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Room 107

03-06-2009

OGOGO

"Lunar Surphase"

Cover OGOGO

(iii Records)

Time: (52:47)

Rating : 6

Ciò che non ti attendi accada: questo è Ogogo. Se ti aspetti un artista dell'avanguardia jazz, ti aspetti comunque una lineare condotta strumentale, che dia spazio all'improvvisazione, ma dentro limiti e confini di canoni musicali. Igor Grigoriev (la natalità russa è palese) non solo si cela dietro il proprio monicker, ma anche dietro ogni regola mentalmente aperta sui codici sonori. Così anche in questo nuovo full-length, il terzo di cui ci occupiamo nelle nostre pagine, la schizofrenia è conduttrice dei grovigli che mescolano la collaborazione dei tre musicisti. Spesso Grigoriev è solo, mentre saltuariamente, come nel caso di "Redux", è il trombone di Rod Oakes a sottolineare gli arrangiamenti del russo, ed altre volte ai due, come in questo caso, si aggiunge la tromba di Andrew Solovyov, il quale fin dalla fine degli anni '70 presta al Nostro la propria tecnica di maestro di fiati. Il più classico dei terzetti jazz: chitarra elettrica, trombone e tromba, tastiere; invece l'avanguardia che inventano è oltre sé stessa in quanto concetto artistico. La iii Records investe molto del proprio credito nei confronti del russo: la label, votata al jazz, affida la propria peculiare attitudine ai suoi progetti, corrisposta nel caso specifico da una produzione corposa e ravvicinata nel tempo. Questo però risulta il limite principale: spesso si ha l'impressione che Ogogo corra troppo, ed in maniera eccessivamente anarchica. Il suo 'essere avanti' è oltre la mente aperta e ricettiva. Quel barlume razionale che abbiamo apprezzato in "Linden" ed in parte in "Redux", qui decade totalmente verso gli abissi della sua creatività. Già in apertura si deduce che "Lunar Surphase" sarà un album ostico: "Levitate Your Grape" ha il pregio di declinare in musica le ossessioni frenetiche del quotidiano nelle sue mille scale schizoidi di synth, con il limite però dell'incomunicabilità tra l'artista e chi lo ascolta. Stesso discorso che vale pure per "Mr. Greenhill", dove la sei corde suonata da Igor (maestro di chitarra presso alcune facoltà americane) sostituisce la base elettronica nelle scale. Ricorda molto la sperimentazione jazz degli anni '70 (periodo che vede artisticamente nascere il Nostro e che sicuramente ha influenzato indelebilmente la sua carriera), ma risulta troppo lisergica a chi non ha l'abitudine a queste sonorità. Accattivante invece "Connect With OGOGO", vuoi anche per la profondità apportata dal trombone di Rod Oakes tra gli accordi di chitarra elettrica e le sperimentazioni strumentali di ogni tipo, in questo caso su binari riconducibili verso immaginari più abbordabili. Lo stesso vale per "M.E.", introspettiva nella sua calma apparente, ossessiva nell'intromissione degli strumenti. È la parte finale che riserva la maggior fruibilità: quando la musica si riallinea con il jazz, 'free' ma consono, brani come la title-track o la sognante lentezza di "The Love Of OGOGO" creano la possibilità di aumentare notevolmente il bacino di interesse nei confronti del maestro californiano, questo anche grazie a percussioni regolari e simmetriche. L'ennesimo lavoro di difficile captabilità da parte di Grigoriev e dei suoi due compagni di avventura, il cui limite è guardare troppo avanti: chissà nella sua mente quali orizzonti ha superato nel concepire l'arte il buon Igor, ma il nostro augurio è che la possibilità per un'ampia schiera di appassionati di 'raggiungerlo' nel suo cosmo sia il frutto di conquiste immediate.

Nicola Tenani

 

http://www.igorogogo.com/

http://www.iiirecords.com/