10-04-2012
FRANK ROTHKAMM
"RENO"
(Flux Records)
Time: (38:01)
Rating : 7
Herr Rothkamm è diventato ormai un abituale protagonista della nostra rivista negli ultimi tre anni, e questo ci permette di non dover più presentarne al pubblico italiano la personalità versatile e la prolifica schizofrenia. Dopo dischi che hanno spaziato fra i più impensabili sperimentalismi, dal pianismo sinfonico alla musica concreta, passando per le rivisitazioni delle colonne sonore hollywoodiane, Rothkamm si è ritagliato diciotto mesi dell'anno precedente e ha dato alle stampe per la sua Flux l'ennesimo dischetto che vuole puntare alle controversie, sperando di far urlare al miracolo qualche vecchio affezionato alle sue elucubrazioni sonori e stilistiche. I 38 minuti di "RENO" non sono di prim'acchito sufficienti a designare un album higlight dell'anno appena trascorso, ma chiariscono una volta per tutte una questione sulla bocca di chiunque si sia mai trovato di fronte alla musica dell'artista tedesco emigrato negli Stati Uniti. Frank Rothkamm non è un genio. Troppo preciso e perfezionista per essere sregolato, troppo sommario per firmare opere a lunga portata. Questo non significa che ogni suo lavoro non sia una piacevole sorpresa, ma l'ermetismo con cui si è sempre presentato risulta di fondo molto meno profondo di quanto la sua poliedricità abbia sempre voluto far credere. "RENO", tanto per cambiare, interrompe i ponti con i lavori precedenti, e si snoda su un tributo concettuale e musicale tipicamente dance/underground. Si tratta del primo lavoro di Frank dopo problematiche di salute dovute all'abuso di stupefacenti e l'incontro con la compagna/musa Nina, che lo accompagna anche tra le tracce con qualche gorgheggio. Difficile ritrovare le ispirazioni citate nel presskit. I balletti rinascimentali lasciano spazio a semplici atmosfere da rave party, ostinate e vagamente lisergiche, ben lontane dall'avanguardismo promesso. Ciò non fa però di "RENO" un brutto lavoro. La tracce scorrono senza impegno, coccolano gli amanti del genere con tutti i luoghi comuni ricorrenti e ci si ritrova sedotti dal ritmo discotecaro. Rothkamm ha trovato la sua nuova ennesima Mecca in un genere dall'estetica un po' troppo semplicistica per chiamare in causa temi cari come la resurrezione o la riscoperta dell'Io - perché è questo lo spirito del nuovo Frank, sobrio e salvatosi dalla povertà che lo ha investito. Ovvio che brani come "Wings As Eagles" (splendida quanto tipicamente house anni '90, ma è bene ricordare che "RENO" era già pronto per la pubblicazione nel 1998...), "E Sharp Espresso" o "Jazz Hands" (il titolo da solo richiama l'impronta sonora) sono una piacevole colonna sonora quando il corpo brama il sintetismo, però si è ancora una volta anni luce da un disco epocale, traguardo che Rothkamm spera di tagliare ad ogni uscita discografica. Nel caso fosse anche un genio, ma incompreso, la sola certezza è che nonostante la qualità, il musicista tedesco non firmerà mai un capolavoro assoluto. Non dovrebbe però farvi desistere dal recuperarlo, se i suoi precedenti dischi hanno già significato qualcosa per voi.
Max Firinu