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15-02-2010
HIDDEN PLACE
Colori sintetici
di Michele Viali
A testimoniare la sempiterna buona salute del panorama underground italiano contribuisce anche la presenza degli Hidden Place, che hanno probabilmente confezionato uno dei migliori lavori dell'anno appena concluso. Nati da non troppi anni e con una carriera non enorme alle spalle, i Nostri hanno messo subito in evidenza i propri obiettivi, generati da una stretta militanza di settore, ben marcata dalla passione per gli anni '80 più oscuri, e idee chiare per proporre qualcosa di nuovo che riesca però a mantenere viva la memoria per alcuni nomi immortali. La formidabile miscela ha avuto la sua massima espressione proprio con l'ultima fatica "Punto Luce", e i presupposti fanno ben sperare anche per il futuro. La nostra intervista è l'occasione per scoprire l'alba della band, che ha avuto anche trascorsi in ambito neofolk, e parallelamente scoprire gusti e opinioni, fino a fornirvi un profilo, si spera, il più completo possibile. Come noterete le risposte non hanno, tranne che in rari casi, un preciso referente se non la band stessa, che, almeno 'su carta', ha voluto dare una sola voce ad una creatura di fatto nata tramite l'interazione di quattro menti diverse.
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Vorrei iniziare la nostra discussione partendo dagli albori del progetto e in particolare parlare di quali sono stati i presupposti che hanno portato alla nascita di Hidden Place...
"Dopo la breve avventura con i Lupi Gladius, Antonio aveva iniziato a scrivere nuovi brani con un'impronta fortemente elettronica e dalle atmosfere molto fredde che si distaccavano completamente dalle precedenti sonorità folk. Subito ci siamo accorti che l'approccio verso queste sonorità era piuttosto confidenziale e che il tutto è nato e si è evoluto nella più pura spontaneità. Da allora abbiamo sentito l'esigenza di inserire un cantato femminile che si addicesse alla perfezione con la struttura melodica e ritmica dei brani. E la voce dolce ed eterea di SaraLux ci è sembrata uno degli elementi fondamentali di cui la musica degli Hidden Place aveva bisogno. Il tutto si è poi sviluppato in modo altrettanto spontaneo e conviviale fino ad arrivare alla registrazione del primo demo."
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Perché avete scelto il nome Hidden Place?
"Abbiamo sempre inteso questo "Posto Nascosto" come un'area di raccoglimento e riflessione, una sorta di piccolo microcosmo dove cerchiamo di "Agire" in modo altamente intimista e ingenuamente puro e dove il fine della nostra azione è la "Creazione della nostra Arte", considerandola una sorta di cura per l'anima."
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Parliamo delle vostre fonti d'ispirazione: i legami con la scena new wave e synthpop di fine anni '70 - primi anni '80 sono evidenti. Ma quali sono i nomi che più influenzano il vostro nuovo lavoro e a che livello incidono sui nuovi brani?
"Come hai ben notato la nostra musica affonda le sue radici nella new wave degli anni '80, nella cosiddetta 'stagione aurea' che ha fatto di tale genere, pur nelle sue varie espressioni, un'avanguardia musicale europea del periodo. Siamo stati sempre affascinati da questa decade e da vari gruppi che nella loro diversità hanno sempre cercato di esprimere una sorta di decadentismo sia dal punto di vista musicale, concettuale ed estetico in modo creativo, semplice ed elegante. Ciò che è nato in quegli anni è qualcosa di altamente innovativo, in quanto la semplicità delle canzoni, accompagnata da una forte vena malinconica, ha creato un'idea di assoluta rottura rispetto al passato e ha imposto degli stilemi che ancora oggi vengono ripresi, in quanto espressione di qualcosa di molto profondo, istintivo, originale e innovativo. Possiamo dire che nell'ultimo disco siamo stati influenzati da gruppi come Kraftwerk, Ultravox, i primi OMD, Kirlian Camera (del periodo new wave - Italo Disco), inoltre abbiamo ascoltato molti gruppi italiani del periodo come i Neon, Intelligence Dept, Monuments, Victrola, Underground Life, Franco Battiato dei primi anni 80 e tanti altri."
