23-02-2009
FLOWING TEARS
"Thy Kingdom Gone"
(Ascendance/Audioglobe)
Time: (54:32)
Rating : 8.5
Di questi tempi non è affatto facile pubblicare un disco di puro e tradizionale gothic metal pensando di fare ancora breccia nel cuore dell'ascoltatore medio, soprattutto quando si tratta di gruppi ancora sconosciuti o alle prime armi. Molti dei nomi reduci dalla prima ondata di successo del genere (a partire dalla metà degli anni '90, tanto per capirci) rappresentano invece una garanzia quasi assoluta all'interno del ricco e sfaccettato panorama gotico, dato che difficilmente sbagliano un colpo ed i loro lavori sanno costantemente porsi al di sopra della media: la storia dei Flowing Tears, veterani di queste sonorità, è infatti analoga a quella di tante altre 'vecchie' band del settore. Dapprima votata ad un classico doom metal di scuola inglese (nonché conosciuta con un altro moniker: Flowing Tears & Withered Flowers), la formazione capitanata da Benjamin Buss riesce ad entrare nella scuderia di quella che un tempo era la prestigiosa Century Media (sotto la sua ala, in passato, hanno visto la luce alcuni tra i più grandi capolavori metal), esibendo coi propri dischi un elegante connubio di sonorità metalliche ed inflessioni atmosferiche, sulla scia dei primi The Gathering e dei Tiamat di "Wildhoney", ma con una onesta dose di personalità data dall'incedere cupo, dannato e carnale delle loro canzoni. Dopo vari album, un cambio di monicker e di vocalist (Stefanie Duchêne viene rimpiazzata da Helen Vogt), la band giunge, in seguito alla pubblicazione del bistrattato "Razorbliss" (2004), al termine del contratto con la storica etichetta, rea di aver trascurato la promozione di tanti suoi artisti (tra cui gli stessi Flowing Tears, da sempre costretti a vivere nell'ombra dei ben più noti Lacuna Coil) per inseguire il successo in terra americana ed i facili incassi. Il quartetto tedesco decide allora di rimboccarsi le maniche, cercando una label che possa sostenere al meglio la propria attività; operazione che sembra finalmente essere andata a buon fine, dato che, dal giorno del fatidico incontro con la Ascendance Records (etichetta che ha aperto i battenti nel 2007, proprio con la pubblicazione del loro live semiacustico "Invanity"), la salute artistica dei Nostri appare decisamente migliorata. I Flowing Tears di oggi sono una band in gran spolvero, che continua per la propria strada munita del raziocinio di chi porta sulle proprie spalle anni ed anni d'esperienza, una formazione concreta, in grado di distinguersi dalla massa per le sue doti espressive e compositive non comuni, capace di guardare al futuro pur senza dimenticare quello che è stato il passato. Così come è accaduto pochissimi anni fa per illustri colleghi quali Katatonia e Madder Mortem (alfieri delle forme più oscure ed alternative del genere), giunge anche per i Nostri il tempo di pubblicare il lavoro della definitiva maturità artistica. "Thy Kingdom Gone" è il risultato di quattro anni di impegno e fatica, un lasso di tempo speso nel migliore dei modi, visto che quello che ci ritroviamo tra le mani è un full-length superbo, fregiato da un artwork di prima classe (ad opera di Seth Siro Anton), da una produzione ineccepibile e da un songwriting vivace che si rivela all'ascoltatore sotto diverse forme: un energico e fantasioso lavoro di chitarre ("Orchidfire", "Rain Of A Thousand Years"), un arrangiamento di tastiera dai toni dark totalmente imprevisto ("Kismet", "Miss Fortune"), sezioni acustiche e campionamenti vocali piazzati al punto giusto ("Pain Has Taken Over"), un ardito cammeo di growling vocals da parte della cantante Helen Vogt ("For My Enemies"), la cui ugola diventa con il passare degli anni sempre più oscura e sempre più intensa, alla faccia delle vocine dolci ed angelicate che oggi vanno tanto di moda... Tutto questo è "Thy Kingdom Gone": probabilmente si tratta dello stesso album che i fan del gruppo e molti habitué del genere stavano aspettando da diversi anni. Persino i detrattori, di fronte ad un simile trip emozionale, ad un amalgama di brani così concreto ed intrigante (segnaliamo tra l'altro la partecipazione di Vorph dei Samael e di Sascha Blach dei Despairation e Transit Poetry, entrambi in veste di guest vocalist), saranno costretti a ricredersi... Quando il gothic metal del nuovo millennio si esprime ai suoi massimi livelli, senza far rimpiangere i fasti di un tempo: ascoltare per credere!
Marco Belafatti
http://www.ascendancerecords.co.uk