11-12-2014
STEVE ROACH - JORGE REYES
"The Ancestor Circle"
(Projekt)
Time: (73:24)
Rating : 7
La collaborazione fra il decano californiano e quello messicano delle sonorità ambient, rispettivamente il ben noto Steve Roach ed il purtroppo scomparso Jorge Reyes (stroncato da un attacco di cuore nel febbraio 2009, all'età di 57 anni), ha radici lontane che vanno indietro sino ai primi anni '90, allorquando i due, assieme al chitarrista Suso Sáiz, realizzarono un paio di lavori col monicker Suspended Memories. Nel 2000 Steve e Jorge realizzarono, attraverso la Timeroom Editions (label gestita dallo stesso Roach), l'album "Vine - Bark & Spore", collaborando anche dal vivo con una certa frequenza. La Timeroom Editions ha poi pubblicato lo scorso anno - in formato digitale - un live registrato dai due a Tucson nel 2000, e proprio una settimana prima di quell'evento vi furono delle sessioni di registrazione, i cui nastri risultanti sono riemersi solo nel 2013. Roach ha messo mano a quel materiale per completarlo a dovere, rendendo "The Ancestor Circle" il degno testamento artistico della propria avventura al fianco di un musicista del calibro di Reyes. Il periodo di riferimento è dunque lo stesso del primo album dei due, coi compiti sempre ben divisi: da una parte Roach, impegnato per lo più (ma non solo) con l'apparecchiatura elettronica, e dall'altra Reyes, che controbilancia in maniera organica occupandosi di voci, flauto preispanico, ocarina, chitarra elettrica e percussioni. Le sei tracce sono un lungo viaggio nel 'circolo degli antenati', un catartico percorso nello stadio successivo alla vita attraverso nuovi e più elevati livelli di coscienza, fra luce ed ombra. Facendo perno sui droni leggeri e avvolgenti tipici del lavoro di Roach, sorretti da un'elettronica flebile ma pulsante, Reyes apporta un contributo decisivo soprattutto grazie alle vocals, sporadiche e cariche di effetti ma sempre altamente suggestive, specialmente nei 25 minuti della mastodontica "Memories Unsuspended". Se "Espacio Escultorico" è il momento più organico e ricco di inflessioni tribali, "Procession Of Ancestors" è invece il passaggio più oscuro, prima della triste melodia che si libra arcaica sopra ai flebili afflati della conclusiva "Temple Of Dust". Bene anche la suadente "The Circle Opens", così come la notturna "Spirit, Stone & Bone", in un'opera ben orchestrata che scorre piacevolmente, pur senza stupire e/o ridefinire i confini dell'esplorazione ambientale. Le collaborazioni, anche se postume, continuano a far bene al songwriting di Roach, che negli anni ha creato buone cose assieme a Reyes, e che ora ci offre la possibilità di ricordarlo in quello che fu uno dei suoi tanti momenti di fervore artistico.
Roberto Alessandro Filippozzi