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Room 107

11-06-2010

LALI PUNA

European Tour 2010

Cover LALI PUNA

Bologna, Locomotiv Club, 01/06/2010

di Nicola Tenani

foto Nicola Tenani

Arrivare al Locomotiv e scoprire che è stata designata ancora la location invernale per lo show dei LALI PUNA è stato abbastanza sorprendente perché il numero di persone attratto dai tedeschi, rapportato al locale, ha generato uno spiacevole 'effetto sardina'. Il momento in cui il tastierista Christian Heiß ferma lo show e punta due ventilatori sul pubblico è sintomatico ed eloquente: questa performance richiedeva la location en plein air, l'Arena Puccini, capiente e ventilata, piacevole se ricordate le belle impressioni riportate nel live-report della scorsa estate 2009 per lo show degli Psychic TV. Appurato comunque che il clima sarà rovente, entro nel locale sapendo che il concerto inizierà puntuale entro un'ora, infatti dopo i sessanta minuti quasi perfettamente rispettati, escono i quattro musicisti di Monaco con oltre duecento persone arrivate anche da lontano per assistere alla loro performance, stima personale ma che non si allontana molto dalla realtà, forse anche più generosa. Pubblico tipico di questa realtà musicale, età media universitaria, grosso bacino d'utenza per gli amanti di indietronic o, per essere qui precisi, 'Morr-music', prendendo il nome dalla label che negli anni ha richiamato a sé progetti simili creando un vero e proprio piccolo battaglione di synth-indie che ha decretato la vera nascita di un genere. Ragazzi in gran parte da 'lounge-club' che a Bologna trovano l'ideale habitat nelle facoltà dando opportunità 'clubber' che altrove sono rare, cerebrotici ed aperti a suoni che anche noi amiamo se pensiamo ai Lali Puna come traghettatori del suono verso sponde IDM, indie o post-rock nelle cavalcate tipicamente shoegaze. Lunghe intro, stasi eterne, una drum-session gestita ad arte da Christoph Brandner, senza tom e con un'unica grancassa ed un rullante per infuocare il ritmo su ogni tipo e diametro di piatto o sul charleston, e non è facile condurre una batteria che deve rendere suoni condotti all'interno di un sound spesso minimale ed onirico. Perfetto Markus Acher nel dividersi tra moog e basso, scheletro di un suono che rinuncia alla chitarra; bravissimo Christian Heiß, totalmente padrone della sua synth-consolle dove nasce la maggior parte del suono elettronico o campionato da macchine, software o sequenze. Poi lei, aliena come poche singer al mondo, distante come quell'Asia che è probabilmente parte del suo DNA, distaccata e senza apparente emotività nella voce (proprio per questo fascinosa e bella come un'installazione post-moderna): Valerie Trebeljahr dietro al microfono ed alla sua classicissima tastiera Korg è la fredda regina della serata, sovrana dell'indietronic di cui è indiscussa ambasciatrice nel mondo, stasera qui a Bologna come tappa del tour che presenta il nuovo album "Our Inventions", e non solo. Nelle oltre due ore di performance, da "Tricoder" passando per "Faking The Books" è stato un perfetto cartellone per i fans accorsi. Ogni brano suonato una piccola tappa della carriera, un pezzo di minimale emotività ghiacciata, contenuta nell'espandersi, codificata tra stringhe e codici, semplice nella complicatissima essenza di tanti suoni che si intersecano per poi allontanarsi, loop generati per rimanere stabili nell'aria mentre entrano altri samples, altre note, e la voce, se vuole, interviene con piccole frasi ermetiche, algie metropolitane da post-modernismo architettonico ed urbano. Anche quando si infiamma, il suono dei Lali Puna non si espande mai fino in fondo, mantenendo un sadomasochismo sonoro nel non compiacersi mai, nel sedurre senza mai portare all'orgasmo l'ascolto, un sogno perpetuo raffinato ed impalpabile, tracce di miraggio notturno che rimangono alla fredda aria del mattino: questa è la musica dei Nostri. Ed il nuovo album, sia in studio che dal vivo, si allontana ancora un po' dall'indie per entrare nell'universo dell'intelligent ambient, costruita su programmazioni in cui lo spoken word leggermente cantato di Valerie, superficialmente 'boreale' ma in profondità leggero nel suo essere erotico, ha una forma di pathos umanoide che blocca ed obbliga all'ascolto, e ne rimane sedotto su tutti il cervello. Ora i Lali Puna guardano ai propri colleghi di sempre in casa Morr, gli islandesi Mùm, mantenendo piccole tracce di post-rock, ma la tendenza è quella di cogliere le tracce seminali lasciate da artisti come Aphex Twin, un nuovo step verso quella ricerca che mai appaga e che non si ferma. Un lunghissimo tour che sta raccogliendo ovunque consensi per le varie soluzioni offerte (non ultima l'uso del tacco con cui Valerie picchietta le assi del palco microfonato), anche se l'interscambio personale artista-pubblico spesso è fermo sul distacco teutonico di lei, che non è freddezza, è la volontà di comunicare anche solo con lo sguardo, con il sorriso, con lo scatto di foto dell'artista come a voler testimoniare che lei è stata lì, ma che anche un pubblico c'era: simbiosi inscindibile. Troppo cerebrali? Non sempre il rock deve essere 'dirty -rotten - idiot' per esprimersi, e tra le tante vie di mezzo tra i due poli c'è questo universo sonoro stupendo che dalla Germania si espande ovunque, e se contrastare il mainstream (soprattutto italico) vuol dire usare forme estreme di 'mentalismo' sonoro, perché non provarci? La cultura oggi ha il costo di una connessione internet e la possibilità di evoluzione è immensa.