25-11-2009
CROSSOVER
"Space Death"
(Punch/Audioglobe)
Time: (45:54)
Rating : 7.5
In occasione della nostra recensione attinente l'album degli Psychogeographycal Commission, abbiamo focalizzato la filosofia che prevede che una specifica divinità regoli il flusso concettuale di una città: il genius poli. La verità è che indubbiamente ogni agglomerato abbia un'energia propria che la differenzia da ogni altra, un flusso quantico dovuto inconsciamente da ogni suo abitante che si somma, determinandone l'humus urbano. Questo per ribadire che New York, città in cui i Crossover vivono, ha un genius particolare che la influenza in ogni attività, sia economica che artistica. Molto è dovuto alla poliedrica etnia sociale; è assodato, in ogni modo, che tutto ciò che è arte si contamina reciprocamente tra musica, pittura e tutte le varie forme talentuose, risentendo del mood globale. I Crossover in questo sono totalmente newyorkesi, e nelle dieci tracce di "Space Death" non si nascondono dietro a nessun riferimento focalizzato, poiché il monicker è l'esatta trasposizione di ciò che loro sono artisticamente: l'espressione di una metropoli amabile ed odiabile, comunque non adita ad indifferenza. Doverose premesse per assimilare un album apparentemente complesso: 'open your mind', e "Space Death" potrà trascinarvi in un universo fantasioso. Elettro-punk nelle prime tre tracce, con buone similitudini tra loro e l'altro duo ambisesso germanico Die Perlen. Testi nichilisti e buoni ritmi accattivanti: "Black Mess", "Lost Sheep" e "Computer Simulated Mountains" sono simili in suono e testi. Innanzitutto all'insegna del nichilismo più infervorato con profusioni di 'fuck' e concetti 'no-future generation' (...I don't believe in anyone...) in "Black Mess", ma ancor più attuali nell'elevare ironicamente l'amore-odio per il virtual world del personal computer (...I love you computer, Please don't die on me, I need you, I can't live without you...) in "Computer Simulated Mountains". Questo nella prima parte. Improvvisamente l'album vira mantenendo l'elettronica come svolgimento sonico, indirizzata però su versanti meno ansiogeni, a volte simili agli esoterismi alienati di Kirlian Camera o verso gli abissi esistenziali dei malesseri dei Depeche Mode nel periodo post "Music For The Masses". Questo sfruttando la soffice vocalità di Vanessa Tosti (ops! Rat Girl) come in "The Weight" o "Dark Blue", spingendosi fino ad una sorta di trip-hop 'rappato' da Mark Ingram (ops! Rat Boy) nella suggestiva "Jack Knife". Di questa virata è co-autore Timothy Lang-Grannan, ospite musicale ed elemento in parte aggiuntosi al duo. Un ottimo lavoro da parte del combo newyorkese accasato presso l'italica Punch, dopo due album targati International Deejay Gigolo; qualità anche concettuale nell'artwork, in stile con la primitiva computer-grafica dei vecchi videogiochi, e nel booklet interno, comprendente oltre ai testi i disegni cyber-splatter di Matt Lock. Un altro pezzo della mela più variopinta che esista.
Nicola Tenani
http://members.cox.net/crossover-mta/