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02-03-2009
AT THE FUNERAL OF MY VIOLET RABBIT
Nel doloroso mondo
di Roberto Alessandro Filippozzi
La scena musicale oscura nazionale continua a trascinarsi stancamente in attesa di quei riscontri di pubblico che, per motivi dei quali abbiamo parlato sino alla nausea, continuano a non arrivare. Ma un dato positivo c'è: dal sottobosco dell'underground di casa nostra continuano a nascere progetti qualitativamente importanti, anche se spesso e volentieri rivolti a selezionate nicchie di pubblico. Si tratta quindi di un panorama che, nonostante tutto, vive di buona salute sul piano squisitamente artistico, e nel quale le belle sorprese non mancano mai. E per noi della redazione di DARKROOM Magazine scoprire (e di conseguenza portare all'attenzione del pubblico) una realtà come At The Funeral Of My Violet Rabbit, progetto solista del triestino Christian, è stata una piacevole sorpresa: da subito il secondo CDr "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" ha catturato la nostra attenzione, ed il doveroso interesse verso la proposta dell'artista del nord-est è opportunamente sfociato in una gradita collaborazione col nostro magazine per il primo volume della nostra compilation celebrativa. Il solo-project dal curioso monicker si muove fra dark ambient e sonorità industriali, ma con una sensibilità assai differente rispetto alla massa informe delle produzioni del settore, dettata da un retroterra che ha senza dubbio permesso al Nostro di costruirsi un suono decisamente più personale rispetto alla media, e pensiamo sia stata proprio la somma di questi fattori ad averci fatti appassionare all'arte di un musicista capace di raccontare il disagio interiore come molti vorrebbero fare, ma in pochi riescono. Affascinati dalle note e dagli umori del nuovo album "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali", terza opera autoprodotta per At The Funeral Of My Violet Rabbit, siamo andati ad interrogare un artista il cui animo ci colpisce nel profondo al pari della sua musica, tanto per certe amare riflessioni quanto per la lucidità nel portare avanti un discorso creativo importante (e qualitativamente indiscutibile) che lega perfettamente fra loro parole, suoni ed immagini: ecco cosa ci ha raccontato Christian in questa lunga e piacevolissima chiacchierata...
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Partiamo dall'inizio, cioè con una frase dalle note ufficiali del tuo secondo CDr che, descrivendo le prerogative artistiche del tuo progetto, mi ha colpito: "Con "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" non voglio dare un messaggio ben preciso, ma far provare un generale senso di disagio." Quale percorso artistico e/o di vita ti ha portato a tali prerogative artistiche e ad una considerazione così amara come "Per me il mondo non esiste, esistono solo i piccoli gesti quotidiani che ripeto sconfortato nella speranza di un futuro che di certo mi riserva solo sofferenze."?
"È stato un percorso di vita. Le esperienze, belle e brutte, che ho fatto da quando sono nato hanno portato alla nascita del mio progetto musicale. Sono arrivato a determinate conclusioni osservando, giorno dopo giorno, le persone che mi circondano e il mondo in cui vivo. Mi sono sempre sentito a disagio in mezzo alle persone e volevo creare qualcosa che riuscisse ad esprimere questa mia sensazione."
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Per esprimerti hai scelto la via della musica: cosa ti ha spinto a preferire quest'arte ad altre che, senza dubbio, avrebbero potuto adattarsi alle tue esigenze artistiche?
"In realtà la mia è una famiglia di artisti, quindi credo di avere l'arte nel sangue. Comunque nessuno dei miei familiari ha influenzato la mia scelta, è successo perché era giusto che succedesse (= accadesse). Mi sarebbe anche piaciuto saper dipingere, ma non è veramente il mio campo, sono proprio negato."
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Il nome scelto per il tuo progetto è curioso ed al contempo estremamente interessante: cosa rappresenta effettivamente il 'coniglio viola'? Sembra quasi una metafora atta a identificare qualcosa di più grande, come ad esempio l'amico che si è sempre sognato di avere, oppure un sentimento puro mai trovato o andato irrimediabilmente perduto... In questo senso, quale valenza assume il 'funerale'?
