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04-01-2010
THOMAS NÖLA
Esotismi oscuri
di Michele Viali
Personaggio curioso Thomas Nöla, strana figura di artista poliedrico che si impegna nel far cinema, produce album di amici e sforna dischi propri. Allo stato attuale rimane ancora un outsider. Uno che non si è affermato tra il grande pubblico di nicchia, ma ha le carte per farlo. Magari anche per sfondare in un ambito più mainstream. Il suo stile è lontano da qualsiasi facile catalogazione... si dice che assomigli "un po' a quello e un po' a quell'altro", ma alla fine assomiglia solo a Thomas Nöla, il che ne fa un autore degno di grande interesse. È l'immaginazione il tocco in più dei suoi brani: i suoni riescono a materializzare personaggi, situazioni e luoghi ignoti. Una sorta di Terry Gilliam della musica che non vuole staccarsi dalla dimensione cantautorale pur agendo nel settore underground. Qui di seguito passato, presente e tanto futuro di un autore da tenere in grande considerazione.
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Vorrei iniziare l'intervista con un paio di domande riguardanti il passato e l'inizio della tua carriera: quando e come è cominciato il tuo interesse per la musica?
"Non sono mai stato un musicista, fortunatamente. Quando sento che una storia mi piace, la scrivo. Quando dipingo un quadro, tento di farlo. Forse la musica si adatta al meglio con questa fase della mia vita, ma non mi vedrei interessato ad essa per una decade intera e sto già iniziando ad essere ossessionato dall'animazione e dai burattini. Il mezzo non significa molto. Forse l'astronomia sarà il mio prossimo obiettivo. Sono un patito di Arthur C. Clarke."
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Qual è stato il primo strumento che hai suonato?
"Non ho mai studiato uno strumento. Quando ero giovane comprai una scadente tastiera, e con essa ho cercato di fare del mio meglio tramite rumori e chincaglieria. Corde e note sono arrivate per errore. Non ho esattamente idea di come si suoni una chitarra o un piano."
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Hai avuto altre band o progetti musicali prima di Thomas Nöla Et Son Orchestre?
"Nei tardi anni '90 ero in una rumorosa band chitarristica chiamata Tori Spelling Fiasco insieme a Melissey Castevet di Oval Portraits. Facevamo una musica assolutamente diversa da quella che facciamo adesso. Il nostro maggior risultato è stato probabilmente quello di suonare in uno spettacolo con Calvin Johnston. I fans di "One Foot In The Grave" di Beck probabilmente lo conoscono. Abbiamo avuto degli ammiratori 'cult' a Boston, poi dispersi quando eravamo ancora adolescenti. Questo è ciò che è stato."
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Come è nato il progetto Thomas Nöla Et Son Orchestre? Pensi possa essere definito come una sorta di one-man band dove tu sei la mente aiutata da vari collaboratori?
"Il '...Et Son Orchestre' è solo modestia. Io scrivo i brani, immagino gli album e ho i miei più vicini alleati ad aiutarmi con partiture che non potrei suonare da solo. Fortunatamente sono i più grandi talenti della nostra generazione."
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Spesso suoni strumenti ricercati come il theremin, l'hammond, il vibrafono, la cetra ed altri. Cosa ti affascina di questa strumentazione?
"Sono gli strumenti degli dei. C'è qualcosa di magico e soprannaturale nel suonare il theremin... qualcosa di fondamentalmente perfetto. Come non essere affascinati da loro?"
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Il tuo stile, la tua voce, il look (capigliatura compresa) sembrano essere influenzati da bluesmen maledetti come Johnny Cash e, in particolare, Nick Cave...
"Siamo tutti maledetti o dannati. Solo qualche artista più eccitato prova piacere a mostrarsi tale, ed includo me stesso tra questi. La persona che descrivi è principalmente un americano. Essendo mezzo americano, mi piace cercare i diamanti grezzi di questa terra senza gusto e trarne il meglio. L'America ha il suo aspetto positivo, e viene quasi esclusivamente dal periodo d'oro della metà del XX secolo: Johnny Cash lo ha personificato. Per quanto riguarda i capelli, dipende tutto dalla magia della mia pomata 'Tuxedo Club' e dal tonico 'Southern Rose'."
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Brani come "Balaustine" e "Children In The Fall" sembrano vecchie ballate americane degli anni '50 e '60 piene di malinconia: riescono a creare un mondo immerso nel passato e richiamare cose dimenticate...