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Nei vostri due album siete riusciti a creare sonorità che guardano al passato, riviste con un piglio tecnico e artistico tutto moderno. Come avete organizzato concettualmente e stilisticamente questo ideale connubio?
"Vivendo i nostri anni abbiamo, sicuramente, una chiave di lettura diversa da chi ha vissuto la fantastica decade degli anni '80, e per questo abbiamo cercato sempre di creare un suono che avesse quell'impronta, ma con un sguardo rivolto al presente. Un connubio perfetto tra ricerca nel passato e voglia di sperimentare."
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Il nuovo album esce per la Twilight Records, un'ottima etichetta argentina che ha lavorato spesso con eccellenti progetti italiani. Come siete entrati in contatto?
"Inizialmente il nostro nuovo album "Punto Luce" doveva essere prodotto dall'Hellektroempire, ma dopo una serie di problemi che sembravano non finire mai siamo stati contattati da Gabriel dell'argentina Twilight Records, che sin dal primo momento si è dimostrato molto disponibile proponendo di produrci qualcosa per la sua label. Subito dopo gli abbiamo spedito il master dell'album ed è stato molto entusiasta, decidendo subito di procedere alla produzione. Così dopo due mesi è uscito l'album. Consideriamo il nostro rapporto con la Twilight Records altamente positivo, in quanto ha svolto un lavoro alquanto professionale e di notevole spessore tecnico, lasciandoci libera scelta in molte decisioni."
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La copertina di "Punto Luce" sembra rimandare, nella sua lineare schematicità, al futurismo... da cosa nasce l'idea dell'artwork e come si lega al contenuto dell'album?
"Hidden Place ha sempre avuto un occhio di riguardo verso le avanguardie artistiche del primo 900. In "Punto Luce" abbiamo voluto incentrare questo nostro interesse anche dal punto di vista grafico, e l'aspetto futurista era quello che meglio si addiceva al nostro concept. Come ben si nota, nel nostro caso, la figura in movimento è un aspetto decisamente futurista, ma con elementi attinti anche da altre correnti artistiche dal periodo come il Costruttivismo e il Suprematismo. Siamo riusciti ad ottenere un ottimo risultato nell'artwork grazie al lavoro di Max dei Big White Rabbit, cercando di concepire in toto l'aspetto futurista presente sia nelle parti sonore che in quelle figurative."
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Un leitmotiv del vostro nuovo album è il riferimento ad aspetti visivi, luce e colori. Oltre che nel titolo, il tema torna in tracce come "Teknicolor", "Gioco Cromatico", "Illusioni Ottiche", "Synthetic Light"...
SaraLux: "La luce e il rapporto con i colori è caratterizzante in questo album. I titoli dei brani ed i testi possono apparire 'interpretabili' e in pezzi come "Gioco Cromatico" si percepisce un naturale sforzo 'ermetico' per catturare una realtà onirica, quasi sfuggente. In questo caso l'ausilio sono le note 'lucenti' ed una voce (colore) che disegna e definisce quello che vuole essere una trama romantica. Il colore e la luce, si sa, sono gli elementi fondamentali della visione: l'occhio umano percepisce inizialmente la luce ed i colori e, attraverso un'elaborazione, questo disco percepisce l'emozione della luce e ne coglie il momento migliore. Una visione assai 'impressionista'."
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Due tracce hanno precise connotazioni spaziali: cosa si nasconde dietro al riferimento "Alexander Strasse"?
SaraLux: "La canzone "Alexander Strasse" è nata dopo un soggiorno a Berlino. Ho pensato ad una donna di una certa età. È come se avessi scritto una piccola sceneggiatura per una che non sono io, o meglio: attraverso le mie sensazioni, ma con il corpo di un'altra. Una signora, un'amante perduta, una protagonista della fredda mondanità berlinese: teatro, cabaret, lunghe passeggiate sull'Alexander Strasse deliziate dal suo profumo francese e con indosso il suo cappotto italiano... È stato come cantare per un breve cortometraggio retrò."