"..."In un pomeriggio invernale di qualche anno fa stavo camminando in un vicolo nella parte vecchia della città, dove si trovano molti negozi di antiquariato e d'arte in generale. Fu in uno di questi che incontrai il mio coniglio viola. Se ne stava seduto su un mobile a fissare il vuoto. Sembrava aspettare qualcuno che gli rivolgesse la parola. Ma continuai per la mia strada. Andai in una caffetteria a scaldarmi accanto ad una stufa e a bere un pò di Punch caldo. Pensai a quel coniglio viola e mi chiesi cosa gli potesse essere successo di così triste da avere spento nel suo sguardo ogni tipo di luce. Proseguii il mio giro costeggiando il giardino "San Michele" e avviandomi verso casa. Continuai a pensare a lui anche durante la cena e la notte. La mattina seguente decisi di andare a parlargli." È cominciata così la mia avventura con il coniglio viola. Come hai detto giustamente simboleggia qualcosa di più grande, un sogno e qualcosa che ho perso. Sono una persona nostalgica che per certe cose vive ancora nel passato. Ho voluto glorificare con un funerale tutte le cose che ho perso, tutte le emozioni importanti della mia vita. Per farlo mi sono ritrovato da solo, ma penso sia giusto così."
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Ripercorriamo la tua carriera artistica partendo dal primo CDr, "La Rivolta Dei Tulipani": quel lavoro sembrava più orientato verso uno stile in bilico tra neoclassico e sonorità da colonna sonora. Quali erano i tuoi obiettivi all'epoca e quali le tue maggiori fonti d'ispirazione?
"Premetto questo: "La Rivolta Dei Tulipani" è stato registrato a casa di un mio ex-amico in fretta e furia, usando dei suoni più o meno a caso. Il risultato è stato anche troppo decente, se si considera come è stato ottenuto. All'epoca non avevo un obbiettivo ben preciso, se non quello di creare qualcosa da solo. Per qualche anno avevo suonato con diverse persone, ma senza concludere mai niente. Così mi sono stufato e, nel gennaio 2004, ho dato vita al mio progetto musicale. Avevo già un po' di materiale su cui lavorare e qualche vaga idea di cosa volevo ottenere. "La Rivolta Dei Tulipani" nasce con l'intento di rappresentare la mia infanzia, ed è da questa che ho preso la maggior parte dell'ispirazione per comporlo."
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Col secondo CDr "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" il tuo stile ha definitivamente preso forma, facendosi estremamente più personale ed efficace: cosa ha determinato tale tangibile maturazione?
"Per "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" ho avuto a disposizione il mio home studio e tutto il tempo necessario per ragionare su come ottenere il tipo di suono che ricercavo. Anche sul piano personale mi sono successe delle cose che hanno inevitabilmente influenzato il mio umore e il tipo di atmosfera che volevo ottenere. Credo sia un buon lavoro e spero in futuro di poterlo ristampare."
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Nel 2009 è arrivato finalmente il tuo primo album ufficiale, "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali", accompagnato da altre dichiarazioni forti: "L'intento del nuovo album è quello di rappresentare la sporcizia che pian piano si ammonticchia negli angoli delle strade, nella nostra vita e nelle nostre menti, arrugginendole. Si colloca in un futuro prossimo dove la non razionalità e l'ipocrisia avranno distrutto il nostro stile di vita attuale riducendoci a banchettare con gli avanzi di un'era industriale che ci avrà sterminato. Niente bandiere, schieramenti politici o ideologici, solo il naturale istinto di autoconservazione potrà strapparci alla fine, rendendoci pazzi, disillusi, persi tra i corpi carbonizzati dei nostri cari a guardare un sole nero levarsi all'orizzonte. Trascineremo i piedi per le strade ricoperte di cenere, guardando la nostra immagine deforme riflettersi in una pozza d'acqua sporca. Le urla strazianti dei viventi ci faranno sobbalzare e rabbrividire più di quanto possa fare la vista di un cadavere di una bambina. Forse tutto questo non accadrà mai o, forse, è già accaduto." È soprattutto quest'ultima parte a colpirmi profondamente: quanto questo scenario post-apocalittico rappresenta il modo in cui tu vedi il mondo di oggi e cosa ti ha spinto a trarre queste conclusioni?
"Credo che attualmente la nostra vita nel mondo sia una continua guerra. Io ho scritto una musica per un conflitto che è già iniziato dentro di noi. Patetici, squallidi esseri umani di merda. Sono una persona abbastanza solitaria, non amo la compagnia e non amo uscire. Guardandomi attorno non riesco a trovare al momento nessun punto di riferimento al di fuori di me stesso e della mia famiglia e, nel mondo di oggi, non voglio neanche cercarlo. Io voglio condurre un'esistenza tranquilla, ma non riesco a non infastidirmi quando sento certe ipocrisie dette da certe persone."
