21-05-2012
LARVAE
"Exit Strategy"
(Ad Noiseam)
Time: (45:28)
Rating : 8
Giunge alla quarta release Larvae, ormai one-man project in mano all'introverso musicista e cineasta indipendente Matthew Jeanes, statunitense residente nella cittadina texana di Austin. Con alle spalle un trittico straordinario ("Fashion Victim", "Dead Weight" e "Loss Leader", tra il 2003 e il 2008), il progetto ha raggiunto la sua piena compattezza e identità in questi precedenti quattro anni di iato e ha forgiato così il nuovo "Exit Strategy", la ripartenza verso orizzonti meglio definiti, concludendo un'evoluzione inevitabile. Evoluzione cominciata una decade fa, quando Jeanes risiedeva nello stato della Georgia e condivideva la line-up con Dälek e la cantante Jessica Bailiff. L'elettronica più club-oriented del primo lavoro ha così abbracciato nel suo follow-up del 2006 dei rimandi di hip-hop, fino a giungere alla totale dipartita dei suoni più mainstream a vantaggio della ricercatezza post-rock e IDM più intimista, denominata negli USA col funzionale termine 'illbient' (con protagonisti Scorn, Spectre e Mothboy, artisti coi quali Larvae non a caso ha condiviso i palchi). "Exit Strategy" è l'ufficiale presa di coscienza dell'artista americano, alla ricerca della colonna sonora esistenzialista post-industriale, dove la rinascita della melodia cammina di pari passo a un'incombente vena noise sempre repressa, mai debellata e pronta ad esplodere. È infatti questo lo spirito a cui è affidato l'incipit del lavoro: "Locked From The Inside" si abbandona alla ricercatezza strumentale dei guitar-synth, toccando apici di romanticismo con la seguente "Her Hair". In "Vows & Promises" i primi beat escono dal seminato. "Remarkable", uno degli highlight del disco, abbraccia l'ascoltatore come un orizzonte inafferrabile. "N-1" invece teletrasporta in meandri metropolitani sintetici e ritmati, allo stesso modo in cui "Quitter" lambisce di seguito con un pacifico velo ambient. Praticamente rinnegati i contributi vocali; Larvae costruisce mosaici emozionali di bassi a frequenze corporee, composte da ricordi, aspettative, contemplazioni di territori mentali amorfi e mai ripetitivi. La title-track nel finale definisce l'intero lavoro un'esperienza di transizione, proprio come il progetto in sé ha vissuto sulla propria pelle. Modeste ma cristalline partiture sintetiche magistralmente prodotte, mai invadenti e pretenziose, ancora una volta a ricordare quanto la dedizione della Ad Noiseam venga ripagata da artisti mai banali e superficiali. Una discesa nei meandri dell'anima del ventunesimo secolo, fatte di promesse mai mantenute e negate, tradotte in note e beat dalla grazia di un artista che è ormai capostipite di questo stile musicale nel Nuovo Continente. "The Life You Waste May Be Your Own", campeggia tra la tracklist: un invito a non sciupare l'occasione di aggiungere alla propria collezione un contributo solido e brillante.
Max Firinu