06-04-2009
MONA MUR & EN ESCH
"120 Tage - The Fine Art Of Beauty And Violence"
(Pale Music International)
Time: (55:33)
Rating : 7
La nascita artistica di Mona Mur (dietro il cui pseudonimo si cela Sabine Bredy) risale agli albori degli anni '80, e per due anni può fregiarsi dell'avere creato, con F.M. Einheit, Alexander Hacke e Marc Chung, il nucleo originario degli Einstürzende Neubauten, Blixa a parte. Erano i tempi del progetto Mona Mur & The Mieter, gli echi del punk gotico dall'Inghilterra infiammavano la Germania e la Nostra, con Nina Hagen, rappresentava la parte teutonica delle eroine 'arrabbiate', speculari alle albioniche Siouxsie o Cleo Murray dei March Violets. Poi altri due anni di collaborazioni ma senza troppe convinzioni, la carriera sportiva la reclamava (è stata campionessa di arti marziali con titoli nazionali ed internazionali), fino al 1996, anno del ritorno in sala d'incisione. Da quel momento Sabine abbraccia la carriera artistica in maniera continuativa, prodotta da major del calibro di RCA, anche se, a parte una retrospettiva ("Into Your Eye" del 2004), la Nostra è tutt'altro che generosa nelle sue uscite. Nel 2008 esce invece finalmente un album intero e parzialmente inedito (più di un brano è presente nella sua discografia e nella retrospettiva, anche se rivisitato in chiave attuale). Complice il buon rapporto e l'affinità che Mona Mur trova con En Esch, noto per la sua lunga esperienza con i KMFDM, "The Fine Art Of Beauty And Violence" si rivela come un'ora di musica eclettica, con più di un motivo d'interesse già dalla opener "Candy Cane", dove la chitarra di En detta legge sul ritmo industriale e metal nella sua potenza. Industriale come sono stati i Throbbing Gristle, quindi non è una sorpresa se la traccia successiva cade vorticosamente su suoni ambientali di ampio spazio elettronico; "Die Ballade Vom Ertrunkenen Mädchen" (titolo originale: "The Ballad Of The Drowned Girl") è la versione rivisitata di una canzone di Kurt Weill resa famosa nel passato da Lotte Lenya, la quale si tinge di teatralità interpretativa tedesca fino all'osso. Mona Mur svolge il proprio compito come se Bertolt Brecht guidasse la Nostra nel tessere la sua intonazione vocale. Se nel primo brano il paragone con Siouxsie è immediato, nel computo del disco invece una grande interprete di casa nostra fa la sua lenta comparsa: Milva, osannata in Germania per aver esaltato la pantomima post e pre-bellica in interpreti come Brecht stesso o Kurt Weill. All'interno dell'album Mona Mur si esibisce in una personalissima e contemporanea interpretazione di "Surabaya Johnny", tra suoni di tastiera lievi e lounge e morbide, lunghe plettrate da parte di Esch. Otto minuti di teatro musicale senza tempo e dalla bellezza eterna. Sapori al limite del vintage seventies invece per "Mon Amour", ennesima prova di eclettismo per un'interprete che, oltre alle sopraccitate artiste, rammenta in questo episodio (ma non solo...) Guesch Patti, vuoi anche per il caschetto simile a quello della francese, vuoi che nel famoso video di "Etienne" il compagno di Guesch Patti era calvo e di aspetto nobile come En Esch, comunque il sapore retrò di questo brano, favoreggiato dalla tastiera progressive, è un ottimo diversivo nel computo del dischetto. Merita una menzione pure "Der Song Von Mandely", giocata sul binomio tastiera-chitarra con le caratteristiche della traccia precedente, creando quel tocco pre-punk di sapore garage reso celebre dagli Stranglers. Un disco particolare per un'artista che nella diversità cerca di nuovo uno spazio, supportata in questo caso dalla Pale Music International e ben inserita nelle sue proposte fatte di crossover tra punk e wave, e non è davvero un caso se nel roster compaiano gli Informer ed i Kill The Dandies!
Nicola Tenani