"Sono ossessionato dal passato, ma quale rispettabile persona non lo è? La chiave è farlo tuo e creare un'alternativa al presente che cresce dalle età tinte di rosa del passato."
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Alcune volte lo stile cabaret sembra entrare a far parte della tua musica, penso in particolare a pezzi inclusi in "Vanity Is A Sin!". Peraltro so che sei interessato ai lavori di Serge Gainsbourg e al cabaret berlinese dei primi anni dello scorso secolo...
"Attualmente non ascolto musica da cabaret: è troppo affettata per i miei gusti. Non so perché hai avuto questa impressione. Probabilmente a causa del modo approssimativo di suonare il piano, gli ottoni e l'enfasi del ritmo. Non posso definire Serge Gainsbourg un vero cantante di cabaret. I generi erano solo arnesi temporanei per lui. Attualmente ascolto uno dei suoi album reggae più di ogni altro suo lavoro. Il mio prossimo album sarà il più vicino ai territori di Gainsbourg. Ci sarà anche una cover del pezzo "Beau Oui Comme Bowie", che Serge scrisse per Isabelle Adjani."
"Non sono mai stato un musicista, fortunatamente. Quando sento che una storia mi piace, la scrivo. Quando dipingo un quadro, tento di farlo. Il mezzo non significa molto. Forse l'astronomia sarà il mio prossimo obiettivo..."
(Thomas Nöla)
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Quali sono le immagini, i pensieri e il mondo che escono dalla tua musica?
"Beh, per me questo è il mio mondo e la mia vita, ed è impossibile riassumerla. È l'aria che respiro, i sogni che riempiono il mio sonno... è il solo vero mondo che vedo attorno a me: dalle volpi e i bambini ai cancelli di ferro e gli anelli di Saturno."
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In "Vanity Is A Sin!" c'è una bella versione del classico pezzo yiddish "Bei Mir Bist Du Schoen", in cui usi un mix di lingue (inglese, tedesco, spagnolo)... Sembra che tu abbia modificato il testo...
"Ho registrato il rifacimento della Charlie And His Orchestra... insomma, ho fatto la cover di una cover. Quel gruppo era un imbarazzante tentativo nazista di propaganda attraverso la musica swing. La loro versione, presumibilmente scritta dallo stesso Goebbels, è sciocca e orecchiabile, ma è superiore al noioso originale. Per lo più mi ha fatto battere abbastanza le dita da farne il diversivo comico di un album altrimenti troppo emotivo. Puoi sentire anche Humphrey Bogart in questo brano!"
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"Vanity Is A Sin!" ha una grande sezione multimediale con file mp3, testi e molta altra roba. Come mai hai deciso di strutturare il CD in questo modo?
"Il materiale extra di "Vanity Is A Sin!" non era originariamente parte integrante dell'album. Non ero intenzionato a farlo rientrare nel disco e rovinare la storia. Ma in quel magico e orribile momento ho sentito il bisogno di includerlo in qualche modo nel CD."
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Il titolo del tuo primo CD "So Long Lale Andersen" è molto evocativo. Perché hai scelto di menzionare Lale Andersen?
"È un'allegoria, come per molti miei altri titoli. L'album non ha nulla a che vedere con Lale Andersen, è più che altro una storia che prende una piega sbagliata, in cui l'umanità non fa onore alla propria promessa."
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Qual è il significato del titolo del tuo album "The Rose-Tinted Monocle"? Cosa possiamo vedere attraverso questo monocolo psichedelico?
"Puoi vedere qualsiasi cosa se lo permetti a te stesso! Ma probabilmente non sarà reale. Un monocolo rosa non ha bisogno di una lente materiale ed ogni persona è in grado di guardarci dentro ogni volta che vuole. Provalo."
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In "Rose-Tinted Monocle" c'è un brano dedicato al famoso escapologo Houdini...
"Abitualmente non scrivo brani riguardo fatti concreti, più che altro mescolo persone ed eventi, ma "Houdini's Dead" è un pezzo che fa eccezione. Ho scritto quel brano nella serata immediatamente successiva alla morte di un mio amico, a cui ho dedicato anche "Vanity Is A Sin!". Lui era ossessionato da Houdini e questo riferimento è più poetico di "Michael Smith Is Dead"."
"Les Paradisiers è una prova di esotismo moderno... musica che apre la mente e porta verso terre esotiche. C'è un grande mondo oltre il neofolk, ci sono altre musiche oscure, ed è proprio questo che ci interessa. Noi non siamo rapaci, siamo uccelli benevoli e indulgenti!"
