si ricollegano ai contenuti dell'album?
Max: "C'è tanta amarezza in quella frase, ma anche tanta verità. Se si analizzano per bene i testi del disco emerge in maniera fin troppo evidente il link con la frase di Gozzano."
Rob: "Un colpo di fulmine per entrambi: è stata una scelta di cuore, non di testa."
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Tornando alla musica, non avete mai nascosto il vostro amore per i Depeche Mode e la loro influenza è sempre stata presente nel vostro suono, ma stavolta questa si limita saggiamente ad un paio di episodi: "The Corner" e "Love, Not For Me", ambedue mai troppo nel solco della leggenda inglese. Un ulteriore segno della vostra crescita o la chiara volontà di affrancarsi da certi ingombranti paragoni?
Max: "Pur essendo grandi estimatori dei Depeche Mode, musicalmente parlando il nostro sforzo è quello di trovare una strada nostra uscendo dal loro cono d'ombra spesso limitante. Vogliamo che la nostra musica si lasci contaminare anche da altri artisti e, nel nostro futuro, sempre di più cercheremo di sconfinare in territori nuovi attraverso una ricerca naturale e costante."
Rob: "È inevitabile che nella musica che scrivi emergano passaggi o spunti che, in qualche maniera, si rifanno alle cose che hai amato di più. I Depeche Mode stessi hanno più volte 'citato' nelle loro canzoni grandissimi artisti come i Pink Floyd (vedi il sequencer di "Clean") o Kate Bush (vedi il celebre gioco di fiati), anche se spesso la maggior parte dei loro fans sembra non saperne nulla."
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A proposito di Depeche Mode, come vivete il fatto che il loro sia sempre l'unico nome associato al termine synthpop quando questo genere ha da offrire realtà sicuramente meno blasonate ma artisticamente importanti come Mesh, Statemachine, Iris, Lowe, Camouflage etc.? Non trovate che sia un peccato che esse - e voi stessi con loro - non arrivino al grande pubblico, visto il loro potenziale?
Rob: "Un'amara verità: i Depeche Mode sono diventati praticamente gli unici titolari di un certo pop/rock elettronico, e questo getta purtroppo nell'ombra tutte le ottime band da te citate (e da noi molto apprezzate)... Chiunque si muova in questo ambito musicale viene immediatamente considerato un loro epigono, ma ci si dimentica troppo spesso che ci sono stati altri grandissimi artisti synthpop (Propaganda, Alphaville, Tears For Fears ed A-ha, solo per citarne alcuni) e che gruppi seminali come Kraftwerk, Ultravox e Visage avevano già pubblicato i loro dischi più importanti prima che i Depeche Mode pubblicassero il loro primo album."
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Nei vostri nuovi brani si scorge chiaramente anche una migliore integrazione della chitarra in un sound più organico e curatissimo sotto l'aspetto degli arrangiamenti, all'interno di canzoni formalmente impeccabili: come avete lavorato in tal senso?
Max: "Il matrimonio tra strumenti elettronici ed acustici è sempre affascinante e permette di trovare idee spesso uniche. La chitarra, già presente nel disco precedente, questa volta gioca un ruolo più da protagonista, contribuendo alla creazione di un suono generale più ruvido e graffiante. In questo Livio Boccioni, il nostro chitarrista, ha fatto un ottimo lavoro, sperimentando molto con i 'giocattoli' che la tecnologia mette oggi a disposizione anche per i chitarristi."
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Anche tu, Max, hai mostrato ampi progressi a livello vocale, rendendoti autore di una prestazione maiuscola: sei soddisfatto del livello da te raggiunto, e come hai modificato il tuo approccio per il nuovo album?
Max: "Ti ringrazio per l'apprezzamento. Il fatto di aver registrato molte parti vocali nel mio studio a casa mi ha permesso di entrare con maggiore profondità nelle canzoni, puntando dritto e velocemente al loro epicentro. Ci sono dei passaggi che amo molto riascoltare, ma la ricerca e la voglia di migliorarsi mi stanno già proiettando sul prossimo lavoro."
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Se dovessi scegliere il mio brano preferito dal nuovo album, direi senza dubbio "Ethereal Connection": concordate, e cosa ci potete dire nello specifico su questo splendido episodio?
Rob: "È un brano che ha cambiato tre titoli e tre testi, tutti ispirati a donne fatali che non hanno lasciato indifferente il nostro Max (ride, nda)!"
Max: "Questo brano ha avuto una genesi molto travagliata. Per esempio la linea vocale ha subito varie modifiche nel corso del tempo. Il punto di svolta decisivo è arrivato un giorno durante le prove per un concerto all'estero, quando ho iniziato ad improvvisare con la voce. Per fortuna stavamo registrando, perchè durante quella session abbiamo messo a punto la linea melodica presente nella versione del disco. Ad oggi, è l'unico caso della nostra storia in cui una melodia sia nata in questa maniera."
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Alla luce dei risultati conseguiti col nuovo album vi sentite ancora una band puramente synthpop, oppure trovate limitante l'impiego di tale termine? In fondo non avete mai nascosto le vostre legittime velleità pop, anche se magari avete esagerato un pelino nel mettere Lady GaGa e Carla Bruni fra le vostre influenze sulla pagina myspace... ma forse era una piccola provocazione!
Rob: "È sempre difficile mettere etichette: penso a un artista immenso come Peter Gabriel che ha fatto pop, rock, elettronica, world music e ora un nuovo album per voce e orchestra con cover di artisti alternativi... come si potrebbe dunque etichettare la sua musica?"
