04-02-2014
DIAMAT
"Being Is The Sum Of Appearing"
(n5MD)
Time: (59:00)
Rating : 7.5
I Port-Royal, attivi da oltre un decennio, sono ormai una certezza per gli amanti del post-rock/shoegaze incrociato all'elettronica più intelligente, ed il nuovo progetto Diamat nasce proprio da una loro costola, condividendo col gruppo-madre l'appartenenza al roster dell'americana n5MD. L'idea nasce nell'autunno del 2011 durante un tour dei Port-Royal in territorio russo, allorquando il loro co-fondatore Attilio Bruzzone stringe un sodalizio con Andrea Zangrandi, prima che la line-up si stabilizzi a trio con l'ingresso del greco Christos Garmpidaki (noto nelle vesti di Dergar). Gente di comprovata esperienza che, in questa nuova avventura, esplora i territori dell'electro-ambient attraverso la stratificazione di synth e chitarre dai riverberi ariosi, puntando con successo alla fusione fra radiose melodie e penetranti ritmi electro di grande raffinatezza, volutamente più lineari e funzionali alle emozioni rispetto alla maggior ricercatezza ritmica dei Port-Royal. Prodotto in maniera impeccabile e racchiuso in un bel digisleeve apribile, il dischetto vive di un lungo flusso di emozioni soniche capaci di grande pathos, dal suadente risveglio dei sensi dell'opener "I Can Love You Only If You Don't Love Me" alla malinconica mestizia della conclusiva "Hartes Herz". Brilla l'abilità dei Nostri nel dar vita a crescendo d'intensità inarrestabili e sontuosi, come nella pulsante "Zralocik" o nella più criptica "Heliotrope", ma è rimarchevole anche il modo in cui il trio innesta le sezioni ritmiche strada facendo, come nelle due parti di "Misunderstood" e nella più cervellotica "Painkillers", quest'ultima ricca di squisite abrasioni industriali. La palma di miglior brano spetta di diritto a "Shane Vendrell", splendido momento sospeso e sfuggente che si fregia della bella prova vocale di Maria Papadomanolaki (la mastermind del progetto Dalot, anch'esso accasato presso la n5MD) e di un ritmo danceable efficace e di gran classe. Proprio questa traccia ci rivela come Diamat potrebbe funzionare benissimo integrando una voce in pianta stabile, fermo restando che lo spessore emotivo del suono del progetto, anche senza parti vocali, è fuori discussione. Un primo passo ampiamente meritevole della considerazione degli appassionati del genere.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/diamatmusic