16-05-2013
DER BLUTHARSCH AND THE INFINITE CHURCH OF THE LEADING HAND
"The End Of The Beginning"
(WKN)
Time: (60:04)
Rating : 7.5
Continua la catarsi psichedelica di Albin Sunlight Julius e della sua prolifica creatura dal monicker allungato. Ormai si è certi che il viaggio intrapreso sotto questa nuova stella non ha ritorno, e il Nostro ha questa volta addirittura attraversato quei confini precedenti per approdare verso lidi di sperimentazione che più allucinogena non può essere. Ancora dei cambi di formazione (questa volta a tre, con Marthynna e Jörg B., ma si contano svariate collaborazioni) e un sound che non lascia dubbi sulla seminale influenza dell'acid-rock anni 70 e del prog lisergico ed atmosferico. Per questo nuovo e comunque convinto platter, Julius si avvale anche di molte basi elettroniche per rendere ancor più siderale la sua proposta, lasciando molto meno spazio per la poesia lirica e i cantati. E questo chiude definitivamente il cerchio per quanto riguarda il passato. Albin non è più profeta marziale o neofolk, ma sciamano, demiurgo di un regno inafferrabile tramite i comuni cinque sensi. "Cool Down" e "Get Back!" sono ascese quasi tantriche, se non addirittura erotiche come "SechSechSechs" (che però è il settimo brano). "Abacus" dimostra ancora un tocco cantautorale, tra i vocalizzi di Lloyd James (Naevus) e le chitarre comunque impercettibili di Alessio Betterelli (Varunna). È l'hammond invece a farla da padrone nella ritualistica "Glad You're Here", come un po' anche nel resto dell'album. "Eyes Wide Open" presenta un rumorismo disperato e spaventoso, mentre in "The Other End Of The Bottle" (si parla di alcol e bottiglie, ed ecco che spunta Lina Baby Doll/Deutsch Nepal alla voce) si ricalca il post-punk più viscerale a cavallo tra i 70s e gli 80s, affidato a ritmi tribaleggianti e chitarre sporche. Interessante "Thee Big Electric Chair", quasi una citazione del Nick Cave d'inizio carriera con alla voce il veterano Peter Hope, tra sfolgorante elettronica e gorgheggi deliranti. Strano quanto riuscito e vincente il cambiamento di pelle di Der Blutharsch, che mette una pietra sopra al proprio passato, incassa le critiche e sfodera comunque grande ispirazione e un'attitudine risoluta. Perché tutto si può dire su questo nuovo lavoro, tranne che non sia interessante. Seppur anacronistica, la proposta di Julius vanta professionalità e incanto. Forse persino i fans dell'ultim'ora si troverebbero un po' sconcertati, visto che il disco in questione è così violento da necessitare una certa preparazione musicale (se gli Iron Butterfly non fanno parte del vostro background, troverete non poche difficoltà), però "The End Of The Beginning" si fa apprezzare per la sua originale e funzionale produzione, ed è difficile non farsi sedurre dalle sue composizioni. Chi ricorda l'artista neofolk/martial di grido di una decade fa e oltre dovrà metterci una pietra sopra, mentre le nuove leve non hanno comunque nulla da perdere provando ad immergersi in questo oceano allucinogeno. Ancora una volta l'avvertenza nel digipack consiglia l'utilizzo di sostanze particolari per un migliore ascolto, e visti i funghi o i vortici in rilievo sulla copertina, si può subito capire dove Albin voglia andare a parare. Matt Howden presta il suo violino su un paio di pezzi, ma è quasi invisibile.
Max Firinu
http://www.derblutharschandtheinfinitechurchoftheleadinghand.com/