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Senza scendere troppo nei dettagli facendo nomi e cognomi, potresti citare quelle che, fra tutte le ipocrisie di cui parli, ti hanno infastidito maggiormente?
"Il mio fastidio maggiore è la dittatura della chiesa cattolica. Per coerenza verso me stesso e le mie idee ho chiesto e ottenuto un atto di apostasia, e quindi mi sento fiero di poter dire di esserne definitivamente fuori. Altri esempi? I politicanti italiani, la società che si lamenta di cose che lei stessa ha creato, e potrei andare avanti all'infinito..."
"Il coniglio viola simboleggia qualcosa di più grande, un sogno e qualcosa che ho perso. Sono una persona nostalgica che per certe cose vive ancora nel passato. Ho voluto glorificare con un funerale tutte le cose che ho perso, tutte le emozioni importanti della mia vita. Per farlo mi sono ritrovato da solo, ma penso sia giusto così."
(Christian)
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L'ascolto del disco mi ha ispirato una conclusione circa il tuo nuovo lavoro: "Il songwriting si rivela nuovamente ricco di soluzioni flebili ma efficaci, che parlano di un profondo disagio sempre sottovoce, delineando perfettamente il quadro d'insieme fornitoci dallo stesso Christian, disperata testimonianza di chi ha saputo cogliere quel qualcosa che la stragrande maggioranza degli individui non coglie o nasconde a sé stessa, fingendo che non esista..." Vorrei soffermarmi sulla seconda parte della mia considerazione, chiedendoti come ti senti a vivere in un mondo dove tutto è apparenza, finta gioia, aggregazione fine a sé stessa, becera massificazione, 'valori' del peso specifico pari allo zero etc., ed in quale misura il tuo lavoro rappresenta il tuo grido disperato contro tutta questa mediocrità eletta a 'stile di vita'...
"Io in realtà non vivo in quel mondo che tu descrivi, o quantomeno ci vivo solo per una piccola percentuale. Cerco di tenermene alla larga come fosse un malato contagioso. Malgrado questo anche io faccio parte del mondo, e quindi la colpa dei suoi mali è anche mia. Solo che non mi importa niente. Il mio progetto non è un grido disperato contro qualcosa, è una cosa mia personale che non riguarda nessun altro."
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A seguito di questa tua ultima affermazione, qualcuno potrebbe obiettare: "allora perché rendi i tuoi dischi reperibili al pubblico?"... Siccome non mancheranno i maligni che avanzeranno un simile pensiero, ti chiedo come risponderesti loro... Forse l'obbiettivo è proprio quello di raggiungere persone che si riconoscono nelle tue espressioni artistiche?
"Non credo di aver reso i miei dischi reperibili al pubblico nel senso stretto della parola quanto a una nicchia di persone che, come hai detto tu, si riconosce nelle mie espressioni artistiche. E poi se contassi veramente sul supporto del pubblico, misurato in numero di copie vendute, mi sarei fermato dopo "La Rivolta Dei Tulipani". Vendere o non vendere un disco per me non fa una grossa differenza. L'importante è creare, tutto quello che viene dopo è sempre ben accetto."
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Ora veniamo agli aspetti pratici e musicali del nuovo disco, partendo dal fatto che, nonostante si tratti di un CDr autoprodotto, ci tieni a far sì che venga considerato un album ufficiale: cosa non ha funzionato nella ricerca di un'etichetta interessata a produrre la tua musica e come ti trovi a dover curare tutto in prima persona, avendo scelto la via dell'autoproduzione? Pensi di continuare a gestire tutto da solo, oppure speri ancora di incontrare i favori di una label seriamente intenzionata? E quanto è importante per te il concetto di 'edizione limitata'?
