10-01-2015
SIGMA OCTANTIS
"Dissipations"
(Malignant Antibody/OPN)
Time: (58:13)
Rating : 8
Avevamo lasciato questo misterioso act francese con il successo di "Disséminations", terzo atto di una trilogia sonora che suggellava egregiamente, tre anni fa, la sua proposta stilistica in bilico tra dark ambient, post-rock ed arrangiamenti electro-industrial ricercati, di matrice prettamente onirica ed in qualche modo psichedelica. A continuazione del viaggio nel profondo spazio musicale dei Sigma Octantis (monicker che conferma ulteriormente la loro scelta stilistica, riferendosi infatti alla stella più vicina al polo sud celeste) arriva a settembre dell'anno appena trascorso questo "Dissipations", album dal titolo quanto mai profetico prodotto da una divisione dell'americana Malignant Records e dalla francese OPN, quest'ultima già curatrice della precedente fatica. Il mastering è invece affidato a Frédéric Arbour della canadese Cyclic Law, e la release è limitata a 500 copie in CD eco-wallet. Ci si riferiva a "Dissipations" come ad un titolo profetico, il quarto, indispensabile tassello che corona la fortunata carriera di un trio eclettico che emerge questa volta dalle nebbie fredde ed oscure dei capitoli precedenti per tuffarsi a pieno titolo in un ponderato marasma di poliedriche sonorità cristalline, varie ma allo stesso tempo lineari e precise a sostegno di una struttura generale forte e ben funzionante. Dalle atmosfere elettriche di matrice post-rock dell'opener "Vieil Océan, Aux Vagues De Cristal" ai tribalismi percussivi che trasportano coriacee esplosioni metalliche ed allungati acuti chitarristici di "Fantôme Infinitésimaux", passando per gli oscuri e nebbiosi droni di "Errance Définitive" a quelli più cristallini ed eterei - polverizzati poi su stridenti chitarre caustiche - che alimentano la persistente linea ipnotica che tutto trasporta in "Conamara Chaos", l'album si srotola e si contorce in un perfetto amalgama di luci ed ombre, nel quale vive e respira lo sconosciuto universo al di fuori delle sfere terrestri in cui veniamo accompagnati nostro malgrado. E si continua a fluttuare tra riverberi elettronici alla Tangerine Dream che aprono il percorso a lisergici componimenti su corde riverberate ("Des Astres Tranquilles"), estatica ambient ipnotica con le sue onde ridondanti che avvolgono, colpiscono e si ritirano tra echi dark ambient di fondo e composizioni para-industrial nei successivi rumorismi atemporali, graffianti percorsi che culminano nella solita, splendida armonia melanconica che ritroviamo in ogni pezzo ("Parle Moi, Il Fait Si Noir"), per poi suggellare il nostro viaggio interstellare con "Farewell", un saluto caldo, avvolgente ed in qualche modo rassicurante. Un quarto capitolo obbligatorio da aggiungere alla già ottima trilogia che lo precede, un tassello prezioso che corona il lavoro di un progetto vivo ed interessante, capace di adattarsi all'evoluzione musicale degli ultimi tempi donandole comunque un marchio unico ed inconfondibile.
Lorenzo Nobili