"Siamo stati sempre affascinati dagli anni '80 e da vari gruppi che nella loro diversità hanno sempre cercato di esprimere una sorta di decadentismo sia dal punto di vista musicale, concettuale ed estetico in modo creativo, semplice ed elegante. La semplicità delle loro canzoni, accompagnata da una forte vena malinconica, ha creato un'idea di assoluta rottura rispetto al passato e ha imposto degli stilemi che ancora oggi vengono ripresi, in quanto espressione di qualcosa di molto profondo, istintivo, originale e innovativo..."
(Hidden Place)
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Come mai avete deciso di recuperare in "Punto Luce" il brano "United", già presentato nel precedente "Fantasia Meccanica"?
"Questo è un brano che sintetizza bene, e allo stesso tempo, i nostri freddi e caldi lati sonori. È una melodia cui siamo particolarmente legati, anche per la sua facile danzabilità, e per questo abbiamo deciso di riproporne una nuova versione in "Punto Luce". Ha riscosso ottimi consensi da parte del pubblico, comparendo anche sulla compilation britannica "Electronically Yours Vol.1 "(Undo/EMI) insieme a band come Client, Marsheaux, Oblique, ecc."
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A fine album avete collocato un remix pop-dance di "United" ad opera dei Nekrodamus. Come nasce questa collaborazione col progetto argentino?
"Gabriel (Twilight Records) voleva inserire nel nostro lavoro un remix da parte di altre band. Così siamo stati noi a proporgli il nome di Nekrodamus nella realizzazione di ciò, chiedendo una loro versione del nostro brano "United". Il risultato di tale lavoro è stato pienamente soddisfacente, offrendoci una club-version del brano un po' lontana dal nostro sound, ma molto particolare."
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Il lavoro di mastering ed editing di "Punto Luce" è stato realizzato da Diego Banchero (tra i creatori di Recondita Stirpe ed Egida Aurea): quanto ritenete importante l'apporto di Diego nella riuscita del vostro disco?
"Diego Banchero sin dal primo disco ci ha sempre aiutato nella fase di mastering ed editing, intuendo subito il suono che volevamo e presentandoci alla fine un lavoro determinato e molto professionale. Anche se proviene da ambienti musicali differenti dai nostri, la cosa che ci ha colpiti è che ha capito subito quello che volevamo lavorando in modo abbastanza puntiglioso sui brani e creando qualcosa che noi avevamo in mente sin dall'inizio. È un grande musicista e un'ottima persona. Con lui è nata una grande amicizia e ci piacciono molto i suoi progetti."
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Il vostro primo album "Fantasia Meccanica" vedeva la partecipazione di Diego Merletto dei Frozen Autumn. Come nacque quella collaborazione e che tipo di apporto ha fornito Diego?
"La collaborazione con Diego Merletto nasce da una profonda amicizia, e abbiamo sempre pensato che nessuno meglio di lui avrebbe dato un apporto così positivo a Hidden Place, dando vita ad un originale (infatti qui per la prima volta canta in italiano) ed entusiasmante remix in chiave molto più ambient e decadente rispetto all'originale."
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Siete ancora in contatto? È possibile che collaboriate ancora in futuro?
"Certamente! Siamo ancora in contatto! Anche con l'ala femminile di Frozen Autumn, con la quale potrebbe fuoriuscire qualcosa di molto interessante..."
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Come si è evoluto il suono degli Hidden Place da "Fantasia Meccanica" a "Punto Luce"? In "Fantasia Meccanica" si sentivano ancora nelle sessioni ritmiche forti echi dei Kirlian Camera...
"L'evoluzione da "Fantasia Meccanica" a "Punto Luce" può risultare evidente a tutti. Nel primo disco erano ancora presenti echi dell'esordio, ma con architetture sonore più mature sia nelle melodie che negli arrangiamenti, mantenendo però sempre quella vena malinconica di fondo. Lo stesso si è verificato con l'uscita del nuovo album. Possiamo definire "Punto Luce" come un 'synth-album', dato l'utilizzo di synth-vocoder e l'inserimento di parti tastieristiche più ambientali rispetto al precedente. Abbiamo eliminato anche l'utilizzo di chitarre e basso, presenti in passato, per rendere ancora più elettronico il suono che avevamo in mente. Nelle parti vocali abbiamo insistito sul connubio Uomo/Macchina: alle fredde voci robotiche si alterna la calda e romantica voce di SaraLux. Il risultato ci ha pienamente appagati."