"Ho fatto quella precisazione perché i miei lavori continuavano a venire recensiti come demo perché erano stampati in CDr. Io creo album compiuti e il fatto che non siano stampati in glassmaster non ne influenza l'ascolto. Per quanto riguarda l'etichetta per "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali", la cosa non ha funzionato perchè non l'ho nemmeno cercata, avendo già in programma di autoprodurlo. Certo, mi sono trovato ad affrontare da solo tutta una serie di situazioni per me stressanti che, per un periodo, mi hanno causato qualche problema di salute, poiché sono una persona molto ansiosa, ma rifarei tutto daccapo. La mia intenzione è quella di continuare ad autoprodurmi e se qualche label si interesserà alla mia proposta musicale bene, altrimenti continuerò da solo, del resto mi importa molto poco. Il concetto di edizione limitata non mi interessa più di tanto, quello che voglio è creare un'opera che mi soddisfi al massimo, senza preoccuparmi se questa diventerà un'edizione per pochi intimi o per la 'massa'."
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Per l'artwork è stata confermata la collaborazione con l'eccellente artista Aaron Nagy, che ancora una volta ha svolto un lavoro superbo. Come vi siete conosciuti, come avete posto le basi per la vostra collaborazione e quanto è importante per te il complemento visivo che lui offre alle tue opere?
"Ho visto i suoi lavori sulla sua pagina di DeviantArt e mi sono piaciuti da subito. Avevo bisogno di una copertina per "La Rivolta dei Tulipani" e ho provato a chiedergli se poteva realizzarmi un artwork dietro giusto pagamento, e lui ha accettato. Sono rimasto molto soddisfatto del suo lavoro e ho deciso di affidargli anche la realizzazione dei miei album successivi. Lo scorso anno è venuto mio ospite da Budapest per realizzare l'artwork di "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali" sotto la mia supervisione ed il risultato è stato, dal mio punto di vista, spettacolare. I suoi lavori sono essenziali per rappresentare la mia musica, infatti spero di poter collaborare con lui fino a che At The Funeral Of My Violet Rabbit esisterà."
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Ho letto che i brani che compongono il disco sono stati scritti fra il 2003 ed il 2008: segno che ami tornare sulle vecchie composizioni per rielaborarle alla luce dei tuoi progressi come artista?
"Sì, anche perché ho veramente decine di composizioni più o meno compiute da cui posso attingere per i miei album, e non voglio farle morire senza avergli fatto vedere almeno uno spiraglio di luce."
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Venendo al tuo stile, ritengo che col nuovo lavoro tu abbia raggiunto un nuovo livello di maturità, fattore che ti ha portato a rendere ancor più personale un suono che già si era distinto dalla massa informe di produzioni allineate al settore dark ambient. In effetti il tuo sound è più ricco rispetto al classico stile dark ambient, in quanto capace di incorporare anche gustose influenze trip-hop (nell'uso di certe ritmiche) e melodie tenui ma di estrema efficacia: tutto ciò rientrava nei tuoi obiettivi artistici, e come sei giunto al conseguimento di uno stile così personale ed emozionante?
"Credo di essere riuscito a creare uno stile personale perché non ascolto dark ambient e aborro profondamente la scena gotica, industrial et similia. Qualcuno ha detto che non faccio musica originale, e io gli dico che ha ragione. Infatti il mio obbiettivo non è quello di creare qualcosa di nuovo, anche perché non si inventano mai nuovi generi, ma quello di rielaborare in chiave personale una serie di influenze musicali che hanno segnato la mia vita di ascoltatore."
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Anche se non segui dark ambient, industrial e la scena gotica in generale, qualcuno potrebbe obiettare che, in fondo in fondo, il tuo potenziale 'pubblico' proviene da lì, e certe tue sonorità, seppur non 'ispirate a', in qualche modo sono riconducibili a certa parte della cosiddetta 'musica oscura': davvero non apprezzi nulla di questa scena, e perché? E quali sono, nello specifico, le influenze musicali a cui alludi nella precedente risposta?
"Beh, non nego che la mia musica sia riconducibile alla scena industrial o gotica, semplicemente che non seguendo quei determinati stili musicali non sono imprigionato nei suoi cliché. Non è che non mi piace niente, semplicemente non mi definisco un ascoltatore di musica 'dark'. Non so, non mi piace parlare delle influenze musicali nel dettaglio, potrei essere frainteso e non ho voglia di dover spiegare tutto per filo e per segno."
"Credo che attualmente la nostra vita nel mondo sia una continua guerra. Io ho scritto una musica per un conflitto che è già iniziato dentro di noi. Patetici, squallidi esseri umani di merda. Guardandomi attorno non riesco a trovare al momento nessun punto di riferimento al di fuori di me stesso e della mia famiglia e, nel mondo di oggi, non voglio neanche cercarlo."
