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Room 107

11-11-2008

VELJANOV

"Porta Macedonia"

Cover VELJANOV

(Premium Records/Audioglobe)

Time: (68:41)

Rating : 8

Che Alexander Veljanov sia un artista polimorfo ed imprevedibile è ormai cosa risaputa, nonché comprovata dalla gloriosa ed ultraventennale attività artistica del Nostro, passata per la maggior parte del tempo in compagnia dell'altrettanto valido Ernst Horn (compositore classico, polistrumentista e fondatore di alcune band di vitale importanza per la scena neo-medioevale, tra le quali ricordiamo Qntal ed Helium Vola) nelle fila dei Deine Lakaien, una vera e propria istituzione nel campo dell'elettronica più sperimentale e neoclassica e, in senso lato, di tutta la musica comunemente affrontata su queste pagine. Un progetto la cui singolare maestria è stata recentemente immortalata da "20 Years Of Electronic Avantgarde", un doppio cofanetto in formato CD-DVD che, oltre a presentarci l'ancor più elegante e raffinata anima live del duo tedesco, per l'occasione interamente sinfonica e teatrale (grazie alla straordinaria collaborazione con l'orchestra Neu Philarmonie di Francoforte), vuole anche essere il fotogramma celebrativo di una carriera eccelsa e palesemente priva di sbavature. Quello che un tempo era uno studente di storia del cinema e del teatro si è presentato, nel corso dei 23 anni trascorsi dal fortunato incontro con Horn (era proprio il 1985 l'anno in cui i Deine Lakaien vedevano per la prima volta la luce del sole), nelle più disparate vesti: lo abbiamo dapprima visto trainare le trame sintetiche della propria band madre con la sua tipica voce da baritono, che a seconda dei casi sa essere calda e brillante oppure oscura e nevrotica, per scorgerlo poi con il side-project Run Run Vanguard (il cui unico disco, "Suck Success", è divenuto ormai materiale per collezionisti) nei panni di un 'rocker' gotico decisamente sui generis. Due anime che hanno poi trovato il legittimo compendio nella carriera solista di Veljanov, un viatico che ha portato l'artista ad affinare le proprie tecniche vocali, ad espandere le proprie abilità linguistiche (si vedano i testi scritti in diverse lingue, tra cui quella macedone, quasi a rimarcare le origini geografiche del cantante, come nel titolo dell'album qui recensito) ed a collaborare con un 'big' del calibro di Dave Young (produttore di John Cale e David Bowie). "Porta Macedonia", terzo parto discografico del Nostro patrocinato dalla lungimirante Premium Records (che solo qualche mese fa ci ha regalato l'ultimo piccolo capolavoro dell'affascinante miLù), sintetizza tutte queste peculiarità in un concentrato di canzoni camaleontiche e difficilmente catalogabili. Se dapprima l'opener "Der Kongress" ci mostra un lato quasi inedito di Veljanov, grazie a delle affabili reminiscenze à la Sopor Aeternus che si uniscono ad un astratto retrogusto circense in una sorta d'avanguardistica danza darkwave, "Nie Mehr", ovvero quello che potrebbe essere il singolo perfetto per trainare l'intero "Porta Macedonia", con i suoi beat incalzanti ed il suo appeal (semi)spensierato ci riporta prepotentemente in una carreggiata che ben poco si discosta da quelle percorse in passato dallo stesso artista tedesco. "His Vita" fa penetrare la classica strumentazione rock nel vasto pot-pourri d'influenze dell'album, mentre "We Can't Turn Back" si lascia apprezzare soprattutto in virtù dei suoi arrangiamenti neoclassici, che per ovvi motivi trasportano la mente verso le ultime produzioni targate Deine Lakaien. "Mein Weg" rappresenta invece uno degli apici di questa produzione, poiché riesce a far convivere in un brano dalla durata piuttosto breve (e per questo meno spigoloso nel momento dell'assimilazione) il sentore cantautoriale delle vocals ed un'ossatura elettronica che non disdegna l'utilizzo di tetre tastiere e pregiate rifiniture acustiche. Ma le sorprese non finiscono qui: "The New Order" ci trasporta in un godibilissimo trionfo di ambientazioni vellutate e sonorità arabeggianti per poi abbandonarci tra le spire dell'anthemica "Königin Aus Eis", che, grazie ad un gioco perfetto di percussioni di vario genere e ad un ritornello ficcante ed ossessivo (una costante tra i vari giochi vocali imbastiti da Alexander), si infila direttamente nella testa dell'ascoltatore, soggiogandolo col suo fascino da hit d'altre decadi. Ancora cadenze darkwave dominano le trame della lunga (invero lievemente noiosa) "Dirt", mentre sonorità analogiche e strambe sperimentazioni strumentali distinguono il dipanarsi di "Lily". La conclusione è affidata agli scenari oscuri e maniacali, quasi da romanzo psicologico, di "Your House On My Hill" ed al crescendo paranoico di "Zwei Vor Und Drei Zurück". Forse qualche lieve cesura sulla durata complessiva del platter, l'inserimento di qualche arrangiamento un po' più ammiccante e lo snellimento di alcune costruzioni fin troppo sui generis avrebbero fatto di questo disco un'opera maggiormente fruibile e destinata non soltanto ad esigenti e ricercate nicchie di pubblico; ma, d'altronde, almeno per quanto concerne i suoi lavori da solista, Veljanov non è mai parso un artista destinato a smuovere le masse quanto, piuttosto, a lasciare un segno indelebile nella memoria di coloro che avrebbero avuto l'immensa fortuna di entrare in un intimo contatto con la sua volubile emotività. Così come i suoi predecessori, dunque, e forse con un impatto ancor più significativo, "Porta Macedonia" si rivela un album affascinante e singolare, ma riservato soprattutto ai palati più fini. Maneggiatelo con le dovute precauzioni.

Marco Belafatti

 

http://www.veljanov.de

http://www.soulfood-music.de