01-11-2024
THANATEROS
"Tranceforming"
(Echozone)
Time: CD (51:29)
Rating : 6
Due anni e mezzo dopo il discreto "On Fragile Wings", la navigata band tedesca guidata dal frontman Ben Richter (EverEve, Vermilion Fields...) torna con la settima fatica sulla lunga distanza, ancora una volta sotto l'egida della Echozone. La strada non devia da quella del precedente opus, con quel sound folkish vagamente goticheggiante che suona oggi molto meno goth e ancor più metal di prima (vocalità inclusa), segno di come al quartetto interessi sostanzialmente di più un solido impatto metallico rispetto alle possibilità che potrebbero aprirsi con un minimo di coraggio in più. Non è certo la professionalità che manca ad una formazione così collaudata, per di più supportata sia in fase di produzione che per le parti di batteria da un altro esperto e veterano della scena come Simon Rippin, ma alla resa dei conti il violino di Christof Uhlmann resta un orpello dal retrogusto celtico poche volte realmente indispensabile ("The Banshees Of Kealkil", miglior song del lotto, elevata dalla prova vocale dell'ospite Johanna Krins), così come poco incidono certe finiture che non possono considerarsi reali varianti, specie se precludono a refrain a totale trazione metal. Oltre alla già citata "The Banshees Of Kealkil", si distinguono dal resto giusto "Shapeshifter", che prova ad echeggiare i Fields Of The Nephilim di "Mourning Sun", e la più lenta, melodica e passionale "I Hold You", laddove la ballad finale "By The Wind" è l'emblema di come troppo spesso le soluzioni impiegate risultino eccessivamente stucchevoli, specie all'altezza di refrain che paiono studiati appositamente per la dimensione live. A tratti troppo artefatti, i Thanateros sembrano aver preferito l'impatto in vista dei futuri concerti, restando ben dentro la propria comfort zone, strizzando l'occhio al pubblico folk metal e sprecando di fatto l'ennesima opportunità di trovare nuovi sbocchi creativi. Solo la suddetta professionalità e i pochi bei momenti in scaletta valgono una risicata sufficienza ad un lavoro che, a parte la confezione ineccepibile, ha ben poche frecce al proprio arco.
Roberto Alessandro Filippozzi