(Christian)
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A proposito di emozioni, la classe che dimostri nel dipanare le tue trame sonore e l'innegabile sensibilità artistica che contraddistingue il tuo lavoro ti permettono di esprimere attraverso le note sentimenti ed umori realmente palpabili: come lavori per riuscire in un compito così difficile?
"Non è facile rispondere alla tua domanda, perché anche se facessi una musica veramente orribile questa sarebbe per me sempre bella, ed esprimerebbe in ogni caso un mio sentimento. Se le mie creazioni ti trasmettono l'idea di uno stato d'animo palpabile e reale sono contento, ma è la sensazione soggettiva di ogni ascoltatore. Non ci sono regole da seguire per creare emozioni, succede e basta."
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Prima parlavamo di Aaron Nagy, ma si è rinnovata anche un'altra collaborazione: quella con Michela Scagnetti. Qual è il suo apporto al tuo progetto artistico e quanto consideri importante il suo contributo?
"Michela Scagnetti è la mia fidanzata e, visto che ha studiato canto, durante la pre-produzione di "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" ho provato a farle fare qualche seconda voce. Il risultato mi è piaciuto e ho tenuto le registrazioni. Su "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali", invece, ho scelto il testo di una sua poesia per "Voice Of Hibakusha" perché si adattava perfettamente al tipo di atmosfera che volevo creare parlando di quel determinato argomento. Lei mi sopporta durante tutti i giorni dell'anno e mi aiuta a mantenere il mio equilibrio mentale, quindi credo che sia questo l'apporto più importante che dà al mio progetto musicale."
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Dal momento che si tratta di una persona a te così vicina, e visto che mi rendi noto che ha studiato canto, è inevitabile per me chiederti se hai in programma di coinvolgerla maggiormente in futuro, magari affidandole più parti cantate in qualche specifico brano...
"Posso affermare che lei è l'unica persona che mi sta vicina al momento. Dopo l'uscita del quarto album credo ci sarà un miniCD dedicato ad un amico morto nel 2008, e Michela dovrebbe curare la maggior parte delle linee vocali del disco. Non è escluso che io le affidi altre parti, ma deve succedere in maniera naturale, non perché è la mia fidanzata e allora deve cantare su un mio disco."
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Hai mai pensato di aprire il tuo progetto ad ulteriori collaborazioni, magari non solo per delle parti vocali, ma anche per ulteriori strumenti? Oppure ritieni sia meglio per te mantenere il pieno controllo della situazione?
"In qualsiasi caso io avrò sempre il pieno controllo delle mie opere, nel bene e nel male. Collaborare con altre persone? No, grazie, non fa per me. Attualmente sto considerando la possibilità di farmi aiutare da un pianista, ma nel processo creativo non avrà voce in capitolo."
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Tornando alle voci, ho apprezzato molto il cantato distorto in "Skeleton Boy": è una soluzione che intendi sviluppare ulteriormente in futuro, e quale importanza ha avuto nella riuscita del brano in questione?
"La voce distorta è stata essenziale per quel pezzo ed è piaciuta a tutti quelli che hanno ascoltato l'album. Non so se la utilizzerò ancora, ma posso considerarla un esperimento sonoro andato a buon fine."
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Nella traccia "1983" hai utilizzato un sample vocale del Führer: dal momento che a molta gente piace equivocare, spesso scientemente e pretestuosamente, vorrei chiederti in che modo hai contestualizzato tale campionamento all'interno del brano in questione...
"Premetto che sono apolitico e le mie convinzioni personali vanno a scontrarsi con l'ideologia Nazista. Sono un appassionato della Seconda Guerra Mondiale, ma non del lato puramente politico e storico, bensì di quello umano. Volevo che l'album si aprisse con un messaggio forte, che potesse essere recepito da tutti: credo che la voce di Adolf Hitler faccia ancora il suo effetto in tal senso. L'ho usato come monito alla libertà negata e alla repressione che oggi è ancora purtroppo presente nel nostro mondo e profondamente radicata in certi governi. Comunque ci sono altri due discorsi all'interno del disco: quello del presidente Truman quando la bomba atomica fu sganciata su Hiroshima e quello di Nixon alla fine della guerra del Vietnam. Direi che anche questi sono degli esempi forti dell'ipocrisia e della stupidità umana."
