16-04-2011
DRIFTING IN SILENCE
"Lifesounds"
(Labile Records Inc.)
Time: (57:08)
Rating : 8
Terzo full-length su CD (e complessivamente sesta release ufficiale) per l'ottimo solo-project di Derrick Stembridge, manipolatore di elettronica da Chicago e titolare della stessa Labile Records. Descritta come "una valigia di vita + suoni; l'esperienza di pietre che saltano attraverso onde di suono", la nuova fatica sintetizza al meglio i toni ambientali di "Truth" (2006) e l'elettronica più composita e ricca del seguente "Fallto" (2007), abbracciando suggestioni IDM e downtempo ad ampio raggio senza rifarsi a schemi preconfezionati, complice l'eccellente lavoro svolto sulla qualità delle melodie e sullo spessore dei suoni scelti, esaltati da una produzione davvero ottimale. Scompaiono certe sporadiche incursioni vocali del passato, mentre l'impatto ritmico risulta più pregnante, come svelano subito episodi macchinosi e ricchi di variazioni - anche ritmiche, con ottimi rallentamenti - quali "Phonetic Reversal" ed "August", ma l'abilità di Derrick va oltre la mera costruzione di soundscape evocativi, catturando i vari stati d'animo con assoluta naturalezza, come nella malinconica e darkeggiante "Rorschach". Le tracce scorrono in modo fluido e l'opera cresce d'intensità: l'armoniosa e gentilmente sontuosa "Broken Orchestra" evidenzia un approccio compositivo che guida suoni e layers come un direttore d'orchestra dirige i suoi musicisti, laddove "Existence" rappresenta il lato più muscolare di Drifting In Silence, fra nervosismi IDM ed un groove che si insinua sotto la pelle. Negli oltre 10 minuti di "Tremer" l'artista americano ribadisce le sue grandi doti di arrangiatore e manipolatore di suoni, regalandoci una perla ambient modulata con enorme raffinatezza, fra note di piano estremamente rarefatte ma assolutamente pregnanti; con "Fixer" torna prepotente il groove, ma i raffinatissimi suoni e le mirabili variazioni all'interno di ogni brano sono la vera e propria marcia in più del Nostro, capace di infondere il dovuto spessore in ogni frangente. Chiudono l'opera gli eccellenti toni ambientali della title-track, altro esempio di pregevole modulazione di suoni eterei e rarefatti. "Lifesounds" è senza dubbio alcuno l'album della piena maturità per il compositore statunitense, che con esso - e con l'attenzione dei palati più fini - si ritaglierà il posto che merita nel gotha dell'elettronica più emozionale e ricercata.
Roberto Alessandro Filippozzi