(Thomas Nöla)
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Recentemente tu e Demian (già fondatore del progetto Ô Paradis) avete creato il duo Les Paradisiers. In che modo è nata questa collaborazione artistica?
"Ci siamo incontrati al Punch Festival di Lipsia nel 2007 e abbiamo parlato sin da allora di quanto apprezzassimo l'uno la musica dell'altro. Dopodichè ho visitato Barcellona e Demian ha suonato nella mia orchestra in un concerto che ho fatto lì... il risultato mi è piaciuto. Abbiamo parlato di una collaborazione in un paio di miei album, ma la cosa ha funzionato così bene che ne è nato un gruppo a tutti gli effetti, e non semplicemente un esperimento. Credo che io e Demian ci siamo completati a vicenda. In realtà non mi aspettavo che la collaborazione fosse così bella come poi è diventata. Les Paradisiers significa molto per me, così come ogni altra cosa che faccio."
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Perché avete scelto il nome Les Paradisiers?
"È la traduzione francese di 'uccelli del paradiso', ed è ciò che siamo io e Demian."
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Le canzoni incluse in "More Tales From The Garden" suonano vagamente neofolk con un tocco di gusto mediterraneo: uno stile diverso rispetto ai tuoi precedenti lavori...
"Non c'è niente in Les Paradisiers che si avvicini al neofolk, a parte la chitarra acustica. Les Paradisiers è una prova di esotismo moderno... musica che apre la mente e porta verso terre esotiche. C'è un grande mondo oltre il neofolk, ci sono altre musiche oscure, ed è proprio questo che ci interessa. Noi non siamo rapaci, siamo uccelli benevoli e indulgenti!"
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A cosa si riferisce il 'giardino' del titolo dell'album?
"Demian ha proposto il titolo. Per me il giardino è solo quel paradiso che tutti gli animali stanno cercando. Ma ci sono sempre trappole, spine nel fianco e predatori sulla strada."
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Hai incluso nel disco una cover di "Runes And Men" dei Death In June... è questa una delle vostre band di riferimento?
"Ho detto che Les Paradisiers è un progetto più influenzato dalle cartoline e dalle guide per viaggiatori piuttosto che dai gruppi musicali. Ma sia io che Demian siamo fans. Quella canzone mi è sempre saputa familiare... come se in parte l'avessi scritta io. Mi piace la cover occasionale: stempera la tensione e il coinvolgimento della gente, ed è anche un divertimento. Fare musica deve divertire."
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Sappiamo che sei anche un regista. Come è iniziata la tua attività nel cinema?
"Non mi è mai piaciuto essere un musicista. Per lo più, quando ero bambino, volevo fare spettacoli televisivi e film, ma non ho mai avuto i soldi per comprare una video camera. Ho provato a frequentare una scuola di cinema ma l'ho detestata, allora ho deciso di andare avanti lo stesso e realizzare un film. Il mio primo lungometraggio si intitola "Jack", l'ho fatto quando avevo 22 anni usando pupazzi e un set costituito da me e qualche amico occasionale. Avevo un budget di 500 dollari, veramente basso per 2 ore di film. In un mondo ideale il regista sarebbe il mio lavoro a tempo pieno, ma non viviamo in un mondo ideale."
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Come è nata l'idea per il tuo recente film "The Doctor"?
"La storia di "The Doctor" ha avuto inizio con l'annotazione romanzata di un giornale: da qui è venuto fuori un personaggio, quindi un racconto e via dicendo. Dentro mi sento come se fossi un anziano eccentrico, sebbene io abbia quasi 30 anni... per cui forse il dottore sono io."
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Qual è il plot del film?
"Parlare di plot è esagerato, anche se ce n'è uno in "The Doctor". In sintesi uno psichiatra vedovo ha poca simpatia per i suoi pazienti, ha paranoie distopiche e alla fine viene spedito in un gulag in miniatura da una stirpe di pierrot massoni e fascisti. È una tragicommedia, ma per lo più dovrebbe essere assimilata soggettivamente e in una maniera non-logica. Dormire con il film che va in loop... farlo vedere ai bambini... aggiungervi una personale colonna sonora... guardarlo al contrario..."
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Douglas Pearce ha collaborato al tuo film: qual è il suo ruolo e come si è sviluppata la vostra collaborazione?