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Il vostro demo "Weather Station" ricorda da vicino i monumentali Kirlian Camera degli anni '90. Cosa ha significato artisticamente per voi la band di Bergamini?
"Non abbiamo mai negato il nostro grande amore per i Kirlian Camera e l'accostamento alla musica del grande genio di Angelo Bergamini non può che renderci orgogliosi. La sua musica per noi è stata una grande fonte d'ispirazione, un suono forte, nostalgico, pieno di dolore ma anche pieno di speranze che tendono alla luce. Però vogliamo precisare che il nostro è un approccio (in particolar modo in "Fantasia Meccanica" e ancora di più in "Punto Luce") molto più luminoso, solare rispetto alle atmosfere decadenti, piene di pathos e a tratti ossessive che hanno sempre contraddistinto, nonostante la varia e diversa discografia, il suono dei Kirlian Camera. Tuttavia, attualmente, pur contenendo la nostra musica alcune sfumature di tale grande gruppo, stiamo intraprendendo un discorso musicale differente rispetto al passato ("Punto Luce" ne è una prova), visto che siamo influenzati e affascinanti anche da altre grandi band."
"Noi pensiamo che oggigiorno, vivendo nell'epoca del degrado socio-culturale, l'arte - e in questo caso la musica - dovrebbe essere un modo per elevarci, per farci riflettere, per far sopravvivere emozioni, per creare un rifugio all'anima che giorno dopo giorno sembra morire all'interno di un mondo ormai alla deriva, e per questo non riusciamo a capire tutte queste forme di boicottaggio che cercano di ostacolare sempre di più la creatività di certi artisti..."
(Hidden Place)
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Avete avuto contatti con Angelo? Cosa pensa del vostro esordio?
"Anche con Angelo abbiamo avuto e abbiamo tutt'ora dei buoni contatti, e sin dall'inizio ha mostrato un forte interesse verso Hidden Place, anche perché ha riscontrato nella nostra musica qualcosa a lui molto familiare riportandolo indietro nel tempo, in quanto le nostre atmosfere gli hanno ricordato in parte i suoi vecchi lavori."
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Nel demo c'è un bellissimo brano intitolato "Anymore", è un pezzo acustico vicino al neofolk ma in grado di mantenersi in linea col gelo del disco. Come è nato questo anomalo pezzo?
"Inizialmente questo doveva essere un pezzo dei Lupi Gladius, ma aggiungendo una voce filtrata, qualche ritmica elettronica e arrangiando tutto in chiave statica e sintetica abbiamo notato che potevamo inserirlo in "Weather Station". Il risultato è stato qualcosa di acustico, ma con un suono riconducibile alle atmosfere più fredde del primo demo. È un pezzo anomalo all'interno dell'album, ma si addice perfettamente alle atmosfere dell'intero lavoro."
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La nostra personale opinione ci fa credere che "Weather Station" meriterebbe di essere ristampato. Ci avete mai pensato?
"Siamo molto legati al nostro primo lavoro e saremmo molto contenti di vederlo in un'altra veste grafica, poiché quello che hai avuto modo di ascoltare è stato solo un semplice CDr che abbiamo fatto circolare nell'ambiente tra amici e qualche webzine. Abbiamo pensato di farlo uscire come un'autoproduzione in edizione limitata, oppure potremmo proporre l'idea a Gabriel della Twilight Records. Dovremmo però fare un grande lavoro di mastering, in quanto il suono è un po' troppo sporco e cupo, ma in un certo senso rende l'idea di ciò che volevamo esprimere."
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I testi hanno un ruolo tutt'altro che secondario nell'opera degli Hidden Place: quali argomenti preferite trattare e come si legano ai suoni?
