30-04-2011
COH
"IIron"
(Editions Mego)
Time: (48:15)
Rating : 6
Il mastermind che si nasconde dietro il monicker CoH è Ivan Pavlov, sperimentatore russo che con una manciata di album, in particolare con "Mask Of Birth" e "Strings", si è imposto come punto di riferimento della scena ambient drone dalla fine del secolo scorso. "IIron" è praticamente il primo studio album dal 2006, anno in cui uscì "Above Air", e segna alcune novità nelle sonorità del progetto soprattutto per quanto riguarda la forma dei diversi brani. L'apertura del lavoro è affidata a "Red Square", brano cadenzato da percussioni elettroniche che si trasforma in marcetta acida, per finire in atmosfere dark che lo affrancano dal monolitico drone sound a cui siamo abituati. La successiva "War End War" ci riporta alle tipiche atmosfere da drone music chitarristica, e paga un forte debito con lo stoner rock più allucinato e ambientale dei Sunn O))) (o ai Current 93 dell'immenso "Aleph At The Hallucinatory Mountain"), dove violente scudisciate elettriche si alternano con momenti di raggelante calma. La successiva "Soii Noir" ripete l'uso delle sonorità stoner, stavolta supportate da una ritmica minimale e complessa in stile IDM. Dopo l'ipnotico riempitivo di "Slowup" arrivano le cacofonie distorte di "Fist Of Glory", far le cui righe si potrebbe scorgere il seme dei primi Boredomes, pur se addolcito e umanizzato. La chiusura è affidata a due momenti che, ahimè, abbattono di parecchio il valore del disco: "All Lights Are Fire" è un brano indecifrabile che resta imprigionato fra la voglia di mettere su un pezzo dotato di ritmo e melodia più convenzionali e la riproposizione dell'ambient stoner dei pezzi precedenti, e sembra che l'autore sia rimasto fermo in un guado in attesa di qualcuno che lo liberi dall'impaccio. La successiva e conclusiva "Satsugaii" fa ancora peggio, con una serie di schitarrate senza senso ripetute per tutta la durata del brano e con un intermezzo minimale quasi fastidioso. Alla fine dell'ascolto si ha la sensazione che il buon Ivan abbia voglia di intraprendere delle strade nuove, senza però aver ancora trovato il modo (o forse il coraggio) di cambiare: solo così si spiegano i diversi passaggi a vuoto presenti nelle sette tracce di cui si compone il disco. Tuttavia, se la strada maestra è quella indicata dal brano "War End War", vero apice del disco, siamo certi che le prossime uscite sapranno riportare questo autore ai livelli che gli vengono riconosciuti su scala mondiale.
Ferruccio Filippi
http://www.myspace.com/yumemiruyoninemuritai