"Io e Douglas abbiamo iniziato a parlare nel 2004 quando ho tentato di mettere in piedi un concerto dei Death In June a Boston e, quando ho avuto bisogno di un narratore che avesse un autoritario accento inglese, mi è venuto in mente proprio lui. E il risultato ha superato le più rosee aspettative. Mi aspettavo che la sua narrazione fosse più seria di come in realtà è stata (Douglas non ha registrato le sue parti vocali con me, ma ai Big Sound Studios in Australia), ma dopo che ha visto "Jack" ha intonato a caso voci nevrotiche e strane che hanno fatto prendere a "The Doctor" una determinata piega. La relativa colonna sonora è stata la ciliegina sulla torta: uno strano debutto per me e la mia orchestra culminato con una curiosa sessione fotografica, quando con Douglas e John Murphy, ospiti nella mia casa a Salem nel Massachusetts, ci siamo avventurati in una palude insieme a Dandy Lion. È stato un magico incontro di menti che non sarà mai più replicato."
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Credi che realizzare un film sia più difficile che fare un album? Di certo dovrebbe essere più costoso...
"Fare degli album è più facile che fare dei film. Se tempo e soldi fossero illimitati probabilmente realizzerei molti album in un anno. Ma per me un film richiede una dedizione ossessiva per tutto un anno o più, molti soldi investiti di tasca mia (dato che ho un mio studio e mi autofinanzio), sudore e lavoro duro. Ciò significa fare affidamento sugli attori e avere un'equipe senza pagamenti o permessi. È un lavoro fatto col cuore. Ma è il lavoro che voglio fare. Il mio prossimo film sarà ambientato ai tropici, le riprese inizieranno nell'autunno del 2010, o almeno così spero. Sarà una produzione con meno musica, ma forse verrà fuori un capolavoro."
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Uno dei tuoi collaboratori è il talentuoso David E. Williams. Pensi che il suo stile abbia influenzato un minimo la tua musica? A volte sembrano esserci analogie anche a livello di liriche...
"Certamente mi ha influenzato. Per me lui è alla pari di gente come Bob Dylan o Leonard Cohen. Ha una classe propria. Sarebbe giusto che il suo talento fosse più apprezzato, invece di essere relegato a soffrire le ignominie della musica indipendente. Penso che lui rappresenti il meglio di questo settore. E stando a quella che è la musica moderna, io sono influenzato unicamente da amici come David. Cerchiamo di fare insieme la maggior parte dei concerti e suonare uno sul set dell'altro, tanto che la vita dei nostri due progetti tende un po' a confondersi. Aver partecipato al suo disco "Every Missing Duck Is A Duck Missed" è per me un vero onore di cui posso fregiarmi."
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Hai realizzato anche un videoclip per il brano "Summer Wasn't Made For You And Me" di Williams, una delle canzoni più tristi incluse nel suo ultimo album...
"Il video per "Summer Wasn't Made For You And Me" è stato un momento divertente. Io, David e lo scrittore Jim Knipfel avevamo deciso di incontrarci a Manhattan e prendere il treno per Coney Island al fine di realizzare un video. Non avevamo ancora deciso per quale canzone farlo, ma visto che in quel luogo stava iniziando una piccola tormenta era evidente che la provvidenza ci stava dando consiglio. Il video è venuto da sé ed è un perfetto accompagnamento per il brano. Quando David lo suona dal vivo ha spesso con sé una ragazza che lancia neve di carta sul pubblico."
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Tutti i tuoi lavori, eccetto "Vanity Is A Sin!", sono stati pubblicati dalla Disques De Lapin/Eskimo Films. È la tua label personale? Puoi dirci qualcosa riguardo i progetti futuri dell'etichetta?
"In realtà la Soleilmoon ha stampato la colonna sonora di "The Doctor" e adesso distribuisce i miei dischi... ma per lo più è la Disques De Lapin ad occuparsi della produzione. Certo che è la mia etichetta... un posto per me e per i miei amici dove poter fare ciò che ci piace. So che con il mio pubblico di nicchia sarei, nel migliore dei casi, in balia di qualche etichetta che, nella peggiore delle ipotesi, venderebbe i miei album... i miei figli!... ai capricci dei discografici, cosa a cui non sono affatto interessato. Con la mia label posso dare a me stesso l'attenzione assoluta di cui ho bisogno e proteggere i miei amici dalla deplorevole realtà della morente industria discografica. Per le produzioni ci piace realizzare confezioni fatte a mano, compilation a tema, mp3 scaricabili gratuitamente, edizioni limitate... insomma, prodotti che rendono gli album divertenti, personali e fuori dal comune. A parte "Très Pathetique", per il nuovo anno uscirà un album di Les Paradisiers intitolato "Bazaar Creatures" che io e Demian abbiamo registrato questa estate a Boston. Gli Universes (nuova band di Dustin dei Dustmuffin & The Aluminium Cans) dovrebbero registrare un nuovo disco completamente dal vivo, intitolato "Animal Psychic". Ci sarà anche un divertente tributo della Disques De Lapin ai Monkees. E probabilmente qualche altra ulteriore produzione."
