28-07-2008
ATTRITION
"At The Fiftieth Gate"
(Two Gods)
Time: (68:29)
Rating : 7.5
Torniamo nuovamente a parlare delle ristampe in casa Attrition, come sempre curate dalla Two Gods del mastermind del progetto stesso Martin Bowes, e stavolta tocca ad "At The Fiftieth Gate", album originariamente edito in formato LP dalla celeberrima Antler esattamente 20 anni fa. All'epoca Julia Waller, fra le più attive partner artistiche di Martin, si prese una piccola pausa dagli Attrition (per i quali ha cantato in molti lavori) per dedicarsi ad altro, tra cui una parentesi coi Legendary Pink Dots, e lo stesso Martin finì per fare coppia col chitarrista Garry Cox, vecchio amico del Nostro e veterano del punk. Tale sodalizio artistico generò quello che senza dubbio è il disco più vicino al rock in tutta la quasi trentennale storia degli Attrition: nonostante il passato punk di Cox, l'album risultò essere una curiosa miscela di synth pomposi e chitarre scintillanti, andando persino a lambire i confini di certo pomp-rock da classifica tipicamente americano. Un disco atipico per lo storico act inglese, dunque, e forse non poteva essere altrimenti, visto il coinvolgimento di Cox anche in fase di scrittura, almeno per quanto concerne le musiche. Si tratta di un lavoro non facile da digerire, specie per i fans della prima ora (e forse anche per quelli dell'ultima...), ma anche di un'ulteriore dimostrazione della versatilità di un artista (Martin) che non ha paura di confrontarsi con musicisti di diversa estrazione, al punto di coinvolgerli anche nel processo creativo. Un capitolo particolare nella lunghissima discografia della band che, oltre a presentarsi con un rinnovato artwork ed un'accurata opera di rimasterizzazione, si fregia di ben otto tracce bonus: nella fattispecie, trattasi della riproposizione per intero dei 12" "Haydn (remix)" e "Turn To Gold", mentre la conclusiva "Haydn (The Final Cut)" viene ripresa dall'ulteriore 12" "Haydn (The Final Sessions)". Una ristampa ben curata e ricca - per una volta tanto - di materiale bonus, per un lavoro fra i più audaci in una discografia fra le più coraggiose ed 'open' che si ricordino, almeno per quanto attiene ai nomi della 'vecchia scuola' elettronica.
Roberto Alessandro Filippozzi