SaraLux: "Gli argomenti dei testi sono delle polaroid per me. Pensieri istantanei ed immagini letterali diventano presto un testo, ma non ho una certa preferenza per gli argomenti. È tutto quello che ha scaturito un'emozione, anche lontana, qualsiasi essa sia, e mi privo volutamente di modifiche successive. Sì, perché per me ritornare a rielaborare un testo appesantisce il ricordo, il motivo per cui l'ho scritto. Pazienza che non sia perfetto: è QUEL momento che voglio cantare. I suoni in primis mi addentrano nelle parole che scrivo, la musica è il predicato del mio soggetto o viceversa."
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Sara, a quali cantanti ti ispiri maggiormente per le performance con Hidden Place?
SaraLux: "Non mi ispiro a nessuno in particolare, ma se poi emergono delle somiglianze, ben vengano se sono positive. Non sono una cantante professionista e, sinceramente, non saprei neanche a chi ispirarmi. Canto e basta... o almeno ci provo."
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Una delle prime label a capire le vostre potenzialità è stata la tedesca VAWS, che vi ha inserito in tre sue compilation. Come siete entrati in contatto? C'è la possibilità che gli Hidden Place possano pubblicare un album per la VAWS?
"Terminate le registrazioni di "Weather Station" abbiamo spedito a varie label, e tra queste anche la VAWS, questo nostro primo lavoro. Dopo un po' di tempo Werner Simanek ci contattò, dicendo che voleva un nostro brano in una compilation tributo dedicata al grande scultore tedesco Georg Kolbe. Quindi possiamo dire che la VAWS ci ha dato l'opportunita di esordire ufficialmente grazie a questa partecipazione. La cosa si è ripetuta nel tempo, dato che siamo stati coinvolti in altre due compilation targate VAWS insieme a gruppi come Von Thronstahl, Forthcoming Fire, Rose Rovine E Amanti, Necro Stellar ecc... Pensiamo che non ci sia la possibilità di pubblicare un album per la VAWS in quanto le loro uscite sono solo compilation, tributi e cose del genere, ma ci farebbe sempre un grande piacere partecipare alle loro produzioni."
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Saprete meglio di noi che la VAWS ha avuto diversi problemi per le sue idee non propriamente conformi. Questo aspetto vi ha creato disagio o addirittura problemi?
"Non abbiamo avuto problemi di nessun tipo, e avendo incontrato Werner possiamo solo dire che si è dimostrato una persona molto semplice, umile, con una grande competenza e che cerca di portare avanti con molta passione le sue produzioni. Noi pensiamo che oggigiorno, vivendo nell'epoca del degrado socio-culturale, l'arte - e in questo caso la musica - dovrebbe essere un modo per elevarci, per farci riflettere, per far sopravvivere emozioni, per creare un rifugio all'anima che giorno dopo giorno sembra morire all'interno di un mondo ormai alla deriva, e per questo non riusciamo a capire tutte queste forme di boicottaggio che cercano di ostacolare sempre di più la creatività di certi artisti."
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Siete in buoni rapporti con altri importanti autori apparsi nelle raccolte della VAWS? Penso ad esempio a Joseph di Von Thronstahl, Damiano Mercuri, Belborn...
"A volte ci scriviamo con Joseph K. dei Von Thronstahl, a lui piace molto la nostra musica. È una persona molto umile, simpatica e lo consideriamo un grande artista. All'epoca dei Lupi Gladius, invece, eravamo in contatto con Holger dei Belborn."
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Di recente avete preso parte ad una compilation italiana dedicata al cristianesimo, intitolata "Credo In Unum Deum". Uno degli aspetti che mi ha più colpito dal punto di vista artistico è che una band chiaramente synth-wave come la vostra sia riuscita a mescolarsi ottimamente con progetti dell'area industrial e ambient, proponendo un pezzo dalle venature atmosferiche...
