13-01-2013
FEUERSEELE
"Erntezeit"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (37:54)
Rating : 5
Brutto debutto per questo quintetto tedesco che gode della promozione della conterranea Echozone. La proposta musicale non va oltre il classico e scontato crossover tra il folk-metal e il medieval rock, impostato su strumenti a fiati, chitarre ruvide e ritmica metallara. La scena di appartenenza è quella forgiata da In Extremo e colleghi più o meno illustri, molto apprezzata in Germania, dove queste sonorità hanno raggiunto un clamoroso successo commerciale, persino esagerato. Qui da noi il genere non ha mai attecchito, forse a causa di quel campanilismo di cui soffre, legato al cantato tedesco, all'oltranzismo estetico e a quell'organicità che proprio gli europei del sud non riescono pienamente a cogliere e digerire. I Feuerseele vanno aggiunti a tutti quei gruppi-clone che nel nostro territorio passano inosservati. "Erntezeit" non ha davvero nulla per cui esaltarsi. La cosiddetta 'hit' da lanciare come singolo "Kein Sonnenstrahl" è davvero parossistica, come le successive "Mutter", che sembra abbia impazzato in patria in sede live, o "Hetzjagd". E quando le chitarre si fanno più seducenti o la sezione ritmica tenta di richiamare l'attenzione ("Tango" e "Krieg Der Blicke"), è la produzione a non rendere giustizia. Un dischetto che passa inosservato, lontano dai fasti dello stile, che magari più di un decennio fa poteva incantare gli amanti delle sonorità teutoniche. Qui, però, si scade volentieri nel cattivo gusto, ed è difficile non premere stop. Si può avvertire la passione dei cinque, ma non è sufficiente se l'album non offre alcun spunto per il futuro di un genere che ha già detto tutto. Dopo la solidità degli In Extremo (che hanno meritato il successo), le tinte rammsteiniane dei Subway To Sally e le influenze electro dei Saltatio Mortis, è impossibile trovare nei Feuerseele qualche spunto originale che possa attirare l'attenzione di un ascoltatore medio non germanico. Neanche per i più fanatici, che ormai seguono solo più le tre band sopraccitate.
Max Firinu