17-03-2013
MORLOCKS
"The Outlaw Of Fives"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (58:55)
Rating : 5
Da non confondere con un'omonima garage band americana attiva negli anni '80, questo quartetto svedese (ma pare che il numero dei componenti cambi costantemente) capitanato dal cantante e compositore Johann Strauss è all'attivo sulle scene già dall'ormai lontano 2001, quando pubblicò per la conterranea Nangijala Records il debutto "...For Your Pleasure?". La blasonata Echozone sembra aver messo gli occhi su questa bolsa band dal monicker fantascientifico (i 'morlocchi' sono una delle due razze in cui si è divisa l'umanità ne "La Macchina Del Tempo" di H.G. Wells) e, a un anno di distanza dalla sua pubblicazione sotto Non Aligned Media, ristampa il secondo lavoro del gruppo, "The Outlaw Of Fives", scommettendo parecchio, vista la distanza di almeno un decennio dal primo disco. Non si sa esattamente cosa abbiano fatto i Morlocks in questa decade (salvo che per un singolo nel 2003), ma pare che la loro proposta musicale non sia variata molto. Il loro rock elettronico si è incrostato di industrial statunitense e questo "The Outlaw Of Fives" pare un'ingenua fotocopia di artisti del calibro di Rob Zombie e Marilyn Manson, venati di goth, ruvidi e scialbi. L'intenzione della band è forse quella di contribuire alla riscoperta dell'industrial storico del Nuovo Continente, ben rappresentato per decenni da KMFDM, Sister Machine Gun, Prong e innumerevoli altri act, ma i risultati sono ben lontani dalla riuscita. Il fatto è che di fronte a canzoni come "Non-Trigger Man" (che è il succitato singolo del 2003) o l'imbarazzante opener "Midnight Report" si resta un po' sconcertati dalla carenza di idee e da una certa immodestia, perché Strauss e soci vogliono addirittura mostrare lati sperimentali e sinfonici (le due parti di "The Grand Dividing Theory"), nonché metallici ("Happy Day In Zombietown", dove però si ritrova tutt'altro che gli ultimi Killing Joke) e dark-rock (la sisteriana "Whistling In The Dark"). La composizioni sono scontate e i testi rasentano il ridicolo. Un prodotto discutibile, su cui meglio non sprecare troppo tempo, ben diverso dal canovaccio di presentazione che la biografia firmata Echozone presentava. Si parlava di un industrial progressivo, fondato sulle fondamenta dei Cabaret Voltaire o di My Bloody Valentine: niente di più fuorviante, e la label tedesca non è nuova in certe spiacevoli mosse commerciali. Doppiamente fastidioso.
Max Firinu
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