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Chi è questo Ludwig Kristiansen al quale dedichi un intero brano, e perché hai inteso narrare della sua vita e della sua morte?
"Ludwig Kristiansen è una persona a caso; direi che la risposta potrebbe essere trovata nella domanda stessa, riletta con tono perplesso: "Ma perché hai deciso di narrare la vita e la morte di una persona a caso?"..."
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Tornando per un attimo al disco precedente, sono rimasto incuriosito dai sette minuti di silenzio denominati "The Sound Of Your Brain": un invito a riflettere, a dedicare un po' di tempo al proprio 'io' o cos'altro?
"È stato un suggerimento di una persona che ha ascoltato "Al Funerale Del Mio Coniglio Viola" mentre lo stavo mixando. Non aveva mai ascoltato musica dark ambient e ne era rimasto assolutamente impressionato. Si faceva dei trip mentali pazzeschi ascoltando la mia musica. Quello è il suono del suo cervello."
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Il progetto At The Funeral Of My Violet Rabbit non nasce certo per la dimensione live, né pare al momento intenzionato a presentarsi sui palchi: la tua è una scelta definitiva, oppure contempli l'idea che questa situazione, con l'evolversi del tuo sound, possa mutare?
"Non credo che mi dedicherò mai ad un'attività live, ma non si può mai dire. Ho bisogno della giusta situazione e del posto giusto per pensare di fare uno spettacolo dal vivo, e al momento non voglio usare le mie energie per trovarlo."
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In questi tempi di protagonismo sfrenato e dissennato, dove i cosiddetti 'reality show' prosperano più che mai ed il singolo individuo si identifica solamente più nel proprio profilo su Facebook (che ormai usa anche per comunicare col vicino di casa), che valenza attribuisci alla tua scelta di non apparire a volto scoperto nelle foto? E cosa pensi, appunto, dell'esplosione dei cosiddetti 'social network' come Facebook e del loro effetto sulla società odierna? Non trovi che questo imperativo del 'tutti dentro' porti al totale appiattimento delle individualità?
"La mia scelta di apparire a viso coperto è solamente un caso. Volevo che quelle foto fossero fatte in quella maniera per tributare un omaggio a John Merrick (L'uomo elefante). Non credo che mostrarsi in volto sia sbagliato o contraddistingua un atteggiamento narcisista, però c'è modo e modo di farlo. Tanto per tornare sull'argomento, della scena gotica non amo l'immagine. Latex, PVC, trucchi inutili e fuori luogo, vestiti di un certo tipo e stronzate varie non mi piacciono. Non sono contrario ai social network, ma devono essere utilizzati con intelligenza. Come dicevi tu ormai vengono usati anche per comunicare con il vicino di casa. Personalmente preferisco vedere le persone dal vivo, se proprio devo vedere qualcuno. I social network sono solo una piccolissima parte del motivo per cui l'individualità non esiste più. Io pian piano mi sto creando il mio piccolo mondo, gli altri facciano quello che vogliono. Penso sia un discorso interessante ma molto lungo e complesso, che magari potremo affrontare se ci vedremo di persona."
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Tu sei di Trieste: esiste una scena musicale 'oscura' nella tua zona, e che rapporto hai in generale con la scena nazionale?
"Sapevo di CazzoDio, dedito ad un noise industriale, ma non so se sia ancora in attività. Altri esponenti della scena 'oscura' qui a Trieste non ne conosco. Non esco con nessuno, e quindi non sono coinvolto nella scena triestina e in generale nella vita della mia città. Purtroppo in questi ultimi anni Trieste ha perso un po' del suo fascino decadente con delle ristrutturazioni, soprattutto nel ghetto (la parte vecchia della città), di dubbio gusto. Della scena nazionale non mi importa tanto."
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In tempi recenti hai partecipato a due compilation: la nostra, sempre disponibile nell'apposita sezione del sito, e l'ottima "Nikolaevka". Che importanza riveste per te la partecipazione alle compilation?
"È stata una piacevole sorpresa sia la vostra richiesta che quella della Palace Of Worms. Devo ammettere che mi è piaciuto fare parte di una compilation, e se in futuro mi si presenteranno occasioni simili credo che accetterò."
