03-08-2016
THE [LAW-RAH] COLLECTIVE & CINEMA PERDU
"Invocation"
(Raubbau)
Time: CD (49:28)
Rating : 7
Collaborazione che nasce dal tema dell'amicizia e di quei contatti umani destinati a non soccombere con lo scorrere del tempo e degli eventi, "Invocation" viene suddiviso in cinque ampi movimenti senza titolo: due firmati dal collettivo olandese Law-Rah (attivo sia sul fronte audio che video da ormai quasi vent'anni e qui incarnato dal solo Bauke Van Der Wal), due composte dal più giovane progetto Cinema Perdu (capitanato da Martjin Pieck, già membro di Law-Rah) ed infine una traccia frutto dell'unione stilistica dei due act coinvolti. Preso nella sua interezza, l'album volge verso un'ambient trasversale che si nutre di retaggi di area oscura ed echi space vecchia maniera, collocati all'interno di un imprinting moderno sia sul piano strutturale che tonale. Law-Rah propone due pezzi fortemente monocordi il cui protagonista è un drone monolitico e continuo, fondato su motivi netti capaci di indurre una stasi ipnotica che trasporta in dimensioni oniriche; i movimenti sono lenti nel primo brano o addirittura nulli nel secondo, rigati da minime inserzioni audio o da temi elettrificati sovraimpressi. Cinema Perdu mantiene la pienezza audio dei cugini, inserendo una maggiore carica emotiva espletata in sprazzi semi-melodici nebulosi e lisergici che riescono a fornire, da un lato, sfumature nitide di marca fantasmatica, uggiosa e malinconica, e dall'altro una sorta di fluttuazione costante in un liquido amniotico primordiale picchettato da frammenti tonali esterni. Il brano che impegna entrambi i nomi appare invece proteiforme, caratterizzato da un'evoluzione perenne che coinvolge drones, sinfonie elettroniche, elementi ritmico-rumoristici e sottofondi che da pulsanti convergono in un trionfo maestoso, sintetizzando ottimamente le spinte compositive coinvolte. "Invocation" è uno di quei lavori che ben si inseriscono nelle nuove derive dell'elettronica ambientale, lasciandosi alle spalle etichette stilistiche ingombranti senza disdegnare qualche minima citazione retrò. Ben congegnato il meccanismo che collega i suoni al tema, filtrando emozioni limpide senza cadere in architetture troppo prevedibili. Confezione essenziale in digisleeve a quattro pannelli fin troppo povera di informazioni.
Michele Viali