08-02-2010
DEAD VOICES ON AIR
"Fast Falls The Eventide"
(Lens Records)
Time: CD1 (60:16) CD2 (53:53)
Rating : 7
L'alpha e l'omega di Dead Voices On Air racchiusi in un unico titolo: questo doppio CD unisce infatti "Fast Falls The Eventide", ad oggi ultimo lavoro di lunga durata del progetto, e "Abrader", nastro di debutto uscito in origine nel 1994, digitalizzato e arricchito da due inediti. Il nuovo album dell'act canadese è un tripudio di suoni, stratificazioni elettroniche e campionamenti su cui campeggiano spesso delle sanguigne sessioni ritmiche di provenienza rock. Mark Spybey costruisce un enorme mosaico basato su passaggi studiati e momenti improvvisati, un quadro fatto di toni contrastanti in cui le soluzioni ambientali e tenui cozzano con basi noise, e i droni vengono sostenuti da giri tecnici di batteria o arricchiti dal suono della chitarra; le voci filtrate si alternano ad arie eteree, o a cori immersi in rumori ripetuti in loop, o in basi analogiche. I 15 brani sono mediamente brevi e non scanditi da pause: ogni traccia sembra l'introduzione della successiva, dando luogo ad un'apparente e vorticoso brano unico che non lascia il tempo di mettere a fuoco i cambiamenti. Unico momento riflessivo è la lunga e omogenea title-track, fatta di silenzi, droni accennati e voci in lontananza. Astrattismo? Atmosfere post-rock? Improvvisazione provocatoria? Quel che appare chiaro è la volontà di superare i limiti, mescolando materiale eterogeneo nella prospettiva di creare qualcosa di nuovo: obiettivo raggiunto in tanti anni di carriera che hanno visto Mark attivo anche all'interno di grandi nomi (Zoviet France su tutti), e sottolineato anche da questo disco. Il nastro d'esordio è per vari motivi più prevedibile: segnato da ritmiche ossessive e rumorose di stampo old-industrial ("Concretion" e "Hafted Maul") e voci ripetute in loop seguite da un denso white noise ("Vaerglas"). Le due tracce bonus provengono dallo stesso periodo e vedono l'apporto di cEvin Key (Skinny Puppy) alle testiere e alle percussioni: nel complesso mantengono la medesima ossessività delle altre tracce, sia nei ritmi che nei rumori, ma hanno venature etniche e oscure non esenti da passaggi ambientali. Il primo CD non è per tutti i gusti, ma ispirato e assolutamente non canonico, mentre il secondo dischetto è un ottimo recupero nel mare dei nastri perduti. Il tutto è degno di nota da parte di chi segue sperimentazioni e derive post-industriali.
Michele Viali
http://www.myspace.com/deadvoicesonair