29-05-2020
STEVE ROACH
"The Sky Opens"
(Projekt)
Time: CD 1 (71:26); CD 2 (46:50)
Rating : 7.5
Con una carriera quasi quarantennale ed una serie di pubblicazioni sempre numericamente fitta (nel 2020 in corso siamo già a quota sei, benché quella in esame sia l'unica ad uscire anche nel formato fisico), Steve Roach non ha davvero bisogno di ulteriori presentazioni. Questo doppio album "The Sky Opens" racchiude in poco meno di 140 minuti l'intero set che il decano dell'ambient ha eseguito dal vivo il 30 agosto dello scorso anno nell'inusuale cornice della Prima Chiesa Metodista Unita di Pasadena, in California, di fronte a 1200 persone e nell'ambito della "Ambient Church Series" curata da Brian Sweeny. Oltre due ore in cui l'artista californiano ha ripercorso - usando prevalentemente hardware - buona parte del suo repertorio più significativo, affiancando al nuovo materiale sia estratti dal proprio album più apprezzato "Dreamtime Return", sia la prima esecuzione live della datata "Structures From Silence" (1984) col vecchio synth analogico Oberheim OB-8. Racchiusa in un gradevole digipack a sei pannelli e limitata a 1000 esemplari, l'opera fotografa l'evoluzione del suono di Roach con la resa audio maestosa che ci si può attendere da un luogo sacro (benché questo non abbia ancora compiuto il primo secolo di vita), partendo dalle minimali linee ambientali della già citata "Structures From Silence" e di "Mercurius Presence" per poi aprirsi a tracce più composite in cui l'elettronica supera i confini dell'ambient, come la drammatica "The Mystic Within" e le più intense e pulsanti "The Sky Opens" e "Merge Infinite". Fra le sei tracce incluse nel secondo e più breve dischetto, la sola ed ambientale "Time Of The Ancients" fa storia a sé, mentre le restati cinque song sono quelle estratte dal succitato "Dreamtime Return", e vanno a rinverdire il periodo in cui l'ambient del decano statunitense si colorò delle sfumature etniche degli aborigeni australiani, toccando il proprio apice creativo. Una resa audio impeccabile rende particolarmente apprezzabile l'intera operazione, la cui riuscita non era così scontata, trattandosi di materia ambient catturata in sede live, ma il peso e la maestria del veterano Roach hanno fatto anche stavolta la differenza, rendendo l'esperienza d'ascolto assolutamente appetibile anche per gli scettici.
Roberto Alessandro Filippozzi