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Come detto "Vanity Is A Sin!" è stato prodotto dall'italiana Punch Records di Tairy Ceron. Perché hai scelto questa etichetta?
"Tairy mi ha contattato nel 2006 dopo aver visto "The Doctor" e mi ha invitato a suonare al Punch Records Festival di Lipsia: è stata un'esperienza divertente. Quando in seguito Tairy si è offerto di pubblicare il mio nuovo album, mi è sembrato il momento giusto per realizzare un'unica pubblicazione su una label diversa. Mi piace gestire le cose per conto mio, ma come Ruth Gordon ci spiega in "Harold e Maude"... la coerenza non è una caratteristica dell'animo umano."
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Riguardo l'imminente futuro vorrei chiederti delle anticipazioni sul tuo prossimo album "Très Pathetique"... chi è il vecchio che appare con te in copertina?
"Vecchio??? È questione di opinioni! L'uomo che cullo in copertina è Needles Jones. A Philadelphia è una vera e propria leggenda, e mi è stato presentato da David E. Williams e Jerome Deppe (mio collaboratore e ritrattista). Needles ha fatto molte esibizioni come drag-queen, compresi tributi a Nico e una sorta di spettacolo di cabaret. È sia un gentiluomo che una signora (purtroppo in Italia non è così celebre come a Philadelphia, nda). Come al solito Jerome ha fatto un'incredibile rappresentazione visiva di quel che è contenuto nell'album."
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Il tuo stile rimarrà invariato o dobbiamo aspettarci qualcosa di nuovo?
"L'album "Très Pathetique" è uno strano mix di brani dance francesi e cupe ballate di piano. È il mio album più malinconico, ma anche il più accessibile. È un'esperienza bipolare che è nata da un aspetto bipolare della mia vita."
"So che con il mio pubblico di nicchia sarei, nel migliore dei casi, in balia di qualche etichetta che, nella peggiore delle ipotesi, venderebbe i miei album ai capricci dei discografici, cosa a cui non sono affatto interessato. Con la mia label posso dare a me stesso l'attenzione assoluta di cui ho bisogno e proteggere i miei amici dalla deplorevole realtà della morente industria discografica..."
(Thomas Nöla)
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Come mai hai scelto il titolo "Très Pathetique"?
"L'album riguarda gli alti e bassi della comprensione. In inglese la parola 'patetico' può avere valori molteplici, di solito negativi... come in "quanto sei patetico!", ma al tempo stesso un argomento che stimola le emozioni è detto 'patetico' con accezione positiva. È una parola strana. Una volta un amico ha raccontato un suo sfortunato avvenimento e un altro amico ha risposto "très pathetique!". È un termine che può risultare simpatico ma può anche suonare come un insulto. La frase in francese mi ha colpito, in quanto include sia la valenza positiva che quella negativa. Ma io conosco poco il francese e l'uso che ho fatto di questa parola serve solo ad aumentare l'enfasi delle cose... in definitiva è questo il mio lavoro."
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Ultima domanda: quando vedremo un concerto di Thomas Nöla in Italia?
"Purtroppo non scommetterei su questa ipotesi. Quando vivevo ancora in Irlanda ho tentato di organizzare un concerto in Italia, ma non ho trovato promoter seri nonostante avessi avanzato delle richieste modeste. È un peccato perché amo l'Italia: Roma è la mia città europea preferita e avete anche gelati vegetariani! Ma sono ottimista e di solito riesco a fare le cose quando le probabilità di riuscita non mi sono favorevoli. Dunque terrò le dita incrociate per quanto riguarda il vostro delizioso paese. Se qualche italiano sta leggendo questa intervista, mi faccia un proposta che non potrei rifiutare ed io approderò sul vostro dorato litorale prima che voi abbiate il tempo di dire "Me Ne Frego!"..."
http://www.myspace.com/etsonorchestre
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