"Quattro anni fa Damiano Mercuri dei Rose Rovine E Amanti ci ha proposto di partecipare ad un sampler dedicato al Cristianesimo Europeo, in quanto avrebbe incluso vari gruppi della scena underground 'oscura' del nostro continente. L'idea è stata molto interessante, in quanto non si è trattato di un semplice sampler ma di qualcosa di più, dove ogni gruppo ha contribuito non solo musicalmente ma anche ideologicamente, con tutta una serie di considerazioni al riguardo. Il risultato è stato molto originale, poiché per la prima volta in questa scena è stata portata avanti una certa tematica. Il brano che abbiamo proposto sembra riprendere in parte le atmosfere di "Weather Station", ma con una componente rituale-orchestrale molto elegante e con forti echi di pregnante pathos. Lo consideriamo uno dei migliori brani usciti dalla penna degli Hidden Place."
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Da un punto di vista ideologico-spirituale la partecipazione a questa compilation significa per voi una netta presa di posizione, all'interno di una scena che spesso si è vista vicina a linee di pensiero ben diverse... Qual è il vostro punto di vista riguardo il cristianesimo?
"Siamo affascinati da un certo Cristianesimo delle origini che cerca di riprendere anche le radici ancestrali della nostra Europa, quel Cristianesimo 'autentico' che ha molte cose in comune con il paganesimo, dove è possibile riscontrare tanti elementi presenti già nel mondo europeo pre-cristiano. Innumerevoli sono gli esempi di sopravvivenze pagane che nel corso dei secoli sono sopravvissute all'interno del Cristianesimo. Ad esempio in Europa fino agli inizi del XVI secolo vi fu un'idea molto strana di Cristianesimo, dove vari dogmi si mescolavano a superstizioni pagane ancestrali nate nella notte dei tempi. Le stesse festività cristiane non sono altro che una reinterpretazione di antichi culti pagani, così come la costruzione di chiese è avvenuta su resti di templi pagani. Un esempio moderno di sopravvivenza di elementi pagani su una base cristiana è la sconvolgente opera di Tolkien "Il Signore Degli Anelli"."
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Qual è per contro la vostra opinione nei confronti dei tanti progetti cruciali che hanno idee diverse da quelle cristiane? Penso ad esempio a nomi 'ammoniti' nella compilation, come Blood Axis o Nordvargr...
"Essendo legati alle origini del nostro continente, un tempo forte espressione di nobiltà d'animo, è impossibile negare le forti radici pagane, è come se negassimo noi stessi. I grandi culti greci e romani sono stati nell'antichità le più profonde radici in cui affondava la nostra Europa. Nel segno di Roma, dalle origini divine, è stato compiuto un processo spirituale, storico e sociale dal significato altamente titanico. La stessa Arte era espressione di una forte componente divina. Vari progetti, tra cui Blood Axis, hanno portato avanti dei concetti dove si respira un'imponente atmosfera antica, quasi eterna, in cui sembrano riecheggiare antichi culti nati nella notte dei tempi."
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Diversi anni fa avete creato un interessante progetto neofolk dal nome Lupi Gladius. Volete raccontarci come è nata questa avventura musicale e se avrà mai un seguito?
"Siamo stati sempre attratti anche da sonorità folk e apocalittiche, che si sono aggiunte nel corso degli anni ai nostri ascolti abituali. Da tempo sentivamo l'esigenza ci creare qualcosa che si adattasse benissimo ad alcuni testi che avevamo scritto nel 2003, e abbiamo pensato che il neofolk poteva essere una buona strada da percorrere per dar vita al nostro progetto. Dopo aver ascoltato fino allo sfinimento, oltre ai padri del genere, gruppi come Argine, Orplid, Dies Natalis e Forseti, che in quegli anni ebbero un grande riscontro sulla scena, nacquero i Lupi Gladius. Iniziammo subito le registrazioni del demo, il cui risultato fu un lavoro molto schematico, semplice, a tratti anche un po' sporco come suono, ma con la presenza di alcuni elementi molto interessanti. Il demo è stato spedito solo ad alcune label e magazine dell'underground neofolk e un brano è apparso sulla compilation "Circolo della Vela V.2"." La label polacca Rage In Eden voleva produrre il nostro materiale in uno split con un altro gruppo, ma alla fine l'idea non è andata più in porto. Adesso siamo molto impegnati con Hidden Place, quindi non possiamo dire con certezza se ci sarà un seguito del nostro primo progetto."
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Cosa vi affascina del neofolk, genere forse ora un po' in ribasso rispetto a quando uscì il vostro mini?