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Cosa ami ascoltare nel tempo libero e quali sono gli artisti che ritieni essere stati fondamentali per la tua formazione come ascoltatore e musicista?
"Non credo che un particolare artista sia stato fondamentale nel mio percorso musicale. Nel tempo libero ascolto un po' di tutto. Ultimamente ho riscoperto Tom Waits e la lettura dei racconti neri di Guy de Maupassant. Generalmente mi lascio influenzare da tutto quello che vedo o sento che mi colpisce profondamente."
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Domanda inevitabile: quali sono i progetti futuri per At The Funeral Of My Violet Rabbit? Parteciperai ad altre compilation, collaborerai con qualche altro artista, metterai in piedi un side-project per esplorare altre strade sonore, oppure ti stai già dedicando alla composizione di nuovi brani?
"Allora, il quarto album è già in cantiere e a Giugno, se tutto va bene, Aaron tornerà a Trieste per dedicarsi all'artwork. Poi ho pronto un miniCD e qualche riff per il quinto album, quindi direi che per un paio di anni sono tranquillo. Oltre a questo ho un brano inedito registrato durante la creazione di "Scrutando Tra Ruggini Post-Industriali" che userò per un'eventuale compilation. Infine devo ultimare di registrare una cover strumentale di "Preghiera In Gennaio" di Fabrizio De Andrè che verrà conservata nell'archivio della fondazione omonima."
"È il mondo odierno a farmi male. Vorrei esser nato in un altro tempo, quando ancora esistevano dei valori. Quando vedevi il frutto del tuo lavoro e se non lavoravi non mangiavi. Quando esisteva ancora la bontà, l'amicizia senza secondi fini. Oggi esiste tutto, e quindi non esiste niente."
(Christian)
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Quest'ultima tua segnalazione è davvero interessante: come ti sei ritrovato coinvolto nell'archivio della fondazione di De Andrè e cosa ha rappresentato per te questo inimitabile e compianto artista/poeta?
"Ho registrato "Preghiera In Gennaio" un po' di tempo fa e mi sono deciso a contattare la fondazione per sapere se fossero interessati alla mia cover. Hanno detto che posso inviargliela e che la metteranno in archivio. Poi non so, credo che la cosa finirà qui, ma non si può mai dire. Mi dispiace di non poterla pubblicare per ovvi problemi di copyright, ma va bene così, alla fine sono contento del risultato e tanto basta. La musica di De Andrè rappresenta per me una serie di bei ricordi legati alla mia infanzia. In tempi più recenti direi che rappresenta una notevole fonte di ispirazione, nonché un piacevole ascolto."
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Chiudiamo con un pensiero: il tuo progetto artistico sembra voler esprimere un male di vivere profondamente motivato, e non fine a sé stesso come certi trend (penso al cosiddetto mondo 'emo') fanno fino a rendere la cosa un risibile clichè... Pertanto ti chiedo: cosa ti fa più male di questa vita e del mondo odierno, e perché? Ed infine: in quale misura At The Funeral Of My Violet Rabbit rappresenta la tua personale valvola di sfogo per esorcizzare tutto questo dolore?
"Direi che è il mondo odierno a farmi male. Vorrei esser nato in un altro tempo, quando ancora esistevano dei valori. Quando vedevi il frutto del tuo lavoro e se non lavoravi non mangiavi. Quando esisteva ancora la bontà, l'amicizia senza secondi fini. Oggi esiste tutto, e quindi non esiste niente. Come hai detto il mal di vivere è ormai divenuto moda, e sembra che l'unica sensazione negativa un emo possa provarla nel momento in cui dovesse perdere la sua acconciatura. Io sono terrorizzato dalla Morte, ed è per questo che per cercare di esorcizzare questa mia paura ho deciso di diventare suo servo. Per fare un'autocitazione, "Io sono l'uccello del malaugurio, il portatore di brutte notizie": questo non significa che io porti sfortuna, ma che sussurro all'orecchio dell'ascoltatore che non è tutto bello come sembra, che il mondo in cui viviamo è solo una facciata e che presto o tardi ci crollerà addosso distruggendoci. Io forse sarò più preparato degli altri a questo avvenimento: morirò come qualunque altro essere umano, ma forse lo farò con un sorriso, perché avrò vissuto la mia vita nella consapevolezza di essere Io il centro del mio piccolo universo viola."
http://www.myspace.com/atthefuneralofmyvioletrabbit