06-11-2010
WILD SHORES
"Illusion Of Movement"
(M-Tronic)
Time: (40:26)
Rating : 6
Un trio composto da Evelyne Hebey, Fred Nouveau e Marc Roques che facilmente connoterete in territorio transalpino, e non sbagliereste la terra d'origine dei Wild Shores. La geografia sonora su cui si muovono è invece fra i territori 'magnetici' della M-Tronic, terreno amico che con la label di Mountrouge condivide l'amore per il synth tra lande dominate da dub-step e breakcore, della serie: poco Empusae e molto post-Aphex Twin, anche se con il noto 'contaminatore' irlandese hanno in comune la passione per il ritmo contorto, ma non la 'substanza' quasi sinfonica, e questo è il baratro che li differenzia nei loro mondi isolati e visionari, mondi Intelligent Dance... Per chiudere questa introduzione al mondo sonoro dei Wild Shores, aggiungiamo che al trio francese piace presenziare con la voce protagonista tra i suoni, e per questo si connotano in quella piccola nicchia che per l'ambito IDM è una prerogativa rara pensando alla massa silente dei manipolatori eclettici, dei compositori nell'oblio e dell'oblio. Wild Shores è sapore di dub-jazz sperimentale, ed i più attenti possono cogliere una sorta di retrogusto che, anche disciolto nella breakcore (esemplare "H.A.P.P.Y." in tal senso), si posiziona nei territori di velluto su cui danzava e suonava Laurie Anderson tanti, davvero tanti, anni fa. Ovatta che attutisce suoni e voci in "Barefeet", sinuosa per un dubstep di origine sintetica in cui la voce soffre l'essere costantemente tenuta repressa. In "R.P.C." la voce di sottofondo 'disturba' appositamente con lo scopo di 'surrogarsi' ai glitch prima concepiti dalle macchine, ma nel complesso "Illusion Of Movement" soffre la stasi di un suono, di una tracklist diversa nei titoli ma che in larga parte si autocelebra senza troppa fantasia. Il finale apre lo spiraglio voluto: "Tom Horn Song" ha un carattere diverso, esoterico ed ipnoticamente dronico, voci che intonano ora una sorta di sutra post-moderno che spinge il mood dei Wild Shores ad incontrare i suoni dei Portishead; ci fossero stati più momenti simili, il valore di "Illusion Of Movement" sarebbe stato arricchito senza riserve. Rimane una curiosità stimolata: il binocolo continua a puntare Mountrouge e la piccola label, con i suoi artisti pronti a creare brecce tra gli amanti del digital-sound.
Nicola Tenani