"Abbiamo sempre ascoltato Death In June, Sol Invictus, Current 93, Fire+Ice e pensiamo che loro abbiano creato un genere molto semplice, di grande impatto, romantico ma allo stesso tempo anche molto controverso. Certe sonorità si sposano molto bene con le tematiche trattate, che cercano di dare un senso o un'interpretazione ad argomenti come la Tradizione, la Mitologia o l'origine dell'Europa. Potremmo definirlo come un'idea molto innovativa, dai contenuti abbastanza forti, che mescolando suoni tradizionali a quelli industriali ha creato una specie di avanguardia negli ultimi vent'anni. Ma come in ogni movimento, anche qui negli ultimi anni si è verificata una forte inflazione sia a livello musicale che concettuale, portando alla creazione di vari cloni dei padri del genere. Nel nostro Paese possiamo dire che gruppi come Ianva, Recondita Stirpe ed Egida Aurea sono stati gli unici ad intraprendere un discorso molto originale, con uno sguardo al passato, con una forte impronta italica e con un suono prettamente personale e inimitabile, cosa che in Italia non si verificava da anni."
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Il vostro mini si intitolava "Lucania", in pratica una dedica alla vostra terra di origine. Nel particolare quali tematiche avete affrontato in questo lavoro?
"Il titolo è stato un piccolo ma per noi importante tributo alla nostra terra, e in un certo senso è anche legato al nome del gruppo. L'antico termine 'Lucania' ha diversi significati e radici filologiche. La prima deriva dal greco, e in particolare dal termine 'leucos' che significa bianco, lucente e in un certo senso 'Terra di Luce'. Ma anche dal latino 'lucus' che significa bosco, quindi 'Terra di Boschi', e da questo secondo significato abbiamo collegato anche il nome Lupi Gladius. Nei testi abbiamo sviluppato delle tematiche legate ad Eroi che nel corso dei secoli hanno sempre combattuto, in senso lato, contro una visione materialistica della vita e del mondo."
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Tornando a parlare del nuovo lavoro degli Hidden Place, vorrei chiedervi se state programmando dei concerti e in che modo pensate di organizzare le vostre performance dal vivo...
"In questo momento non è in cantiere la preparazione di live: in verità abbiamo avuto più di qualche proposta per suonare dal vivo, ma siamo impossibilitati a farlo perché dal punto di vista logistico non abbiamo l'occasione per riunirci e provare, vivendo, sia per motivi di studio che di lavoro, in luoghi diversi. Nonostante tutto cercheremo di risolvere al più presto questi problemi."
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Attualmente state lavorando a qualcosa di nuovo? Avete intenzione di partecipare a qualche compilation con materiale inedito?
"Abbiamo sempre la voglia di creare qualcosa di nuovo, cercando di guardare avanti senza dimenticare quelle che sono le nostre radici. A breve riprenderemo la scrittura dei nuovi brani. Inoltre ci saranno delle collaborazioni con alcune band italiane."
"Siamo affascinati da un certo Cristianesimo delle origini che cerca di riprendere anche le radici ancestrali della nostra Europa, quel Cristianesimo 'autentico' che ha molte cose in comune con il paganesimo, dove è possibile riscontrare tanti elementi presenti già nel mondo europeo pre-cristiano..."
(Hidden Place)
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Per concludere la nostra chiacchierata vorrei chiedervi un'opinione sulla scena underground italiana: voi siete una band molto legata ai suoni del passato, ma siete riusciti a proporre qualcosa di nuovo e originale senza dimenticare le vostre radici artistiche. Pensate ci siano altri progetti in Italia che attualmente riescono a proporre cose interessanti e innovative, senza tralasciare né scimmiottare le classiche band del passato?
"Oltre ai grandi Kirlian Camera, Frozen Autumn e i gruppi genovesi sopraccitati, nel nostro Paese ci sono ottime band che propongono cose molto interessanti con grandi idee senza scadere nel ripetitivo, e tra queste possiamo menzionare Runes Order, Pulcher Femina, Pleasure And Pain ed Atmosphere 0."
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