13-02-2016
HATI
"Metanous"
(Zoharum)
Time: CD (42:07)
Rating : 7
Il collettivo Hati recupera un pugno di brani risalenti al periodo 2011-2012 allorché la band era composta da tre elementi (Rafal Kolacki non figura infatti nell'attuale line-up), per dare alle stampe un album più evocativo rispetto alle derive prettamente sperimentali e industriali percorse negli ultimi lavori. Assemblati con la solita attenzione per le ritmiche e composti usando un ampio numero di strumenti etnici e ricercati (flauti, ocarina, didgeridoo, oltre ad una lista sterminata di percussioni assortite), i sette pezzi di "Metanous" cercano l'evocazione di ambienti mistici per mezzo di un ritualismo riflessivo. Le architetture tonali sono semplici, basate su un'insistenza percussiva che spalanca le porte di antichi templi orientali, tesa sia a materializzare scenari esotici sia a fornire il sottofondo giusto per una meditazione di stampo new age. Non mancano sprazzi di folklorica oscurità dove gli aspetti religiosi piegano verso un'aura funebre ("Alpha Et Omega"), con echi mortiferi che rimandano allo stile di Zero Kama. Rispetto ad altri dischi la band polacca evita di specchiarsi nei propri virtuosismi, puntando dritto verso cerimoniali solitari costruiti dosando con attenzione il grande parco strumentale a disposizione. La via percorsa conduce ad una essenzialità sonora ridotta a sole ritmiche ("Passage"), ma anche a introdurre parsimoniosi riferimenti naturalistici ("Cascades") o a variare il tutto con soluzioni che portano ad un mood isolazionista. L'aura tipicamente ritualistica incombe con una sacralità pura abbandonando i classici echi post-industriali. In definitiva un recupero doveroso e al di sopra delle aspettative, considerando che il materiale era stato lasciato in stand-by. Confezione digipak a sei pannelli in edizione limitata a 400 copie ed ottima resa audio che restituisce la genuinità dei tanti colori sonori impiegati.
Michele Viali