11-02-2008
NUCLEUS TORN
"Knell"
(Prophecy/Audioglobe)
Time: (56:04)
Rating : 7.5
Gli eclettici ed enigmatici folk metallers Nucleus Torn cavalcano l'onda del meritato successo ottenuto durante lo scorso anno grazie alla pubblicazione del debut album "Nihil" (del quale abbiamo già ampiamente discusso nel nostro magazine) e, proprio in questi giorni, danno alla luce per l'attenta Prophecy l'atteso follow-up, intitolato "Knell" e tipicamente composto da 'soli' cinque brani, tutti contraddistinti da una durata mediamente lunga e sprovvisti dei canonici titoli (si è optato in questo caso per l'assegnazione del corrispettivo numero romano ad ogni singola traccia). Senza snaturare troppo la propria proposta, né tanto meno uscendosene con un disco destinato a sovvertire le sorti del genere, il seven-piece elvetico (al quale fa capo il 'tuttofare' Fredy Schnyder) ha composto questa nuova colonna sonora (tolti i connotati prettamente metal, il disco avrebbe tutte le carte in regola per accompagnare un film horror 'con gli attributi'), ancor più cupa e desolata della precedente (e per questo ancor meno facile da assimilare), per un ipotetico viaggio attraverso le emozioni più fosche e negative che albergano nell'essere umano, metaforicamente traslate in un artwork imperscrutabile e minimale, diventato ormai una costante nei lavori della band. Ascoltare "Knell" equivale in qualche modo a leggere uno dei romanzi di Ann Radcliffe, immersi in una gotica e morbosa oscurità e caratterizzati da una shockante imprevedibilità: tra lugubri e desolanti scorci di musica da camera, improvvisi ed innumerevoli cambi di tempo, ipnotiche trame chitarristiche, soavi canti femminei dal mesto sapore folk ed algide litanie maschili (va tuttavia segnalato che le vocals di Patrick Schaad non sono ancora esenti da piccole sbavature nell'intonazione e nella modulazione dei suoni), percepiamo un disarmante e perpetuo senso di solitudine, proprio quello del quale la band è sempre stata foriera e che, quasi sicuramente, appagherà tutti gli animi inquieti all'ascolto. Contemporaneamente e con lo stesso peso si fanno sentire la mancanza di precise coordinate stilistiche ed il minutaggio talvolta eccessivo di alcuni brani: per questo motivo l'album richiederà un ascolto tutt'altro che disimpegnato da parte di coloro che non sono avvezzi a queste sonorità. "Knell" non è certo un disco essenziale (il terzo album ci svelerà, a conti fatti, l'effettivo valore della band di Schnyder), ma configura un'esperienza da provare almeno una volta, assolutamente consigliata a tutti gli amanti dell'imprevedibilità e dell'oscurità più morbosa trasposta in musica.
Marco Belafatti