Max: "Purtroppo, o per fortuna, non poniamo limiti alla provvidenza né divieti di generi musicali nelle preferenze dei nostri iPod. Nella nostra visione, trovata la giusta chiave di lettura si possono ascoltare Klaus Nomi, le Spice Girls o Sergio Cammariere uno dopo l'altro senza alcun pericolo. Amiamo molto le linee melodiche semplici e pulite, per questo ci sentiamo più affini con il genere pop. Nello stesso tempo apprezziamo anche la ricerca e la sperimentazione sonora. Unendo i due aspetti, si ottiene la formula che cerchiamo di usare per creare la nostra musica. E forza Lady GaGa (ridendo, nda)!"
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Venendo all'aspetto live, il tour di supporto all'album è già partito da un po' e vi ha portati anche all'estero: come sono andate le date sin qui tenute?
Max: "Il "Tour La Solitude 2010" sta andando molto bene: attualmente siamo impegnati in Italia fino a giugno, ma non mancheranno alcuni importanti appuntamenti all'estero che presto annunceremo. Ancora più che in passato, i nostri nuovi concerti presentano sorprese e novità che divertiranno il pubblico. Per noi il live è un momento di comunione con i nostri fans, una sorta di celebrazione. Per questo cerchiamo sempre di dare il massimo e di proporre uno spettacolo che sia interessante da guardare e da seguire."
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Negli anni intercorsi fra il debut ed il nuovo album la vostra attività live non si è mai realmente fermata, ed avete condiviso il palco con nomi anche importanti della scena come IAMX, ad esempio: cosa avete imparato da tali esperienze?
Max: "Siamo rimasti molto impressionati dalla serietà e della professionalità dei grandi artisti con i quali abbiamo avuto la fortuna e il piacere di collaborare. Assistere al loro rigore è una lezione che non dimenticheremo facilmente."
Rob: "Da artisti più affermati c'è sempre da imparare..."
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Cosa prevedono i vostri progetti futuri? A parte i concerti già programmati, ci sarà un nuovo singolo?
Max: "Certamente sì. Il nuovo singolo è previsto per maggio... stay tuned! Sono in arrivo anche una serie di impegni all'estero, visto che il disco verrà presto pubblicato in altri paesi."
Rob: "Peccato che non ci sia più il Festivalbar... sennò magari potevamo vincerlo (risate generali, nda)!"
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A proposito di futuro, possiamo contare sul fatto che non dovremo attendere altri cinque anni per il terzo album?
Max: "Nelle nostri menti, il cantiere dei lavori per il terzo disco è già aperto..."
Rob: "Prevedo come data di uscita l'autunno del 2011!"
Max: "Ottimista (ride di gusto, nda)!"
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Questione Italia: se è vero che la 'scena oscura' non decolla mai, è altresì vero che voi siete in qualche modo 'trasversali', riuscendo a captare anche il pubblico esterno ad essa, al punto che avete fatto promozione all'album financo a San Remo... Come vi rapportate, dunque, al pubblico italiano?
Max: "Cerchiamo di non costruire nessuna barriera attorno alla nostra musica, che nasce per noi stessi e per permetterci di entrare in contatto con le persone le cui anime battono all'unisono con le nostre. Per questo non riusciamo a pensare ad una sola tipologia di pubblico, ma accogliamo a braccia aperte tutti coloro che riescono a cogliere qualcosa nelle nostre canzoni."
"Cerchiamo di non costruire nessuna barriera attorno alla nostra musica, che nasce per noi stessi e per permetterci di entrare in contatto con le persone le cui anime battono all'unisono con le nostre. Per questo non riusciamo a pensare ad una sola tipologia di pubblico, ma accogliamo a braccia aperte tutti coloro che riescono a cogliere qualcosa nelle nostre canzoni..."
(Max Giunta)
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Vi capita mai di pensare che però, forse forse, il pubblico più propriamente 'pop' possa essere troppo poco sensibile per la vostra proposta, ed in effetti più incline alle baracconate tutte immagine e zero sostanza come Lady GaGa? In fondo i numeri parlano chiarissimo in tal senso...
Max: "Non ci preoccupiamo a priori di chi potrà apprezzare o rinnegare la nostra musica. Certamente ci muoviamo in un territorio più difficile e dobbiamo combattere con multinazionali e artisti che hanno a disposizione budget stratosferici per far conoscere la propria musica, ma di questo non ci preoccupiamo. C'è molta sincerità e molta passione in quello che facciamo, e questo siamo certi che prima o poi pagherà."
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Parlando invece a livello internazionale, dove avete riscosso i maggiori consensi ed a quali nazioni guardate in chiave futura?
Max: "In epoca di internet, devo dire che ad oggi siamo rimasti piacevolmente stupiti dall'apprendere che la nostra musica è molto conosciuta anche in paesi dove il disco non è stato nemmeno pubblicato. Serbiamo ricordi bellissimi di tutte le trasferte all'estero, dove siamo stati accolti sempre calorosamente. Per il futuro ci aspettiamo qualche sorpresa dal nord Europa e dagli USA."
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Siamo alla fine: cosa sognano, a qualsiasi livello (musicale, sociale, politico...), i Babylonia?
Rob: "Domanda molto impegnativa! Spero che certi artisti stracotti si mettano da parte e non continuino ad occupare tutti gli spazi musicali e televisivi possibili. Auspico una società in cui il benessere sia equamente distribuito e il rispetto reciproco un valore fondamentale. Per la politica... ehm, non posso rispondere, mi arresterebbero (risate generali, nda)!"
Max: "Io sogno di continuare a sognare..."
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