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Room 106

17-02-2013

GATES OF DAWN

"Sepia"

Cover GATES OF DAWN

(Echozone/Masterpiece)

Time: (59:32)

Rating : 6.5

Terza uscita per i Gates Of Dawn, che combacia con la nostra terza recensione pubblicata sul settetto tedesco. La band originaria di Hanau nasce un lustro fa e debutta nel 2009 con "Parasite", in parte autoprodotto, per poi approdare alla blasonata Echozone col seguente "Lucid Dreaming". "Sepia" rappresenta la seconda collaborazione con l'etichetta tedesca, nonché forse l'ultimo transito verso la forma definitiva che il gruppo capitanato da Matthias Abel ha voluto forgiare fin dal disco di debutto. Fin dall'album "Parasite" abbiamo riconosciuto in loro una modesta band influenzata dal gothic-metal più melodico, sorretto da intrecci vocali maschili e femminili, inserti elettronici e una struttura dark-rock. Se il primo disco riusciva a strappare un applauso di incoraggiamento, purtroppo col follow-up "Lucid Dreaming" si è avuta l'impressione che la band non riuscisse a sviluppare appieno le proprie formule musicali, nonostante un notevole progresso in fase produttiva, forte del supporto della Echozone. Questo terzo "Sepia" non è sufficiente a scacciare le ombre del precedente capitolo, nonostante qualche piacevole episodio, però bisogna ammettere che i Gates Of Dawn ce la mettono davvero tutta per colmare le loro lacune, pur con qualche abbaglio. "Sepia" è ancora una volta un lavoro molto lungo e la cosa non giova alle canzoni della band, che troppo spesso difettano di carisma. Nell'opener "Serpent" ritroviamo il gruppo proprio dove l'avevamo lasciato, tra partiture sinfoniche di tastiera, sposalizi vocali (la controparte di Abel è Martina Lenz) e pennate elettriche. Non è da meno la seguente "Ferocity", dove c'è un apertura all'elettronica e alle vocals baritonali tipiche dei Sisters Of Mercy. "The Silence Makes You Scream" recupera la ruvidità metal, con protagonista la bella voce di Martina. In "A Mirror Shattered", dove Martina quasi cita Cristina Scabbia, è inevitabile ritrovare i Lacuna Coil, mentre risultano molto piacevoli altri episodi come "The City Awakes" (un gothic metal di vecchia scuola) e l'armoniosa "Isolated", affidata nel finale a un delicato assolo di violino. I Gates Of Dawn non sono quella realtà in grado di portare linfa vitale all'inflazionato mercato gothic-rock/metal, ma neanche meriterebbero una crudele stroncatura solo a causa di un'eccessiva omogeneità riscontrabile in tutta la loro carriera. Spetterà al prossimo disco dimostrare definitivamente il loro potenziale, e decidere tramite esso se riusciranno mai a sfornare un caposaldo del genere o se si limiteranno a cadere nella maledizione della mediocrità, come troppi altri artisti del genere.

Max Firinu

 

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