02-09-2016
STEVE ROACH
"Emotions Revealed"
(Projekt)
Time: CD (51:14)
Rating : 7
Sin dal 1994 la Projekt Records di Sam Rosenthal (Black Tape For A Blue Girl) si è sempre preoccupata di curare molte uscite del pioniere dell'ambient Steve Roach, artista fondamentale per lo sviluppo del genere al quale si aggrappano tutt'oggi innumerevoli epigoni influenzati dalle sue sperimentazioni, che sintetizzavano in maniera estrema le teorizzazioni ambientali ed etniche dei contemporanei Brian Eno e Jon Hassell, partendo in tempi precedenti da proposte che rispecchiavano una decisa influenza della scuola elettronica tedesca con nomi come Tangerine Dream e Vangelis, con largo uso di sintetizzatori che Roach apprese a suonare da autodidatta. Parliamo di un artista in attività dal 1979 (quando faceva parte del progetto Moebius) e con alle spalle una produzione massiccia di materiale (si contano almeno 114 album in studio), le cui prime creazioni sonore sono a tutt'oggi merce rara e preziosa. Un aiuto fortuito arriva però, nel febbraio del corrente anno, proprio dalla stessa Projekt, che mette a disposizione questo album di due tracce disponibile in formato digipak a 4 pannelli con artwork curato da Rosenthal. Si tratta di due ritrovamenti a nome Steve Roach davvero importantissimi per chi, da neofita, si vuole avvicinare al suono primordiale dell'artista californiano per sondarne le influenze e le innovazioni. Le lunghe suite - di quasi mezz'ora ciascuna - che compongono "Emotions Revealed" si estendono come una doppia facciata di quello che è stato e sarà il Roach degli esordi. Da un lato abbiamo le atmosfere chiaramente in linea con la scuola kosmische di "Emotion Revealed", lunga e ridondante composizione su sequenziatore registrata live nello studio Timeroom poco dopo il debutto su tape di Roach, "Now", datato 1982. Scoperta per caso dallo stesso Roach tra i suoi innumerevoli archivi di registrazioni mentre cercava una bonus-track da inserire nella ristampa in vinile del suddetto "Now", suona, a detta dell'artista, come un'espressione del suo ottimismo e desiderio di scavare ancora più in profondità nelle sonorità che stava creando, un'evoluzione della musica elettronica che esce finalmente dall'ambiente accademico per spargersi nel mondo. In contrasto abbiamo invece la seconda traccia dell'album, "Firelight", la prima composizione atmosferica di Roach che ricalca il suo concetto di manipolazione del suono, volto a creare soundscapes che non si attaccano a cose o luoghi fisici come l'aeroporto Enoniano, ma che si astraggono verso tutto ciò che è infinito o indefinito. Ispirata dalla tranquillità sospesa del deserto della California del Sud, nella quale è nato e cresciuto Roach, e nata come traccia per un'installazione artistica del 1982 dell'artista Rita Yokoi intitolata "The Grounding Place", fu definita all'epoca come "una descrizione metaforica dell'aspetto attivo dell'equilibrio quando una persona raggiunge un tutt'uno con il tempo universale" e creata in diverse sezioni di registrazione poi attaccate assieme per crearne l'univocità. Ascoltare una suite ambient del genere, così impalpabile, sospesa ed evocativa, ed ubicarla in un anno come il 1982, fa capire quanto Roach già stesse precorrendo i tempi con un concetto di suono che si nutre di spazi sonici infiniti e sospesi, distaccandosi definitivamente dai rigidi dettami dell'elettronica dell'epoca. Sicuramente un album imperdibile per tutti gli amanti del genere, che avranno modo di avvicinarsi ad un vero pioniere dello stesso e recuperare due succose rarità provenienti direttamente dagli archivi casalinghi del musicista, funzionanti, sia per lui che per noi, come una vera macchina del tempo verso un passato che sa allo stesso tempo di vecchio e nuovo.
Lorenzo Nobili