31-05-2022
ASKARA
"Lights Of Night"
(Fastball Music)
Time: CD (52:14)
Rating : 7
Gli Askara nascono a Basilea una decade fa, esordendo quattro anni dopo con l'autoprodotto "Horizon Of Hope", per poi svanire da sotto i riflettori e ritentare il colpo con questo follow-up, freschi di contratto con la tedesca Fastball Music. Bisogna ammettere, a mo' di preambolo, che ormai ogni volta che ci si avvicina a una nuova proposta cosiddetta gothic metal, ci si ritrova a non fare altro che pregare per il prodotto che si sta per ascoltare. Il gothic metal ha subito, come ogni altri sottogenere metal/rock, variazioni, influenze esterne, evoluzioni, ma in fin dei conti per chiunque lo apprezzi, almeno negli ultimi quindici anni la delusione è sempre rimasta dietro l'angolo. Questo a causa di un mercato inflazionato e nuove proposte molto spesso mediocri, mai in grado di ricreare i fasti di Paradise Lost e Theatre Of Tragedy, ricadendo in puerilità symphonic metal o addirittura alternative metal/rock, che hanno in gran parte contribuito ad azzoppare il genere (il successo di Nightwish, Within Temptation e Lacuna Coil è sì apprezzato, ma è impossibile non rimpiangere il sound primevo, e più vero, di un "Draconian Times"). Gli svizzeri Askara, però, almeno infrangono per una volta il pregiudizio. "Lights Of Night" è un disco ben prodotto, ben scritto e molto avvincente, non particolarmente brillante in originalità, ma che riesce a colmare questa mancanza con una buona preparazione tecnica ed emozioni comunque intense (da segnalare "To Ailsa Rock", davvero emozionante). I quattro musicisti sono ben amalgamati, i brani scivolano con grazia, e già a metà lavoro si respira quell'aria death/doom-gothic melodica che incantò negli anni '90. I gorgheggi e i pianismi della preparatissima Myriam non lasciano indifferenti ("Hibernation" può benissimo competere con gli ultimi e stanchi Nightwish), alternati al growl lugubre del bassista Elia, autore già di una possente sezione ritmica col batterista Emanuel Strebel, conditi infine dalla chitarra mai banale e monotona dell'axeman Benj, quasi progressive metal a tratti, piuttosto che perduta in riffetti banali e radiofonici. Nulla di nuovo sotto il sole, per carità, ma gli Askara sarebbero in grado di compiere molto in fretta passi da gigante, puntando su una tecnica e inventiva convincenti, riuscendo presto a liberarsi dell'acerbità tipica delle giovani band. Il nostro voto vuole comunque essere l'invito a dedicargli un ascolto che potrà risultare edificante.
Max Firinu