19-04-2008
PORTISHEAD
+ A Hawk And A Hacksaw
Alcatraz, Milano, 30/03/2008
di Roberto Alessandro Filippozzi
foto Belgica Urriola
Setlist PORTISHEAD:
Silence
Hunter
Mysterons
The Rip
Glory Box
Numb
Magic Doors
Wandering Star
Machine Gun
Over
Sour Times
Only You
Nylon Smile
Cowboys
Bis:
Threads
Roads
We Carry On
Dopo aver dato vita a metà degli anni '90, assieme ai Massive Attack, a quel sound che di lì in poi tutti avrebbero identificato come 'trip-hop', nonché dopo soli due album ("Dummy" del '94 e "Portishead" del '97), il trio di Bristol si è preso una lunga pausa di riflessione durata circa dieci anni, consegnando definitivamente alla storia emissioni sonore realmente innovative e capaci di ispirare, di fatto, un'intera nuova corrente musicale (oltretutto colpendo di riflesso larga parte del preesistente panorama alternativo, gruppi metal inclusi). Il prematuro scioglimento lasciava però sperare, prima o poi, in un ritorno in grande stile per Beth Gibbons, Geoff Barrow ed Adrian Utley, perché era ovvio che una simile pagina di storia musicale non potesse restare relegata in soli due album in studio, qualche manciata di memorabili singoli ed un live. Il 2008 segna infatti l'anno del grande rientro per il trio inglese, attualmente impegnato nel tour europeo e pronto a tornare sul mercato col terzo album a fine aprile, significativamente intitolato "Third". E stasera, per loro, l'Alcatraz è colmo all'inverosimile, coi biglietti già esauriti da diverse settimane, il che la dice lunga sull'attesa generata dai dieci lunghi anni di silenzio di cui sopra.
Alle 20:30 salgono sul palco gli ungheresi A HAWK AND A HACKSAW, quartetto dedito ad un folk di derivazione balcanica non privo di influenze esterne, ma dalla connotazione molto 'artigianale'. Nei ben 50 minuti a loro disposizione, i quattro musicisti di Budapest intessono trame quasi esclusivamente strumentali che sicuramente avrebbero trovato un contesto più consono in una qualche festa folkloristica paesana, nonostante il pubblico non manchi di applaudire. Il sottoscritto resta però dell'idea che esistano migliaia di gruppi (e dei generi più disparati) ben più adatti ad aprire le date di una realtà come i Portishead, e la band magiara, seppur affiatata e capace, lascia il tempo che trova e dà l'impressione di un pesce fuor d'acqua...
L'attesa per l'attrazione principale della serata comincia a crescere a dismisura, ed alle 21:45 è finalmente giunto il momento: i PORTISHEAD fanno il loro ingresso sul palco, travolti dall'ovazione dei tremila presenti. Il trio si allarga a sestetto on stage, per un risultato fortemente più organico rispetto alle prove in studio, e subito ci stordisce con due brani dall'imminente nuova fatica: la tellurica e nervosa "Silence" e la più delicata "Hunter". "Mysterons", dal debut, è il primo grande sussulto per un pubblico che, sebbene il nuovo lavoro sia già facilmente reperibile in rete, è qui soprattutto per i due storici album degli anni '90, e si sente. Dall'imminente "Third" vengono estratti altri tre brani, tutti ben accolti da un pubblico attento che segue con calore soprattutto lei, Beth Gibbons, tanto sgraziata nelle movenze tra un brano e l'altro quanto dotata di una voce eccezionale, che emoziona profondamente. Da "Dummy" vengono estratte ulteriori perle del calibro di "Glory Box", "Numb", "Wandering Star" e "Sour Times", mentre da "Portishead" si segnalano le splendide esecuzioni di "Over", della toccante "Only You" e dell'aggressiva "Cowboys", suonata in maniera dirompente come ultimo brano prima della pausa. La band è una macchina da guerra oliata alla perfezione: Beth è semplicemente stratosferica nella sua performance, ed i musicisti attorno a lei, a Geoff e ad Adrian si rivelano fondamentali per la piena riuscita di un concerto dove ogni esecuzione corrisponde ad una meritata ovazione. Curioso, poi, il lavoro delle telecamere poste sul palco, che attraverso gli schermi situati alle spalle dei musicisti indugiano sui particolari della strumentazione della band. Quando finalmente il gruppo rientra per i bis è facile attendersi "Roads", vera gemma del debut la cui esecuzione si rivela uno degli highlight della serata, mentre sfortunatamente viene a mancare quella "All Mine" nella quale il sottoscritto sperava; il gran finale, con Beth che scende a stringere mani fra le prime file elargendo grandi sorrisi, è riservato ad un ulteriore estratto dal nuovo album, "We Carry On", che pone fine ad un concerto trionfale dopo circa un'ora e 40 minuti. Ed ora che abbiamo finalmente ritrovato il trio di Bristol, teniamocelo stretto...